Milan, i tuoi baby prova a tenerteli. Tutti. Siete d’accordo? Minoliti risponde ai lettori

Dai prestiti (Diaz, Dalot, Tomori) a chi è già di proprietà (Kalulu, Hauge, Leao, Maldini, Gabbia), in vista della Champions i giovani andrebbero trattenuti. Per imparare ancora da Ibra e Kjaer

Prosegue “Zona mista rossonera”, un appuntamento dedicato ai tifosi del Milan. Un modo per confrontarsi sui temi di attualità della squadra, per commentare i risultati e le strategie societarie. Ogni volta potrete commentare l’articolo e offrire nuovi spunti di riflessione. Nino Minoliti, giornalista della Gazzetta e curatore di questa rubrica, interverrà nel dibattito.

La vittoria di un progetto. E di Stefano Pioli. Il successo ottenuto dal Milan all’Allianz Stadium contro la Juventus – coinciso con i primi punti in campionato ottenuti dalla squadra rossonera a Torino da quando nel 2011 esiste lo Stadium – è stato firmato da Brahim Diaz, uno dei “ragazzi della via Pioli” che hanno segnato la stagione del club, anche se non da titolarissimo. Se questa vittoria significherà anche la chiave d’accesso alla sospiratissima Champions, lo diranno le restanti tre tappe del cammino, ma di sicuro è stato compiuto un passo importantissimo, forse decisivo.

Spreco

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Brahim Diaz, dicevamo. E con lui Saelemaekers e nel finale anche Dalot. Passando, ovviamente, per l’ottima prova di Tomori, di cui da tempo si parla della volontà di riscattarlo dal Chelsea. Il futuro del Milan è verde, sia per l’età sia per le speranze evocate dal colore. Ed è appunto in prospettiva che, strategicamente, converrebbe a mio modesto parere fare una scelta precisa, o perlomeno tentarla, visto che alcuni giocatori (Diaz, Dalot, Tomori) non sono di proprietà rossonera: vale a dire confermare in blocco TUTTI i giovani della squadra, da Diaz passando per Hauge, da Leao fino a Dalot, da Tomori a Daniel Maldini, senza dimenticare Kalulu e Gabbia (oltre ai già sicuri di restare, come Tonali). Perché a questo punto, dopo una stagione molto positiva e promettente, sarebbe uno spreco che questi ragazzi, tutti con interessanti prospettive di crescita, vadano a sbocciare definitivamente altrove. Insieme, potrebbero continuare il cammino intrapreso durante l’ultima parte della passata stagione e proseguito in quella che sta terminando, affinando ulteriormente l’intesa e cementando un gruppo che ha già dimostrato notevoli qualità morali e un ottimo spirito di solidarietà.

Il tesoro della corona

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Non avrebbe senso, a mio parere, dare giocatori in prestito con la scusa che potrebbero trovare più spazio: a parte che l’anno prossimo gli impegni non mancheranno, anzi, ma ciò che si può imparare a Milanello da “califfi” come Ibra e Kjaer e avendo un maestro come Pioli, sotto lo sguardo carismatico di Paolo Maldini, difficilmente lo si può apprendere altrove. Quindi meglio tenerseli in casa tutti i ragazzi che potrebbero compiere l’impresa di riportare il Milan in Champions dopo sette anni, cercando soluzioni “creative” (rinnovi di prestiti secchi, per esempio) laddove le esigenze di budget dovessero sconsigliare esborsi ingenti. Perlomeno, bisognerebbe provarci: il piccolo-grande tesoro della “corona rossonera” è ancora più prezioso se tutti i suoi pezzi restano insieme nel “forziere” di casa Milan.

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