Milan, dai proclami ai rinforzi inutili. Ma gli errori di mercato si possono correggere

I rossoneri si sono ripromessi di tornare ai vertici in Europa, però ci vorrà un rapido aggiustamento con la campagna acquisti

Poco più di quattro mesi fa, dopo aver acquistato il Milan per 1,2 miliardi, la nuova proprietà statunitense si era presentata con un annuncio ambizioso. Diceva di voler riportare il club rossonero “nel posto a cui appartiene”, e cioè “in vetta al calcio europeo”. Una cosa seria, dunque. Tornare al vertice del calcio in Europa significa poter competere sul piano economico e sportivo con giganti come Real Madrid e Manchester City, Liverpool e Psg, Barça e Bayern. Abbiamo imparato, da un po’, a distinguere la realtà dal mondo degli annunci. Non è sempre facile, qualche volta il confine si presenta in forma sottile e porosa. Per dirla tutta, nessuno si aspettava un decollo verticale, ma qualche passo significativo certo che sì.

Mercato

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Del resto Paolo Maldini aveva indicato la strada del dopo-scudetto, spiegando che con due o tre acquisti importanti e mirati la squadra avrebbe potuto diventare molto competitiva. Se n’era parlato per settimane. Sembrava potessero arrivare un difensore poderoso come l’olandese Botman, un centrocampista di qualità come Renato Sanches e un attaccante da 20 gol tipo Darwin Nunez o Sebastien Haller. Invece niente. Zero salti di qualità o altri investimenti extra. La proprietà è cambiata, ma il presidente è lo stesso e l’amministratore delegato è un ex dirigente del vecchio fondo Elliott. Il mercato estivo – che per ora si sta rivelando inutile – è conseguenza di questa continuità. Senza soldi da spendere – nonostante gli annunci e i quattrini della Champions – Maldini e Massara hanno optato per una politica di cooptazioni. Nessun arrivo importante, ma inserimenti dal basso, giovani da crescere o qualche ex talento da rilanciare: il Pobega di ritorno, Thiaw, Vranckx, Adli, Origi. Altre scommesse, insomma, dopo quelle vinte negli anni scorsi con i vari Leao, Hernandez, Kalulu, Tonali. Le ultime, però, sono rimaste finora inapprezzabili. E rischiano di fallire, come quella su De Ketelaere, la più importante e costosa di tutte.

Pazienza

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Ci vuole tempo. Eppure il futuro, avvitato in una specie di eterno inseguimento fra Achille e la sua tartaruga, rischia di non arrivare mai. Ci sono frenate e sconfitte, invece, il pari con la Roma e l’eliminazione in Coppa Italia col Torino. Oggi, a Lecce, il Milan rischia di affondare. In attacco Giroud continua a non avere alternative credibili – anche se Origi è guarito – mentre tra i pugliesi scalpita il baby Colombo: è in prestito, vuole dimostrare di meritarsi il rientro in rossonero. Stefano Pioli annusa il pericolo, la stagione si complica. Mercoledì, nel derby di Supercoppa in Arabia, il Milan rischia di andare a sbattere contro l’Inter. Per questo il tecnico ha costretto i giocatori a dormire a Milanello dopo il ko col Toro. Non è un buon indizio, considerato che era già successo il 30 dicembre dopo la sconfitta col Psv. La verità è che ci sono tanti infortuni e mancano le alternative. La politica delle cooptazioni non funziona: troppa differenza fra titolari e riserve. Del resto tutto ha un prezzo. I rossoneri hanno soltanto il quarto monte ingaggi della Serie A: se la devono giocare da outsider, nonostante siano campioni in carica. Il possibile rinnovo o meno di Leao – a cui è stato offerto un contratto super – sarà un momento di verità. Dirà molte cose sul futuro del Milan, sul senso di appartenenza che coagula o svanisce attorno a Pioli e Maldini. Intanto i big come Leao, Theo Hernandez e Giroud devono dare subito una scossa, far pesare la qualità. Poi serve un piano B, che non può essere la difesa a tre o a cinque. C’è bisogno di un piano serio. Gli errori, anche quelli sul mercato, si possono correggere, al di là di quanto dice Pioli. Per essere coerente con le sue ambizioni, la nuova proprietà del Milan dovrebbe acquistare un attaccante vero, che assicuri subito molti gol. Tra un mese arriva il Tottenham di Conte, in Champions. Il mercato di gennaio si chiude fra due settimane. Volendo, c’è tempo. Volendo.

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