Milan, colpaccio a Firenze. Nella scia dell’Inter resta solo il Diavolo

I rossoneri reagiscono nel modo migliore all’eliminazione europea e fortificano il secondo posto in chiave Champions. Di Calhanoglu il gol decisivo

Le sberle europee hanno incattivito il Milan. Perché solo una squadra cattiva è in grado di rialzarsi, trasformando lo svantaggio in vantaggio, tre giorni dopo essere stato cacciato ingiustamente dall’Europa League. Chi era curioso di verificare il grado di reazione del Diavolo, ha ricevuto la risposta perfetta: i rossoneri espugnano Firenze 3-2 (reti di Ibra, Diaz e Calhanoglu da una parte, Pulgar e Ribery dall’altra) e approfittano del passo falso della Juve per consolidare il secondo posto in chiave Champions e dare tutto il fastidio possibile ai nerazzurri. A dispetto della stanchezza. A dispetto delle assenze. E sotto lo sguardo del c.t. azzurro Mancini. Una partita che ha sottolineato quanto, soprattutto in certi casi, siano essenziali Ibrahimovic (un gol, una traversa, un palo) da una parte e Ribery (gol e tante altre cose) dall’altra: 76 anni in due e non sentirli. Prandelli aveva detto in vigilia che questa annata lo sta facendo arrabbiare: ecco, dopo questa sconfitta servirà una dose massiccia di antiacido perché la sua Viola manda al macero una partita che all’inizio della ripresa aveva in pugno abbastanza saldamente.

Le scelte

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Il tecnico dei toscani rispetto al 3-5-2 iniziale di Benevento ha optato per una linea difensiva a quattro (Quarta a destra, Caceres a sinistra), con Eysseric (in un ottimo momento) e l’ex Bonaventura impiegati da ali e Ribery a gravitare qualche metro dietro Vlahovic. Pioli rispetto alle intemperie mediche di coppa non è riuscito a recuperare nessuno – sei erano gli assenti giovedì col Manchester e sei sono rimasti al Franchi – ma se non altro stavolta ha potuto giocarsi il carico pesante dal primo minuto, con Ibra titolare tre settimane dopo il k.o. muscolare. Alle sue spalle confermati Saelemaekers e Calhanoglu, con la novità Diaz (preferito ad Hauge) a sinistra. In mediana Tonali per Meité e in difesa Dalot per Kalulu al posto di Calabria, fresco di intervento al menisco.

Emozioni

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I primi 45 sono stati divertenti. Ritmi buoni – a conferma che il Milan ha ancora carburante nei muscoli -, a volte anche molto buoni e partita giocata da entrambe le squadre senza troppe paranoie difensive, ma cercando di andare al sodo. E così sono arrivati due gol e diverse occasioni limpide, senza un vero vincitore ai punti. Pregi e difetti? Rossoneri bene nel giro palla sulla trequarti, decisamente meno bene in uscita, con diversi palloni sanguinosi smarriti in mediana. Viola bene sulle fasce (Esseryc da una parte, Castrovilli – abile ad allargarsi – dall’altra a spaventare Dalot, incerto e impreciso), decisamente peggio nelle chiusure difensive centrali. Le emozioni sono iniziate già dopo cinque giri di lancetta, con Tomori che ha sbrogliato un pasticciaccio sulla linea di porta, anticipando provvidenzialmente Quarta. La Fiorentina infatti ha iniziato con toni aggressivi, ma è stata punita al primo break rossonero: lancio di Kjaer (che in questo match si è divertito particolarmente nelle vesti di regista aggiunto) per Ibra, Quarta non è salito assieme ai compagni tenendolo in gioco, e Zlatan ha infilato Dragowski. Otto minuti e sfida rimessa in parità: Dalot ha tirato giù Castrovilli vicino al vertice dell’area e Pulgar ha disegnato una punizione fantastica, sorprendendo Donnarumma. La parte centrale del primo tempo è stata tutta a tinte viola e ha visto anche una perla rara: colpo di tacco in acrobazia di Pezzella e palla sulla traversa. Un gesto che ha ricordato – moltissimo – il celebre gol di Mancini in Parma-Lazio. Dalla tribuna il c.t. avrà apprezzato. Il conto dei legni è tornato in parità al 35’, quando Calhanoglu ha servito magnificamente Ibra: scavetto di sinistro e altra traversa. Il tempo è finito con un cambio in porta: la caviglia ha tradito Dragowski, dentro Terracciano.

Il ritorno di Calha

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Curiosità: i titolari rossoneri negli ultimi minuti di intervallo hanno sostenuto un inconsueto riscaldamento, che però è servito a ben poco perché la Fiorentina è passata dopo sei minuti al termine di una bella azione manovrata e cercata, con pallone consegnato saggiamente da Vlahovic sul sinistro di Ribery. Tutto molto bello. A quel punto la sfida era in mani toscane, ma c’è rimasta poco. Minuto 12, Kjaer ha spizzato – fortunosamente – in area e la palla è arrivata fra i piedi di Diaz, che è sfuggito a Eysseric e ha messo dentro. A quel punto il match ha cambiato spartito di colpo. Il 2-2 ha colpito al cuore la Viola, che ha finito col rintanarsi lasciando metri preziosi alla qualità rossonera. Prima Ibra ha spaventato i toscani con un bizzarro cross a campanile di esterno destro che ha preso una traiettoria assurda ed è rimbalzato sul palo, e al 27’ il Diavolo ha calato il tris: Tomori in anticipo fino a metà campo, Diaz per Kessie, imbeccata per Calhanoglu che l’ha infilata nell’angolino più lontano, con Terracciano non troppo reattivo. Il Milan ha tenuto alto il baricentro e bassa la Fiorentina fin quando i polmoni hanno avuto ossigeno, riuscendoci fino a una decina di minuti dal novantesimo. A quel punto restavano energie soltanto per allestire una fase difensiva il più efficace possibile, e così è stato. Vlahovic è stato disinnescato da Tomori, la Viola si è fatta prendere dalla frenesia e non è più riuscita ad affacciarsi con lucidità. Ora arriva la sosta ed è una buona notizia soprattutto per i rossoneri.

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