Messi contro Mbappé, in finale il nuovo Clasico

INVIATO A DOHA – L’emiro Al Thani e il fondo sovrano del Qatar, senza trascurare Infantino, il gran cerimoniere della Fifa, hanno già vinto. Messi o Mbappé non ancora, ma lo spettacolo è garantito. Il torneo si concluderà con la finale kolossal tra le due stelle del Psg. Degno epilogo del Mondiale più ricco della storia, nello stadio iconico di Lusail, con quasi novantamila spettatori. Evento planetario, forse un nuovo Clasico, entrando nella metafora calcistica. Ronaldo è uscito di scena, Neymar ha pianto. Sono rimasti loro due, i migliori sulla faccia della terra. La Coppa, diciotto carati di oro massiccio, Leo non l’ha mai vinta, anzi la insegue da una vita ed è trascinato dalla furia cieca dell’ultima opportunità. Kylian la tiene sotto al braccio da quattro anni. L’ha alzata il 15 luglio 2018, stadio Luzhniki di Mosca, quando segnò l’ultimo gol della finale con la Croazia (4-2). Ecco perché gli argentini ritengono, o confidano, che non possa avere la stessa fame. 

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Futuro

Si è aperto un dibattito intorno a Messi, indicato da Scaloni (e non solo) come il più forte di tutti i tempi, scalzando Maradona e Pelè. Ha bisogno almeno di un’altra impresa, cioè vincere domenica, per alimentare l’interrogativo. E’ indubitale, tornando all’attualità, che Mbappé sia il suo successore. Giocatori diversi. Il genio e la destrezza di Leo, la prepotenza e la velocità di Kylian. Di classico, nel confronto, c’è poco. Un nuovo Clasico, invece, non si può escludere, a patto che si verifichino due incastri: il suggestivo ritorno di Messi a Barcellona e il trasferimento di Mbappé al Real Madrid. Difficile, non impossibile. Il Psg, di proprietà qatariota, non li avrebbe mollati nell’estate che conduceva verso il Mondiale. Tra sei mesi può succedere di tutto. Leo deciderà in autonomia e saluterà Parigi a giugno, secondo la naturale scadenza del contratto. Sotto la Torre Eiffel non è mai stato vero amore. Laporta tenterà di riportarlo al Camp Nou, ma gli scenari sono apertissimi. Beckam lo vorrebbe a Miami, la Major League è un’opportunità. Madrid, per quanto Florentino Perez in tempi recentissimi sia stato gelido, resta l’unica ipotesi alternativa per Mbappé. In Francia sono convinti si sia pentito di aver firmato il rinnovo triennale da 36 milioni a stagione quando il suo passaggio al Real sembrava fatto. Ora, se volesse andare via, dovrebbe convincere Al Khelaifi a lasciarlo libero. Solo chiacchiere, al momento. 

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Titoli

Di sicuro la finale del Mondiale può definire la carriera di Messi o proiettare Mbappé verso una dimensione irraggiungibile. Leo ha vinto con la Seleccion un titolo iridato Under 20 nel 2005, l’oro olimpico a Pechino nel 2008 e la Coppa America nel 2021. Gli manca il bersaglio grosso per chiudere il cerchio. Kylian, vincendo, realizzerebbe la doppietta dopo Russia 2018 a due giorni dal ventiquattresimo compleanno (martedì 20 dicembre). Così giovane l’impresa era riuscita soltanto a Pelé (1958 e 1962) con il Brasile. In finale ci sono arrivati alla pari o quasi: 5 gol a testa dall’inizio del Mondiale. Orientando la partita, si giocheranno anche il titolo dei marcatori e di miglior giocatore del torneo.

Argentina-Francia, destrezza contro velocità

Peso

Un precedente aiuta a comprendere lo spessore delle due star. Nel 2018, ottavi di finale, la Francia eliminò l’Argentina: 4-3, una delle più belle partite viste in Russia. Mbappé scatenato, doppietta e il rigore dell’1-0 trasformato da Griezmann. Messi rispose con due assist, uno per Marcado e l’altro per Aguero. Sa decidere anche così. A Lusail, con la Croazia, si è divertito a portare a spasso Gvardiol prima di scatenare la festa con il cioccolatino servito a Julian Alvarez. L’argentino, classe Duemila e riserva di Haaland al Manchester City, ha realizzato 4 gol. Gli stessi di Giroud, il centravanti del Milan che ha smorzato in fretta ogni rimpianto per il ko di Benzema. Le coppie atomiche di Argentina e Francia hanno prodotto lo stesso fatturato offensivo: 9 reti. Questo, però, è stato il Mondiale delle difese e del contropiede. La Seleccion concede pochissimo. Una media di 5,7 tiri subìti a partita dall’inizio del Mondiale, meno di qualsiasi altra squadra. Deschamps ha appena registrato il reparto dei Bleus: in semifinale, per la prima volta nel torneo, non ha subìto gol. Toccherà a Messi o Mbappé ribaltare il senso di certe statistiche. Di solito ci riescono.

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