Milan, attacco smarrito: col Napoli la prima partita stagionale senza segnare

I rossoneri avevano sempre trovato la via della rete nelle 17 partite di campionato precedenti. Soltanto due i tiri nello specchio della porta

Una partita buona per l’ufficio oggetti smarriti. Smarriti i giocatori – tanti, troppi – in infermeria, smarrita la vittoria, smarriti i gol, smarrita l’occasione ghiotta di scavare un bel solco tra sé, l’Atalanta e il Napoli. A fine gara Pioli fa il possibile per rivitalizzare un ambiente sconfortato e anche decisamente arrabbiato, e probabilmente ha ragione nell’affermare che non è un Milan con carenza di muscoli e di fiato. La squadra ha corso fino all’ultimo (il pareggio annullato è arrivato al 90’), semmai non lo ha fatto con lucidità e la prima spiegazione che viene in mente è banale: quando lasci in infermeria quattro-cinque titolari, la qualità cala e la corsa non basta più contro una diretta concorrente per lo scudetto.

Così è dura

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Infatti Pioli si è soffermato proprio sul concetto di qualità. Qualcosa che nelle ultime settimane è venuto meno e che, insomma, inquieta abbastanza perché là davanti per qualcuno che magari rallenta (Atalanta), c’è sempre qualcun altro che corre (Inter). Qualità è quel pregio che, molto semplicemente, ti manda in gol. Per far gol occorre tirare, altrimenti diventa durissima. Ecco, il Milan ha tirato nello specchio della porta napoletana due volte in 94 minuti. Poi, certo, Ibra e Florenzi hanno sfiorato il palo, Messias ha alzato la mira di poco. Ma all’interno di quei pali il pallone c’è finito soltanto in due occasioni. C’è un dato che inchioda particolarmente la prestazione del Diavolo: in questo campionato i rossoneri non avevano mai concluso una partita senza segnare. Diciassette partite sempre in rete, anche quando non era arrivata la vittoria.

Quanti guai

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Sì, certo, inquieta pure questo perché, al di là delle assenze, Pioli nel secondo tempo è ricorso a tutto il potenziale offensivo disponibile. Ci riferiamo soprattutto all’ingresso di Giroud – minuto 18 della ripresa –, cosa che ha variato il sistema di gioco, passando dal 4-2-3-1 a quel 4-4-2 che a inizio stagione pareva un’alternativa gustosa ed eccitante e che invece se la deve vedere con mille problemi. Fisici, soprattutto. Ibra arriva da un periodo no-stop – titolare in otto delle ultime undici partite dei rossoneri, sei delle quali per tutti i 90’ – che fa a pugni con quella che dovrebbe essere una gestione sensata del suo fisico. Giroud arrivava da un mese di stop per una lesione muscolare e i minuti reggibili erano che quelli che erano. E poi ci sono tutti gli altri fuori, a patire sul lettino del medico. Leao, Rebic, Theo. Giocatori capaci di creare superiorità numerica e di assistere degnamente Zlatan od Olivier. No, non sono servite le due punte, Ibra pare un separato in casa con San Siro (primo e unico gol al Meazza il 12 settembre…), Diaz non segna da una vita. Risultato: tabellino immacolato per la prima volta e la miseria di due tiri nello specchio. Pioli racconta giustamente che gli scudetti non si vincono a dicembre. Però occorre fare attenzione a non perderli.

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