Mignani, Shpendi, Kargbo, Antonucci, Berti: Cesena sognA

TORINO  – Anche se le favorite restano altre, vuoi vedere che al listone di favorite per la A, presto bisognerà mettere anche il Cesena di Michele Mignani? Al Cavalluccio romagnolo si guardava con molto rispetto già in estate. Il ritorno in quella B lasciata nel 2018 era stato trionfale: il Cesena – guidato da Mimmo Toscano – aveva dominato il girone B della C mostrando diversi giovani promettenti che ancora oggi costruiscono l’ossatura della squadra. Domenica scorsa poi, è arrivato il confronto che porta al Cesena i galloni della mina vagante della B. Perché alll’Orogel-Manuzzi è sbarcato il Mantova, quasi l’alter ego del Cesena: tifoserie gemellate, blasone calcistico non molto dissimile, grande festa in campo e fuori, in palio il titolo di miglior matricola della B, visto che il Mantova di Possanzini, viene da una stagione altrettanto trionfale, avendo dominato il girone A della C. Ne è uscito un 4-2 per il Cavalluccio che dice tutto: il calcio più pratico e più “calabile” nella B di Mignani paga di più di quello collettivo e un po’ utopistico (per la seconda serie) di Davide Possanzini, l’uomo per cui l’Idea deve battere sempre la realtà. Che magari farà più carriera di Mignani ma che nella seconda serie italiana deve pagare dazio alla maggior carica agobistica degli avversari, caratteristica con la quale in B si fa sempre tanta strada anche se Possanzini ha dimostrato di avere un gruppo in cui la lotta in campo deve sempre creare l’organizzazione di gioco (e ciò non sempre avviene). Un 4-2 che ha permesso al Cesena di scavalcare il Mantova, con questi tre punti è in serie positiva da tre giornate in cui ha conquistato 5 punti, coi romagnoli a sole 5 lunghezze dal sorprendente Pisa in testa. Presto per lanciarsi in previsioni: proprio a proposito del Pisa, tutti lo consideravano già vincitore a Castellammare e già in fuga verso la A. Invece contro la gagliarda Juve Stabia di Guido Pagliuca non c’è stato niente da fare, a dimostrazione che, quest’anno più che mai, veri padroni non ce ne sono, l’equilibrio regna sovrano e chiunque può vincere e perdere da chiunque, o quasi.

Cesena, Mignani può dire la sua

E in questo kaos-bagarre, il Cesena del genovese (e sampdoriano) Michele Mignani, può dire la sua. Anche perché, a differenza di Possanzini, la B la conosce meglio e ha dimostrato di sapervi allenare con profitto: dopo aver riportato il Bari in B nel 2022, nel 2023, da allenatore debuttante nella categoria, chiudeva a sopresa al 3° posto dopo aver conteso per mesi la A diretta al Genoa di Giardino, pur disponendo di un gruppo decisamente inferiore. Mignani che un anno fa pagava per tutti il “San Nicolazo” dell’11 giugno 2023, quando in finale playoff, il suo Bari, davanti ai 60mila presenti nello stadio-astronave di Renzo Piano, capitolò al 94’ davanti al gol del rossoblù Pavoletti (e poco prima Folorunsho per i galletti aveva centrato un palo clamoroso a portiere strabattuto). Un risultato che aveva pesato eccessivamente nel giudizio che generalmente si formula su Mignani, esonerato dal Bari lo scorso autunno (ma se fosse rimasto, i pugliesi non sarebbero probabilmente passati per una stagione con 4 allenatori e chiusa con la salvezza ottenuta ai playout). Mignani che lo scorso aprile rilevava Eugenio Corini al Palermo, a dimostrazione di quanto sia un allenatore poco strombazzato ma molto quotato. E con quel Palermo, oltre ad arrivare alla semifinale playoff come fece, non poteva andare. Ora la scommessa in una piazza-chiave del calcio italiano come Cesena, scommessa vinta a suo tempo da allenatori simili a Mignani come Fabrizio Castori e Pier Paolo Bisoli, dove il calcio è resistenza arcigna e la via per il gol il sano vecchio e devastante contropiede: calcio corsaro, da blitz ficcanti, dove la vera eresia è il possesso palla.

Occhio però, alla linea verde di questo Cesena che potrebbe avere i migliori giovani della B: è questa la variabile che può fare la differenza. L’italo-albanese Cristian Shpendi, classe 2003, con 4 reti è già il capo cannoniere della B assieme a Nicolas Bonfanti del Pisa: ha tutti i mezzi per andare in doppia cifra. Ma può riuscirci anche il sierraleonese Augustus Kargbo: riduttivo definirlo una seconda punta, il ragazzo mostrava già grandi numeri in Serie D a Campobasso e in B meriterebbe di essere un veterano, non un quasi debuttante rimasto per troppi anni invischiato nelle serie minori. E con una coppia così, si va a nozze se ad ispirare c’è il miglior Mirko Antonucci: se è in giornata è un fantasista da A, come aveva dimostrato a Cittadella. Nella passata stagione, fra Spezia e Cosenza, s’è preso un anno di pausa ma dalla sfida di Coppa Italia della scorsa settimana (in cui il Cesena ha eliminato proprio il Pisa), è tornato ad essere l’uomo in più, se si conferma su questi livelli al Manuzzi ne vedremo delle belle. E ultimo ma non ultimo, il ragazzo di casa, il cesenate Tommaso Berti, trequartista che può fare tanta carriera specie se il Cavalluccio dovesse farsi strada. Però è solo un 2004, non ditelo troppo in giro che è un potenziale mezzo fenomeno, poi rischierebbe di crederci e di rovinare tutto. Però, da debuttante in B, ha già messo assieme 422’ di gioco con un gol e 2 assist. Certo ha un nome importante: Tommaso non è paragonabile a Nicola Berti, stella di prima grandezza del calcio Anni 80 e 90, un “tuttocampista” ante litteram. Questo Berti è ancora in formazione ma per lui può davvero splendere il sole dell’avvenire.

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