Milan, sorridi: Ibra torna e ritrova il suo “clan” al top

Durante l’assenza di Zlatan, Calhanoglu, Kessie, Hernandez e Leao sono stati decisivi. E col rientro dello svedese l’asticella rossonera si alza

Zlatan Ibrahimovic sta tornando, finalmente. La sua assenza ha messo alla prova il Milan, ha costretto Stefano Pioli a trovare soluzioni offensive alternative e ha alzato l’asticella di questo inizio di stagione rossonero.

Gli ultimi due tamponi dello svedese, però, sono risultati ieri negativi e il leader della squadra può finalmente uscire dalla quarantena per tornare a essere il comandante in campo di cui i suoi compagni hanno bisogno. Ibra ritroverà una squadra che sa solo vincere, esattamente come lui l’aveva lasciata: due successi vissuti in campo (Shamrock Rovers e Bologna) e quattro visti dai box, due in Europa League e due in Serie A. In sua assenza, la squadra si è poggiata sul suo “clan”, ovvero i giocatori che finora hanno più legato con lo svedese. E che adesso non vedono l’ora di tornare a dividere il campo con lui.

Fiducia

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Sono in sostanza Hakan Calhanoglu, Rafael Leao, Theo Hernandez e Franck Kessie. A parte il giovane portoghese, sono tutti giocatori insostituibili nella scacchiera di Pioli, nella scorsa stagione come in quella attuale. Se Ibrahimovic si è imposto il ruolo di trascinatore della squadra, loro hanno impersonato alla perfezione quello di “adepti”: si sono fatti trascinare dal condottiero, hanno assorbito la sua carica, la sua determinazione e le sue ambizioni. E hanno così contribuito in modo concreto alla cavalcata post-lockdown che ha salvato la panchina di Pioli dalle mire di Rangnick. In questi quattro match nei quali il gigante di Malmöe è stato indisponibile a causa del virus, ognuno di loro ha inciso nel raggiungimento degli obiettivi prefissati: la qualificazione in Europa League – con più di qualche brivido – e il primo posto a punteggio pieno in campionato, sfruttando alla perfezione un calendario inizialmente accomodante.

fattori

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Gol e personalità, il mix di ingredienti su cui si è basato Pioli per dimenticarsi per 90 minuti alla volta – più supplementari e rigori – dell’assenza del campione. L’allenatore ha reinventato la squadra più volte e ha chiamato all’appello il “clan” di Ibra, il gruppo di giocatori che poteva meglio di tutti trasferire al resto della squadra il magico influsso di Zlatan, quello di cui loro stessi hanno beneficiato a inizio 2020. Calhanoglu ha completato un incredibile percorso di maturazione, quasi irriconoscibile – in positivo – rispetto a quello compassato e anemico di un anno fa. Così ha potuto vestire le scomode veci di leader della squadra in sostituzione momentanea del grande capo, prendendosi anche la palma di cannoniere rossonero di questo inizio di stagione, proprio in coabitazione con il suo maestro: aveva segnato l’unico gol “extra-Ibra” con Zlatan in campo, ne ha fatti altri due mentre lui guardava le partite da casa. Poi Kessie e Theo Hernandez, che vanno ben oltre le reti a Crotone e Spezia. Pioli fa una dannata fatica a immaginare una formazione titolare senza di loro e in risposta i due giocatori danno sprint e solidità a una rosa sempre diversa, chiamata a un abito differente per ogni occasione viste le assenze a macchia di leopardo. Infine Leao, il giocatore che a gennaio aveva esaltato gli animi dei tifosi lasciando intravedere una fortunata coppia d’attacco con la bellezza di diciotto anni di differenza tra i due componenti. Poi aveva però ceduto il terreno all’indiavolato Rebic, per tornare infine a battere i colpi dopo il lockdown. Quest’anno è partito dalla positività al Covid-19, per poi candidarsi a una maglia nonostante i nuovi giovani in cerca di un posto al sole. Contro lo Spezia, partito largo a sinistra, è esploso dopo l’intervallo con il cambio tattico di Pioli, che lo ha spostato come prima punta: in quella posizione – che tornerà ora di indiscussa proprietà di Ibra – ha finalmente mostrato una decisa cattiveria sottoporta che gli ha fruttato una rigenerante doppietta.

iz back

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Ora che il “capo clan” è tornato, arriva all’orizzonte uno degli incroci più importanti della stagione, quello per la supremazia cittadina di Milano contro l’Inter. La banda di Ibra ha dimostrato di aver appreso da Zlatan quello che lui le ha trasmesso in questi mesi, ma adesso serve lo svedese in prima persona per guidare l’assalto ai cugini con mire da scudetto. La rosa di Conte è in difficoltà numerica, ma non c’è pericolo che il “clan” si faccia cogliere da sentimenti di pietà. In campo non si fanno sconti, come non li ha fatti il Milan quando ha dovuto fare a meno della sua punta di diamante contro avversari che non vedevano l’ora di approfittare della sua assenza. Ibra è tornato, tutti avvisati.

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