Milinkovic stellare: illumina la Lazio e incanta la Serie A

ROMA – Ce l’ha solo la Lazio, tutto per lei. Il botto di mercato è sempre lo stesso, ogni anno che finisce il mercato, ogni volta che resta Milinkovic, soprattutto stavolta che le procedure erano in avviamento e che tutti pensavano di vederselo sfilare. L’EuroSergente, il più totale dei centrocampisti (è riduttivo) della serie A, è sempre più di fama internazionale e stellare, continua a occupare il suo posto d’onore a Roma. Il “taconazo” di Genova, dicitura che richiama uno storico colpo di tacco di Redondo datato 2000, è l’ultima genialata da contemplare. L’arte di Sergej si dispiega sempre più in tutte le sue abilità calcistiche e divine, in tutte le forme artistiche che si possono ammirare in campo. Al portafoglio non si comanda se hai in squadra uno come Sergio, ha fatto bene Lotito a resistere ad ogni tentazione in questi sette anni.

Milinkovic, assist da urlo!

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Milinkovic, assist da urlo!

La collezione

Gli “skills” di Milinkovic raccontano il dominio che esprime in campo. L’anno scorso aveva chiuso con 11 assist in campionato, è già a quota 3 in 4 partite. Unificando i due campionati (2021-22 e 2022- 23) la somma dei passaggi vincenti del Sergente sale a 14, in vetta c’è Muller del Bayern Monaco (20), seguono Messi (18), Mbappé (17), Salah (15), tanto per citare i primi. In Italia solo Berardi è riuscito a stare dietro Sarri e i tifosi si godono la sua permanenza a Roma a Sergej (14 assist anche per lui con il Sassuolo). Stando ai numeri di quest’anno, Milinkovic è primo in Italia nella classifica degli assistman. Insegue Neymar (6 assist) nello score dei 5 campionati d’élite europea. Si sta confermando anche lui fionda ideale per Immobile e soci. Per la prima volta, ecco la novità, Milinkovic ha servito tre assist nelle prime quattro presenze di A (l’anno scorso una rete e due assist, tre partecipazioni al gol).

Gli esempi

Fonde scuole, stili. La forza e la fantasia: “Guardo sempre Thiago del Liverpool. Alcuni movimenti del corpo li ho sviluppati grazie al futsal, sport che ho praticato da bambino. Io simile a Pogba? Da lui ho appreso tanto all’inizio quando sono arrivato in Italia ed era alla Juventus. È alto come me, ha tecnica e già faceva la differenza”, ha raccontato Sergej a maggio. Milinkovic è il fenomeno della Lazio, sublima i suoi valori e le sue ambizioni, le caratteristiche tecniche della squadra, le proiezioni delle sue annate. E’ sempre alla ricerca della perfezione, si rivede dopo ogni partita: “Se mi sento sottovalutato? Non penso a queste cose, quando finisco la partita se ho tempo la vedo di nuovo e poi decido se ho fatto bene o no, sono onesto con me stesso. Nei movimenti senza palla sono cresciuto molto in questi anni. Piano piano ho lavorato e quest’anno si possono vedere i risultati”, è un’altra pillola di un’intervista concessa a fine anno, la più introspettiva. Domina in ogni partita, Milinkovic. Salvo rare eccezioni. E quando vede sprecati i suoi colpi, il suo impegno, la rabbia monta in relazione alla portata delle prodezze, dovrebbero essere polizze sulle vittorie. A Genova, a caldo, dopo il gol di Gabbiadini è esploso in una reazione furente. Ha sbattuto le mani per terra, si è inginocchiato. Le pupille, inquadrate dalle telecamere, erano fari pungenti. Ieri mattina, sbollita l’amarezza, ha postato una frase su Instagram: “Dare il massimo sempre. Forza!”. Cantare le sue gesta e vederle rovinare è un insulto, un attentato al talento, non solo uno spreco.


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