Milan, siamo alla decima rimonta. Theo, non c’è solo la fase offensiva…

Del pari con la Samp resta di buono lo spirito con cui i rossoneri hanno rimesso in piedi l’ennesima partita. Hernandez, l’Alta Velocità non è tutto: le amnesie difensive iniziano a essere un po’ troppe

C’è una costante che trasmette molta inquietudine, al di là del risultato, quando il Milan non vince: quasi sempre gli avversari giocano partite, o buone parti di esse, in modo meraviglioso. Lilla, Atalanta, Spezia, il primo tempo della Samp ieri. Sono solo alcuni esempi. Non può essere casuale e significa evidentemente che quando il Diavolo sbaglia gara, lo fa in maniera talmente clamorosa da nobilitare al massimo le qualità altrui. Del pareggio con la Sampdoria non c’è granché da salvare, perché sono stati persi per strada due punti fondamentali nella corsa Champions e perché è stato cancellato tutto ciò che di buono era stato esibito a Firenze, prima di una sosta che ha fatto molto più male che bene. Chi è stato ampiamente utilizzato in nazionale – su tutti Ibra e Calhanoglu – è stato la versione opacizzata di se stesso, chi è stato risparmiato – Hauge, Kalulu – ha dimostrato brillantezza. Logico, certo. Meno logico, forse, che a pagare pegno sia stato uno come Hernandez, fra i pochi rimasti a lavorare a Milanello. Lui è senza dubbio uno degli aspetti negativi di giornata, mentre per quello positivo…

Il rosso…

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Sì, c’è anche quello positivo. Perché non tutto è stato da buttare. Il Milan s’è svegliato tardi, anzi tardissimo (basta pensare che il primo tiro nello specchio è arrivato al minuto numero 82). Ma bisogna riconoscere che quando succede, il più delle volte porta buoni frutti. È uno dei grandi pregi portati da Pioli rispetto al passato: crederci fino alla fine, invece di farsi trascinare dall’inerzia negativa del match. Provarci anche quando non sembrano esserci spiragli. Quando il cronometro sembra una condanna senza appello. Con la Samp il Milan ha riacciuffato la partita a tre minuti dal novantesimo e ha rischiato persino di vincerla – immeritatamente – nel recupero se quel tiro di Kessie deviato da Bereszynski fosse terminato dieci centimetri più a destra invece di picchiare sul palo. La statistica dice che quella di ieri è stata la decima rimonta stagionale, ovvero sei in campionato e quattro in Europa League. Tre di queste sono arrivate persino dopo uno svantaggio di due reti (Celtic, Parma e Verona). Significa una mentalità che potrebbe fare la differenza nella volata per la Champions. A patto di non ridursi sempre a giocare con il coltello fra i denti soltanto l’ultimo quarto d’ora.

… e il nero

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Alla luce del primo tempo di tutta la squadra, per lo più orribile, l’errore di Hernandez che ha armato il destro di Quagliarella è la sintesi perfetta delle nefandezze rossonere. Nei primi 45 il Diavolo ha infilato una serie impressionante di appoggi sbagliati in uscita, quando provava a ripartire o anche solo a impostare. La follia di Theo è stata, per così dire, la ciliegina. Un passaggio svagato, superficiale, privo di quella concentrazione che in un momento della stagione decisivo non può mancare nemmeno nelle situazioni più elementari. A fine gara il francese ha scritto sui social: “Impara dagli errori e continua a lavorare per migliorare giorno dopo giorno”. Giusto. Maturo. Diciamo che Theo – ma non è certo una novità – dovrebbe applicarsi un po’ di più in fase difensiva. Perché pur essendo un’arma in più fantastica in fase offensiva (5 gol e 4 assist in questa stagione, 7 gol e un assist la scorsa), resta pur sempre un terzino. E, senza arrivare a errori marchiani come quello di ieri, ci sono state altre amnesie importanti lungo l’annata. Contro la Juve, per esempio, è stato travolto da Chiesa, ed è uscito male anche dal primo gol dello Spezia nel tracollo generale del Picco, così come dal gol del Bologna al Dall’Ara. Intanto lui attende sempre la telefonata di Deschamps, che a 23 anni è sacrosanto aspettare. Arriverà, prima o poi. Ma per fare in modo che sia “prima” e non “poi”, occorre mettere a posto alcuni aspetti in chiave difensiva.

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