Milan, allarme attacco: se Maignan tocca quasi gli stessi palloni di tutte le punte messe insieme…

Il resto della rosa, là davanti, non è pervenuto. Ibrahimovic, per esempio, è carico. È uno spettacolo sentirgli dire che “fino a tre settimane fa le sensazioni non erano positive, poi è successo qualcosa e ho fatto di più in tre settimane che negli ultimi otto mesi”. Conforta, invita all’ottimismo, lo stesso Pioli alla vigilia di Firenze l’ha descritto come un potenziale titolare, ma parliamo comunque di un giocatore di 41 anni rimasto fuori per nove mesi. Il minutaggio attuale è di circa mezzora e, oltre ai minuti, c’è da ritrovare dimestichezza con l’intensità di gara. Con la rapidità di esecuzione, che per un attaccante fa la differenza. Insomma, siamo tutti d’accordo che Zlatan è sempre il Mister Wolf del Milan, ma occorre ragionevolezza. Se Ibra sta cercando di lasciare un segno in quella che potrebbe (dovrebbe) essere la sua ultima stagione da giocatore, ci sono due compagni di reparto che – diciamo così trasmettono sensazioni differenti all’esterno.

Costanza

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Diciamo che nel caso di Rebic e Origi – quasi 15 milioni lordi complessivi di ingaggio a stagione –, pare essere piuttosto lontani dalla ferocia agonistica che mette Ibra nel suo approccio al lavoro. Perché, al netto degli svariati inconvenienti fisici in cui sono incappati lungo la stagione, una condizione così precaria nel mese di marzo porta a pensare che entrambi abbiano fatto fatica a dare costanza nel lavoro settimanale. L’elenco delle magagne fisiche, per carità, è lungo. Rebic è stato alle prese con un’ernia discale e una lesione all’adduttore che gli hanno fatto saltare dieci partite, Origi è arrivato in estate già malconcio da Liverpool e poi si è fermato altre tre volte: prima per un’infiammazione tendinea e poi per un problema al flessore. Totale gare saltate: otto. Insomma, in entrambi i casi un discreto numero di partite trascorse in infermeria, ma il Milan fin qui ne ha giocate 34: era lecito attendersi un altro contributo quando sono stati chiamati in causa. Anche perché non si tratta di prestazioni semplicemente in chiaroscuro, ma sul limite della soglia dell’imbarazzo come ieri a Firenze. A Londra mercoledì ci saranno sia Leao che Giroud, e Pioli tornerà all’usato (più o meno) sicuro, in attesa che chi sta dietro prima o poi batta finalmente un colpo.

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