Milan, 4 sconfitte in 38 giorni: le precedenti erano arrivati in 11 mesi

Nel 2021 per i rossoneri lo stesso numero di sconfitte, fra campionato e coppe, arrivate fra dicembre 2019 e novembre 2020. E a La Spezia nemmeno un tiro nello specchio…

In mezzo alla grande quantità di dettagli – tutti insieme, fanno la differenza ovviamente – che non hanno funzionato, nel tracollo rossonero del Picco fanno effetto soprattutto un paio di macro dati: il primo è la totale assenza di tiri nello specchio della porta, sgradevole evento che in campionato non succedeva da agosto del 2019 (contro l’Udinese). Il secondo, diretta conseguenza del primo, registra un nuovo ingresso nella casella del numero di sconfitte nell’anno nuovo. Fra Serie A e Coppa Italia siamo arrivati a quattro, spalmate su nemmeno un mese e mezzo (38 giorni per l’esattezza), e per capire la portata della proporzione fra numero di k.o. e orizzonte temporale, è sufficiente dire che le quattro sconfitte precedenti il Diavolo le aveva messe insieme in quasi undici mesi: dal tragico 5-0 a Bergamo del 22 dicembre 2019 al 3-0 del Lilla in Europa League a San Siro del 5 novembre 2020.

Troppa grazia (prima)

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Chiariamo subito: l’anomalia, se così vogliamo definirla, non è quella attuale, bensì la precedente. Una serie praticamente infinita di risultati utili che avevano portato il Milan ad affermarsi come una delle formazioni migliori in Europa. Che avevano portato Elliott a rinnovare il contratto a Pioli. Che hanno portato la squadra davanti a tutti in questo campionato. Il fatto è che i rossoneri avevano abituato tutti, in modo quasi ipnotico, a non contemplare la parola sconfitta se non in casi del tutto eccezionali. E quindi adesso vederli cadere quattro volte in poco più di un mese fa un certo effetto. Fino a questo momento si era trattato di sconfitte dolorose ma non troppo impattanti. Il 3-1 con la Juve e il 3-0 con l’Atalanta non erano costati scivoloni in classifica e l’uscita di scena in Coppa Italia con l’Inter tutto sommato era stata metabolizzata abbastanza bene, consolandosi con lo scampato ingorgo che avrebbe proposto il fittissimo calendario di febbraio.

Trauma potenziale

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Ora, potrebbe essere tutto diverso perché il destino del primato in classifica non è più soltanto nelle mani degli uomini di Pioli. Se l’Inter piegherà la Lazio, in vetta ci sarà il cambio della guardia, evento di per sé non eccessivamente problematico (i nerazzurri si porterebbero a +1), ma potenzialmente traumatico in termini mentali. Il problema è che il Milan, a parte la sconfitta con la Juve, quando perde lo fa in maniera “totale”. Senza riuscire ad accendere mai la luce – vedi, appunto, Lilla, Atalanta e Spezia –, e questo è un aspetto che deve far riflettere. Le modalità, peraltro, sono simili: i rossoneri vanno in grande difficoltà contro le squadre che riescono a portare un pressing alto e continuo a lungo. Quelle che soffocano i generatori di gioco. Quelle che martellano sulle fasce e tengono bassi i trequartisti esterni. Il risultato è ciò che si è visto a La Spezia, con il letto del fiume che avrebbe dovuto bagnare i piedi di Ibra totalmente inaridito. Ventotto punti di differenza in classifica non sono stati in grado di permettere al Milan un solo tiro nello specchio della porta di Provedel. E stiamo parlando di quello che fino alla giornata precedente era il terzo attacco del torneo. A Pioli non resta che confidare in una reazione che a questo punto della stagione non può essere semplicemente un auspicio, ma un obbligo. All’orizzonte si delineano Europa League e derby: il Milan è al primo vero crocevia stagionale.

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