Milinkovic senza il derby, Lotito si sfoga con Trentalange

ROMA – Lotito, senatore appena eletto e consigliere federale, in via Allegri si è appellato al quinto emendamento americano. «Milinkovic? Lasciamo perdere. Parliamo d’altro». Il tentativo, evidente e dichiarato, di non rispondere, tenendo basso il tiro delle polemiche. Prima di salire in macchina, però, ha chiesto dove fosse finito Alfredo Trentalange, lo ha visto a una quindicina di metri di distanza e lo ha raggiunto. Si era appena concluso il Consiglio Federale in cui la Figc ha approvato (anche con il suo voto) le licenze nazionali per il prossimo triennio. E’ presumibile che il presidente della Lazio abbia avvicinato il capo dell’Aia per spiegarsi, sfogarsi, capire e denunciare. Facciamo fatica a immaginare che abbiano parlato (anche) di altro.

Disparità

La Lazio si sente accerchiata e danneggiata. Va così dall’inizio del campionato, basterebbe controllare il rapporto tra falli commessi e cartellini sventolati, ma il caso legato a Milinkovic, oltre a far saltare i nervi alla squadra di Sarri, ha prodotto un danno clamoroso in vista del derby. Il centrocampista serbo, diffidato, verrà squalificato per un fallo non commesso, in realtà inventato o subito, e salterà la Roma. Inconcepibile per la Lazio, pronta sui social a evidenziare la disparità di trattamento subita all’Olimpico. Bradaric neppure ammonito per l’intervento con il piede a martello su Lazzari sulla linea laterale e sotto gli occhi di Mariani, il quarto uomo. Era quasi da espulsione. Pensate, un eventuale rosso avrebbe costretto la Salernitana a proseguire in 10 sullo 0-0. Il croato ex Lilla è stato graziato. Milinkovic no, ma non doveva essere salvato perché non era fallo. Ammonito per il contrasto con Bronn dopo essersi liberato della palla, toccando d’esterno destro. Era impossibile, sulla corsa, evitare l’impatto.

Champions

Manganiello si è difeso nello spogliatoio parlando di “step on foot”. Così ha risposto a Tare nella pancia dell’Olimpico. Riteneva che Milinkovic fosse quasi da rosso. Non ci sono stati discussioni burrascose nel sottopassaggio. La spiegazione al diesse della Lazio riguardava il regolamento, peraltro interpretato nel verso sbagliato dall’arbitro di Pinerolo (provincia di Torino), appena alla terza presenza stagionale nel campionato di Serie A. Sinora altre tre presenze in B. Designazione leggera? Può essere, anche se la partita con la Salernitana era da terza fascia e Rocchi non aveva tante alternative. La squadra di Sarri, però, occupava il terzo posto in classifica e in previsione del derby si poteva prevedere un’attenzione superiore. Le ammonizioni ai diffidati esistono e si danno, a patto che siano reali, non inventate, come in questo caso. A Formello tutti ricordano come volò via la qualificazione Champions nel 2018. Quest’anno la competizione per il quarto posto, con tante grandi in ritardo, sarà ancora più dura. Per lo “step on foot” mancavano i due requisiti fondamentali: l’intenzionalità di Milinkovic (toccando d’esterno e non con il piatto del piede non aveva altre possibilità di appoggio a terra) e un eccesso di vigoria. Il serbo era in possesso e in attacco, non in fase difensiva.

Solo Mau

«Mai vista una roba del genere in cinquant’anni di calcio. Se parlo mi squalificano per sei mesi» ha spiegato Sarri, rimasto solo o quasi nella notte dell’Olimpico. Ha parlato il tecnico per difendere la Lazio, non altri. Non il ds Tare, non Lotito (giustificato o meno dal ruolo istituzionale) e non un dirigente di supporto alla prima squadra, Peruzzi si è dimesso nell’estate 2021 senza essere sostituito. Certe dinamiche si ripetono negli anni. Il metodo della Lazio non è cambiato. Qualche domanda sarebbe meglio farsela.

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