Messi campione: fa festa chiunque ami il calcio

Leo è l’anello di congiunzione con Maradona. Mbappé un fenomeno che non somiglia a nessuno

Non è stato il Mondiale del gioco, ma dei giocatori. Giusto allora che a tirare su la Coppa sia stato lui, Leo Messi, il più forte di questi ultimi vent’anni. Gli mancava il trofeo dei trofei per assolvere alla missione che un intero popolo gli aveva assegnato da tempo. Quando parlo di intero popolo non mi riferisco solo a quello argentino, ma a quello assai più numeroso degli appassionati di calcio. Messi è un genio in un corpo qualunque, anzi in un corpo che di atletico non ha nulla. Una Pulce, appunto. Ma nel calcio quel fisico può bastare se hai la testa di un artista e il piede di dio. Messi ha convertito al calcio anche chi del calcio si disinteressa, perfino chi lo disprezza. È il miracolo del talento, che buca qualsiasi pregiudizio e arriva al cuore di chiunque. È l’anello di congiunzione con Maradona, peraltro così diverso da lui. Caratteri diversi, vite diverse. Ma sul campo di calcio invece fratelli.

Chi il più grande? Ha davvero importanza arrivati a questo punto della storia? Le classifiche sono divertenti, ma ingiuste. Utili per passare una serata, inutili se vuoi trovarci un briciolo di verità. Maradona è stato un uomo contro, non avrebbe mai giocato nella squadra di un emiro qatariota. Scelse piuttosto Napoli e in quella scelta voluta, confermata, mai tradita, c’è Diego in purezza. Messi non ha quella dimensione. Però solo lui poteva riportare la Coppa del Mondo in Argentina, c’è riuscito all’ultima occasione possibile. Il suo tempo calcistico sta arrivando alla conclusione, si annuncia quello di Mbappé.

Il francese è un fenomeno assoluto che nell’albero genealogico degli artisti supremi del calcio non sai dove mettere. Non somiglia a nessun altro che a se stesso. E come nessun altro interpreta il calcio di questi nostri tempi. Su una base atletica notevolissima (la velocità devi allenarla, non è sufficiente il talento) Mbappé ha aggiunto un campionario tecnico straordinario. Ha rimesso due volte la Francia in corsa quando tutto pareva perso. Ha segnato quattro gol in una finale mondiale, di cui tre su rigore è vero, ma questo particolare non rende il risultato meno notevole. La sua squadra lo ha supportato meno di quanto non abbia fatto l’Argentina con Messi. Persi prima di cominciare Benzema, Pogba e Kanté. Persi durante la partita di ieri Theo, Giroud e Griezmann. Troppo anche per Mbappé. La Francia al completo vale più dell’Argentina, ha una rosa migliore: il futuro è suo. Potrà pure non vincere l’Europeo prossimo o il Mondiale che verrà, ma difficilmente non sarà protagonista nell’uno e nell’altro.

E’ stata la finale Mondiale più bella, almeno fin dove può arrivare la memoria o possono venire in soccorso i filmati d’epoca. Che sia accaduto al torneo più folle nella collocazione e più opaco nell’attribuzione, conferma che calcio e sport sanno trovare da soli la cura per salvarsi, quando tutto congiura contro. Ne abbiamo viste tante, una finale a Natale ci mancava, francamente però non sentiamo il bisogno di un bis. La prossima edizione tornerà d’estate, in compenso si giocherà in tre Paesi (Canada, Stati Uniti, Messico) e avrà 48 squadre anziché 32. Tanto per rimanere in esercizio con le stranezze.

Difficile pensare che non ci sarà l’Italia. Siamo diventati specialisti nel tifare le altre nazionali, dopo due Mondiali vissuti da spettatori. Dal 2006 abbiamo collezionato brutte figure oppure nemmeno ci siamo presentati. Di giustificazioni abbiamo fatto il pieno, credo siano ormai esaurite come è esaurita la pazienza degli italiani. Ci sono un Europeo da confermare e un Mondiale da conquistare, almeno nella partecipazione. Torniamo a essere l’Italia. Non è chiedere troppo, ma il giusto.

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