Milan attivo, Inter bloccata: perché i destini delle milanesi si sono invertiti

I rossoneri hanno puntellato la rosa con acquisti low cost ma funzionali, i nerazzurri hanno le mani legate a causa delle difficoltà di Suning. Ma sono diversi anche i cicli aziendali delle due società

Milano sottosopra. Non tanto per la classifica – l’Inter è seconda, a -2 dal Milan – ma per i margini di manovra fuori dal campo. Il mercato di gennaio ne è una prova: l’Inter ha le mani talmente legate da non poter nemmeno avallare scambi di giocatori alla pari, il Milan è lesto a cogliere le opportunità per puntellare la rosa nella ritrovata ambizione di puntare allo scudetto. Con una precisazione doverosa, anche per sgombrare il campo da equivoci: le due società stanno attraversando cicli aziendali (e di conseguenza sportivi) diversi. Se il Milan ha impostato il progetto su una rosa giovane e da valorizzare, iniziando a cogliere i frutti in questa stagione, l’Inter attuale è stata costruita attraverso pesanti investimenti precedenti della proprietà.

Qui Milan

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Dal punto di vista dei budget a disposizione non c’è un ribaltamento totale. Non può esserci anche perché la pandemia ha imposto restrizioni per tutti i club. I rossoneri, che sono nettamente più attivi dei cugini, hanno speso finora 1,5 milioni per i prestiti onerosi di Meité (0,5) e Tomori (1), entrambi con diritti di riscatto, e hanno fatto un’eccezione alla politica verde ingaggiando lo svincolato Mandzukic con un contratto di sei mesi (con opzione di rinnovo a determinate condizioni) da 1,8 milioni netti. Operazioni low cost, è vero, ma funzionali al progetto tecnico di Pioli. Per la verità, il club rossonero aveva preventivato un budget a gennaio di circa 15 milioni per un rinforzo in difesa che non si è poi concretizzato. In estate le spese erano state di poco superiori ai 20 milioni, tra i riscatti di Saelemaekers e Kjaer, l’acquisto di Hauge e l’investimento su Tonali spalmato nel tempo. Spese, peraltro, ampiamente coperte dalle cessioni di Suso e Paquetà.

Qui Inter

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Il mercato di gennaio dell’Inter, invece, è figlio dell’immobilismo di Suning. L’ultimo, grande colpo risale ai primi mesi del 2020: Hakimi dal Real Madrid per 40,5 milioni. In estate sono arrivati Kolarov per 1,5 milioni e Vidal gratis. Non a caso, qualche giorno fa Antonio Conte ha parlato in questi termini: “Quest’anno il verbo volere non esiste, che sia chiaro. Già ad agosto mi è stata dettata la linea del club, Hakimi lo abbiamo preso ad aprile poi non abbiamo comprato nessun altro”. Tutto questo è il combinato disposto della crisi economica scatenata dalla pandemia, che ha colpito pesantemente il retail, cioè il core business di Suning, e delle limitazioni imposte dal Governo cinese agli investimenti esteri ritenuti non strategici, come quelli calcistici. Non ci sono soldi da spendere e, anzi, la proprietà nerazzurra è a caccia di risorse fresche perché nel 2021 è necessaria una ricapitalizzazione. Da qui la trattativa in esclusiva con il fondo Bc Partners e uno scenario che non può escludere nessuna ipotesi, nemmeno il cambio di maggioranza.

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