Milik: “Juve? Sogno di giocare nei migliori club al mondo”

L’arrivo a Marsiglia

Da due mesi ormai a Marsiglia, l’attaccante racconta le sue prime impressioni in Francia: “Non vivo proprio a Marsiglia, ho trovato una casa nelle vicinanze. Ma ho vissuto due settimane in hotel in centro quando sono arrivato, mi sono fatto coinvolgere e mi è piaciuto molto. In questo momento è complicato, perché è tutto chiuso, non ci sono ristoranti, non ci sono posti dove uscire. Ma è un discorso che vale per tutti con questa pandemia. E sono venuto qui per giocare a calcio, non per fare il turista“. Il suo impatto è stato sicuramente positivo, con 4 gol in 7 partite: “È un buon inizio, ma non sono ancora al 100%. Non giocavo da diversi mesi, devo ancora conoscere i miei compagni e trovare gli automatismi. Ci sono stati parecchi problemi dal mio arrivo, come il cambio di allenatore. Ogni volta che cambiamo tattica, abbiamo nuove istruzioni. Spero che arriveremo dove vogliamo molto rapidamente“.

L’addio al Napoli

Milik ha poi cominciato a parlare dell’addio al Napoli: “Prima di venire qui sapevo che il Marsiglia fosse un grande club, con una ricca storia. Avevo giocato un’amichevole con il Napoli al Vélodrome (1-0 per gli azzurri, nell’agosto 2019, ndr) e qui ho anche giocato due volte durante Euro 2016. I tifosi sono fantastici, così come lo stadio. Stavo vivendo una situazione davvero difficile a Napoli, non ho più giocato per mesi. Non voglio entrare nei dettagli, ma è stata dura. Sono venuto a Marsiglia per giocare, per godermi il calcio, per stare bene. Penso anche all’Europeo. Voglio essere pronto“. Poi ha proseguito: “Il Marsiglia è un grande club, ma sì, sono in una situazione un po’ strana. L’estate scorsa il Napoli mi disse che se non avessi prolungato il contratto, sarei partito. Volevo mettermi alla prova altrove, volevo andarmene. Alla fine le cose non si sono sviluppate come avevo sperato, anche la pandemia non ha aiutato. A gennaio il Marsiglia è stato il club che mi ha voluto di più. Ho pensato che fosse una buona opzione per me venire qui a giocare. Non potevo aspettare fino alla prossima estate. Sì, sarei stato libero e forse avrei pouto scegliere un club più grande. Ma non giocare per un anno sarebbe stato troppo. Mi mancava il campo“.

La scelta di non rinnovare

Pur non volendo entrare troppo nello specifico, Milik ha comunque affrontato l’argomento dei suoi ultimi mesi a Napoli: “È molto difficile non essere in grado di fare ciò che ami, ti senti male. Ero molto frustrato, anche perché c’erano altri giocatori nella mia situazione che si sono rifiutati di prolungare e continuavano a giocare. Sono stato messo da parte, ma stavo cercando di concentrarmi sul resto. La squadra è sempre stata buona con me, anche lo staff. Ho ancora degli amici lì“. E ancora: “Tutto quello che vedo è che molti giocatori si trovano in questa situazione. Prendiamo uno dei club più grandi del mondo, il Bayern Monaco, dove Alaba si è rifiutato di prolungare. Gioca comunque e dà il 100%. Ma non ne voglio più parlare, voglio pensare al Marsiglia e non arrabbiarmi pensando al passato. Se in quel momento ero preoccupato per la mia carriera? No, ero sicuro di trovare un club. Ma non volevo più stare sul divano, volevo essere in campo. La mia decisione è stata di non aspettare l’estate per svincolarmi e andare dove volevo, ma di partire a gennaio per trovare un club dove poter giocare“.

La chiamata di Villas-Boas

Così Milik ha risposto alla chiamata di André Villas-Boas, sebbene due settimane dopo se ne sia andato: “Era una situazione un po’ folle. Ma ero così concentrato sul calcio, avevo una tale ossessione di tornare a giocare, che niente poteva farmi deviare dal mio obiettivo. Anche quando i tifosi sono entrati qui, questo non ha influenzato la mia concentrazione. Vengo dalla Polonia e negli anni 1990-2000 c’erano così tante storie simili di tifosi a cui siamo abituati. Quel giorno si è andati oltre: entrare nel centro sportivo e lanciare proiettili alle finestre è stato troppo. Ma capisco anche la loro frustrazione. A volte le persone amano così tanto il club che ne hanno voglia“. Il polacco ha proseguito: “Non sono qui da molto tempo. Ma penso che le infrastrutture qui sia magnifiche, da quello che ho visto finora, migliori rispetto all’Italia. E anche i prati sono molto buoni. In Italia con il sole e il caldo i terreni di gioco non sono molto buoni. Confrontare i campionati è difficile. L’Italia è più tattica, non ci sono spazi, a volte non hai nemmeno un metro quando ricevi palla. Qui ci sono più spazi, ma all’improvviso devi correre di più. È più fisico. Il livello, poi… Guardate il Psg, si è giocato una finale di Champions League, il Lione ha giocato una semifinale: quindi non si può dire che il livello non sia buono“. 

Obiettivi in Francia

E il suo obiettivo ora è fare come sempre più gol possibile: “Il grande attaccante è quello che segna, tutto qui. Non importa il gioco, non importa se hai due o dieci possibilità, devi segnare, sempre. Mi sento molto bene. Più gioco e più mi sento meglio. Le prime partite sono state fisicamente dure, poi ho alzato il ritmo e ora è più facile. Ho sempre creduto in me stesso. Ovviamente i gol mi aiutano a sentirmi meglio. Sento che la squadra crede in me e mi sento importante qui. Non sento la pressione sul “grande attaccante”, voglio mostrare quanto valgo e vedere dove ci sta portando. Sai, le aspettative sono ovunque quando sei un centravanti, non solo a Marsiglia. Devi segnare, sempre, e se non segni prendi le critiche. Era lo stesso a Napoli, e anche in Polonia quando avevo 17 anni. Finché segni, va tutto bene. A volte fai una brutta partita, ma se segni sono tutti contenti. A volte invece giochi bene, ti senti bene, il tuo tocco sulla palla è buono, tieni bene il pallone, ma non segni e ti viene detto che non sei abbastanza bravo“. 

Da Henry a Ronaldo

Infine Milik ha risposto così alla domanda su chi siano stati i suoi idoli: “Il mio primo idolo è stato Thierry Henry, nell’era dell’Arsenal. È uno dei più grandi marcatori della storia del calcio, ho adorato il suo stile, poi ho seguito Cristiano Ronaldo quando è arrivato a Manchester. Quando avevo 17-18 anni, ero più maturo, ho capito che volevo prendere il meglio dei migliori marcatori per progredire. Mi interessano tanti campioni, come LeBron James. Continua a giocare a un livello fenomenale a 36 anni e questo mi ispira molto. Come mangiare, cosa mangiare, come allenarsi, come prendersi cura del corpo, anche dell’aspetto mentale. La cosa più importante, secondo me, è continuare a voler migliorare a qualsiasi età. Quando ami questo gioco, vuoi essere migliore, vuoi crescere. Questi non sono sacrifici. È una scelta molto semplice quando si tratta del tuo sport”.

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