Giroud sbaglia un rigore in apertura, poi Reus trova il vantaggio dagli 11 metri. Pareggia Chukwueze ma nella ripresa arrivano i gol di Bynoe-Gittens e Adeyemi
28 novembre 2023 (modifica alle 23:16) – MILANO
Non è stato di ispirazione Sinner, e non lo è stato nemmeno Ibrahimovic, cuori rossoneri doc che hanno cercato di spingere un Milan caduto malamente nella partita che, secondo i piani, avrebbe dovuto lanciarlo verso Newcastle per compiere il cammino verso gli ottavi.
Sì, certo, c’è ancora l’aritmetica a cui aggrapparsi perché il Psg non ha vinto, ma ora il coefficiente di difficoltà schizza a fondo scala: il Diavolo, ultimo, oltre ad avere obbligo di vittoria in Inghilterra, deve anche sperare che il Borussia, da stasera già qualificato, vinca col Psg. Altre opzioni non sono ammesse. Insomma, la salita si fa decisamente ripida e il Milan, per quanto in una versione più apprezzabile rispetto alla Fiorentina, non si è minimamente avvicinato a quella vista col Psg. Era il faro guida indicato da Pioli in vigilia, ma la luce è rimasta sempre troppo fioca. E quando si è accesa, si è poi spenta troppo presto sotto gli occhi di Cardinale che ha visto ben poco di quel Milan europeo cercato e desiderato, ma quanto meno ha potuto portare avanti i colloqui con Ibra. Anche stavolta arrivano puntuali le dolenti note dall’infermeria: Thiaw fuori nella ripresa per un guaio muscolare che potrebbe essere piuttosto importante: in rosa oltre a Tomori in questo momento non ci sono altri centrali di ruolo. Diluvia sul bagnato. A fine gara la curva comunque conforta la squadra: “Siamo sempre con voi” e “Noi ci crediamo”. Non è poco, di questi tempi.
le scelte
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Pioli ha dovuto provare a cavarsela senza il suo bene di maggior lusso, Leao (ebbene sì, mister Terzic, Rafa in tribuna: il Milan sul portoghese non stava facendo pretattica di basso rango), ma ha ritrovato il ministro per gli affari europei Giroud, fresco di medaglia celebrativa per i 100 gettoni in rossonero. Accanto al francese, corsie esterne come sabato scorso: Chukwueze a destra, Pulisic a sinistra. Ma la grande novità è stata in mediana: di fianco a Reijnders (ri)ecco Adli, ultima da titolare oltre un mese fa e prima volta dall’inizio in una partita di coppa europea. Terzic davanti si è affidato ovviamente a Fullkrug, con Malen, Reus e la stellina Bynoe-Gittens. In mediana spazio a Sabitzer. I primi cinque minuti sono stati l’emblema di tutto il girone rossonero: il festival dello spreco. Un match che il Diavolo avrebbe potuto indirizzare pesantemente già all’alba, con due occasioni grandi così. Il primo rimpianto è su un cross rasoterra di Calabria, di quelli che chiedono soltanto una deviazione anche piccola, impercettibile. Basta un soffio, ma occorre arrivare col tempo giusto e Giroud ha letto lo sviluppo con mezzo secondo di ritardo. Il secondo rimpianto è il massimo nella scala delle disillusioni: Giroud – che serataccia – dal dischetto si è fatto ipnotizzare da Kobel. Calciando peraltro un sinistro morbido come un soufflé.
minimo sforzo
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Tutto questo nei primi cinque minuti. E siccome il calcio è perfido, quattro giri di lancetta più tardi le parti si sono ribaltate. Bynoe-Gittens è sgusciato via a Calabria, che l’ha steso. Altro rigore, e stavolta Reus ha fatto centro. Secchio d’acqua gelida su un Milan che, al netto degli errori, aveva approcciato con lo spirito e l’intensità giusti. Adeguati al tipo e all’importanza del match. Borussia avanti col minimo sforzo, anche perché i tedeschi non si sono mai davvero affannati – c’è una logica, vista la classifica più che confortevole – nel cercare di mettere alle corde il Diavolo, limitandosi per lo più a pungere in ripartenza. Il problema è che, quando succedeva, erano problemi molto seri. Spartito unico, peraltro: martellamento sempre e solo a sinistra, con Bynoe-Gittens e, in alternativa, Malen, che puntavano il povero Calabria, palesemente di un altro passo. Il resto viaggiava invece fra i piedi rossoneri, con Adli che ha cucito bene fra i reparti e un Milan abile a presentarsi a turno nell’ultimo quarto di campo sempre con giocatori differenti. Pulisic, Reijnders e Loftus-Cheek si sono alternati al limite dell’area tedesca, ma la menzione d’onore è andata a Chukwueze. Che, come aveva anticipato Pioli, ha agito spesso più dentro al campo e non solo da esterno puro. Un altro Samuel rispetto agli imbarazzi delle prove precedenti. Il rigore per esempio è stato merito suo ma, in generale, è stato lucido nelle scelte e svelto di gamba, come ha dimostrato sul gol (37’), fuggendo via tra Bensebaini e Bynoe-Gittens e infilando Kobel sul palo lontano. Un gol bellissimo, che ha tolto mesi di polvere e punti interrogativi. Il problema è che il nigeriano ha esaurito il carburante dopo un tempo.
tributo
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Il Milan ha ripreso colorito e coraggio, e ha iniziato la ripresa cercando il vantaggio. Dopo quattro minuti i gialli devono ringraziare la schiena di Ryerson sulla sforbiciata di Pulisic: un salvataggio che vale un gol. Le cose hanno iniziato a complicarsi parecchio quando l’infermeria ha reclamato, anche stavolta, il suo tributo. Vittima pesantissima: Thiaw, ovvero uno dei due soli centrali disponibili. E così accanto a Tomori Pioli è stato costretto a metterci Krunic. Parlare di adattamento è eufemistico. Cinque minuti dopo i tedeschi sono passati di nuovo. Azione in orizzontale passata dai piedi di Fullkrug e Sabitzer per Bynoe-Gittens, che ha concluso di prima nell’angolino. Match andato definitivamente in archivio a una ventina di minuti dalla fine con il destro vincente di Adeyemi e un Milan scopertissimo. Su San Siro a quel punto è calata la rassegnazione, e non solo fra i tifosi. Il Diavolo si è spento come una batteria esausta, nel finale Jovic ha preso un palo di testa, Fullkrug la traversa, ma la partita in realtà era già terminata prima.
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