Milan all’ultimo respiro, Nocerino ci è già passato: “Pioli sarà bravo come Allegri”

L’ex rossonero ricorda la settimana di Siena-Milan del 2013, quando il Diavolo conquistò la Champions all’ultima giornata: “Entrambi sanno gestire bene le tensioni. I rossoneri meritano la qualificazione più della Juve”

Marco Pasotto

20 maggio – Milano

Quando Antonio Nocerino preme il tasto “on” della sua macchina del tempo rossonera, spalanca un passato di sorrisi. Di emozioni forti. Milan è la parola che gli fa battere il cuore e adesso che il Diavolo si ritrova nella stessa situazione che Antonio visse otto anni fa, non si può non premere quel tasto tornando a quella data: 19 maggio 2013, Siena-Milan 1-2, i rossoneri di Allegri in Champions (out la furibonda Fiorentina) grazie al successo in terra toscana negli ultimi 90 minuti di campionato. Sì, lui – che era in campo al Franchi – ce l’ha fatta. E adesso può raccontare e ricordare le emozioni e le sensazioni che accompagnarono in particolar modo l’avvicinamento a una partita simile. Antonio vive e lavora a Orlando, in Florida, ma ci sono momenti dell’anno – come questo – in cui il richiamo dell’Italia e di Milanello si fa più forte.

Le prime analogie che le vengono in mente tra la situazione attuale e il 2013?

“La prima cosa che mi viene in mente è ovviamente il valore della partita. Eravamo consapevoli che per andare in Champions avremmo dovuto vincere. E posso dire che eravamo anche molto, ma molto determinati. In partite come queste la testa vale più di qualsiasi altra cosa. E anche stavolta la testa farà tantissimo”.

Qual è l’aria che si respira in una settimana del genere?

“Un’aria di consapevolezza su ciò che ti attende. Sai bene a cosa vai incontro, ma devi dosare tutte le sensazioni. La regola più importante è capire che un nervosismo eccessivo non aiuta. E devo dire che quella settimana infatti lavorammo in modo molto libero dal punto di vista mentale, anche perché l’ambiente di Milanello te lo permette. Come lo permetterà anche stavolta. Lavorare tranquilli è un valore aggiunto”.

Facile a dirsi, magari meno facile a farsi. Possiamo dire che Allegri e Pioli sono simili nella capacità di gestire saggiamente le tensioni? Anche le più estreme.

“Sì, è vero, li vedo simili in questo. Io seguo il Milan sempre, ho seguito anche tante conferenze di Pioli, magari quando la squadra aveva perso. Lui non si è mai scomposto, ha sempre cercato di dare serenità e tranquillità all’ambiente. In questo si somigliano. Allegri gestiva quelle situazioni in modo incredibile, è una cosa che aiuta tutti e che può essere la carta vincente. Anche perché i giocatori sono lo specchio dell’allenatore. Non ho dubbi sul fatto che Pioli stia facendo bene, ha dimostrato tutto il suo valore e spero con tutto il cuore che possa raggiungere l’obiettivo”.

In quei giorni Allegri vi aveva detto qualcosa di particolare?

“Ciò che mi aveva colpito era la serenità nell’affrontare il momento. Eravamo tranquilli perché si lavorava bene e non vedevamo l’ora di giocare, pur sapendo che quei novanta minuti potevano cambiarci tutta la stagione”.

Ma un giocatore che cosa vorrebbe sentirsi dire in giorni come questi?

“I giocatori sanno da dove sono partiti e i sacrifici che hanno fatto per arrivare a giocarsi un traguardo simile. Quindi chi lavora con loro deve alleggerire questa tensione. Il calciatore ti dirà sempre che è tutto okay, ma sa bene l’importanza della posta in palio. Personalmente ritengo che otto anni fa quella settimana fu gestita in modo incredibile. Mi sentivo bene nella testa e nelle gambe, sapevo quello che dovevo fare in campo, e mi accorgevo che valeva anche per gli altri. Infatti la portammo a casa”.

Qual è la ricetta per tenere a bada la tensione?

“Cambia da persona a persona. Bisogna convincersi che il nervosismo può farti del male, quindi occorre mantenere lucidità e il focus sull’obiettivo”.

Tra l’altro anche il percorso fu simile; all’epoca fu 0-0 in casa con la Roma alla penultima giornata, stavolta lo 0-0 è arrivato col Cagliari. Pareggi che hanno fatto male.

“E’ vero, ma allo stesso tempo dico che sono anche situazioni belle. Perché non devi fare nessun calcolo, dipende solo da te. Se vinci e fai il tuo dovere puoi permetterti di non curarti dei risultati altrui. È una sensazione bellissima. Aspettare le sorti della concorrenza è snervante e stressante”.

Che cosa può scattare nella testa di una squadra che ha un match point come successo al Milan domenica, e lo spreca?

“Molto dispiacere. Ora però c’è un altro match point nelle proprie mani. Hai la fortuna di poterci riprovare. Non è una cosa di poco conto”.

Quale potrebbe essere l’uomo del match in chiave rossonera?

“Per me va benissimo anche se fa gol Donnarumma… Io guardo al risultato collettivo che ripagherebbe la squadra dei sacrifici di un anno e mezzo”.

E’ corretto confermare Pioli a prescindere dalla Champions?

“Il Milan ha fatto scelte molto importanti. E sta dando continuità di lavoro a livello societario e tecnico. Pioli sta facendo grandi cose, il livello di ogni giocatore si è alzato. E giudico positivo anche il lavoro del club. Mi piace molto vedere finalmente continuità dopo anni di alti e bassi, e tanti cambiamenti. Sono contento di vedere il Milan che torna a lottare per obiettivi importanti. Quindi è giusto proseguire il lavoro di Pioli con Pioli”.

A proposito di conferme, facciamo un salto nel suo reparto: Kessie andrebbe blindato il prima possibile.

“Certo, è corretto blindarlo, ma le cose bisogna farle in due. Franck sta facendo un’annata incredibile, ma allargando il discorso occorre sottolineare che il Milan ha preso anche giocatori che arrivavano da annate molto meno incredibili. Li ha aiutati, coccolati, fatti crescere e giocare. Nel calcio non esiste la riconoscenza, ma il giocatore a queste cose dovrebbe pensarci. Certo, se arrivo da una stagione di alto livello penso all’oggi. Ma dovrei pensare anche a quando hanno puntato su di me e le cose non mi andavano così bene. Vorrei anche ricordare che alcuni giocatori stanno discutendo un rinnovo di contratto col Milan. Esatto: il Milan. E dovrebbero esserne onorati. Il Milan non è un club di passaggio per un calciatore, un trampolino. Ma un punto di arrivo”.

E’ d’accordo con Pioli quando dice che senza la Champions sarebbe una delusione ma non un fallimento? I tifosi non l’hanno presa bene.

“Dipende da quali erano gli obiettivi a inizio stagione. Credo che Pioli l’abbia detto per alleggerire la situazione. Magari non è piaciuto ai tifosi, però l’ha fatto per stemperare la tensione. La vedo come una cosa a fin di bene”.

Secondo lei il Milan merita la Champions più della Juve?

“Sicuramente sì. Ha avuto una continuità impressionante di gioco e di risultati. Il dispiacere più grande è essere arrivati a questo punto, giocandosela all’ultimo, ma se lo merita più dei bianconeri”.

Domanda secca: il Diavolo ce la farà?

“Lo spero con tutto il cuore, me lo auguro. Sono molto legato all’ambiente e alla società e sarei felice di rivedere il Milan in Champions”.

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