NAPOLI – Alzi la mano chi a giugno, nel pieno della umana ubriacatura per uno scudetto atteso trentatré anni, aveva lontanamente sospettato che quella squadra da sogno con il suo calcio spaziale sarebbe sparita, inghiottita dalla tenebre. E alzi l’altra mano chi, in quelle ore, rivedendo gli highlights di una favola (irripetibile?) si è lasciato sfiorare dalla tentazione d’essere stato dentro un’enorme bolla, temendo che nulla potesse essere come prima. È volato via un tempo memorabile e ora che quel Napoli non c’è più e di sé ha lasciato il ricordo, mentre De Laurentiis sfila lontano dall’impietoso specchio, il Napoli passa dalla sala trucco e si rifà piedi e occhi, che ancora lacrimano: Elmas ha salutato dalla sera alla sera, venticinque milioni (bonus inclusi) da sistemare in banca, in attesa di reinvestirli; Zielinski ha ormai le valigie sul letto e il sospetto d’aver buttato via un campionato, El Cholito è letteralmente assediato da uno stuolo di corteggiatori; e gli altri si sono smarriti nel centro di un villaggio caotico, tra le teorie inapplicate di Garcia e di Mazzarri. «Ma è colpa mia, non dei calciatori e degli allenatori. Chiedo scusa ai napoletani, mi assumo le responsabilità di questa situazione e li assicuro che ci muoveremo sul mercato». Quando Napoli-Monza è finita e di questo 2023 resta però un semestre meraviglioso, che pure gli è appartenuto, Aurelio De Laurentiis ha preso il peggio di sé e l’ha scaraventato in piazza per pentirsi di un’estate rovinosa, di strategie pallide, di scelte insospettabili ed infelici che hanno spostato la Storia (quasi) ai margini della narrazione: ma ora che questo 2023 se n’è andato, per starsene (anche) in pace con se stesso e vivere un anno nuovo, è diventato inevitabile costruirsi un’altra vita.
Napoli, la priorità è il mediano
Il calcio va di fretta, pure quando consuma, e quando si ricomincerà Anguissa sarà in Coppa d’Africa con Osimhen, Demme aspetterà un allenatore che creda in lui, Gaetano ambirà a qualche minuto pure altrove e in mezzo al campo il Napoli si ritroverà senza muscoli, senza personalità, senza spessore: Emre Can (30 a gennaio) ha in sé tutto ciò che manca, anche la conoscenza profonda di un’Italia – attraversata per due anni, con 45 partite nella Juventus – e un patrimonio che può servire eccome. In uno stato d’emergenza, e dopo aver tanto sbagliato, le riflessioni sono enormi e prolungate ed Emre Can è entrato in quest’orizzonte ancora opaco, che rapidamente andrà purificato: un mediano così il Napoli lo cerca, lo vuole, lo lusinga e però prima ancora di provarci è necessario un ulteriore giro d’orizzonte. Emre Can costa intorno ai venti milioni, ha un ingaggio degno del Borussia Dortmund (oltre i quattro milioni) e pure trent’anni, che nella filosofia del club sono ritenuti troppi: nella shortlist ci sono Boubakary Soumaré (25 a febbraio) e Pierre-Emile Hojbjerg (28), ma non sarà semplice decidere. Il problema, si fa per dire, esiste anche a destra, alle spalle di Di Lorenzo: Mazzocchi (28) è il preferito ma se non sarà possibile concludere con la Salernitana tornerà di moda Faraoni (32) del Verona.
Samardzic, contatti con l’Udinese
Gli interventi saranno immediati ma il Napoli proverà ad andare oltre questa sua crisi esistenziale: a giugno, Piotr Zielinski saluterà dopo otto anni arricchiti con la sua eleganza calcistica e umana e per fronteggiare l’addio di un talento vero bisognerà giocare d’anticipo. Adl lo ha fatto, ha parlato con Giampaolo Pozzo, suo amico da sempre, e con lui ha cominciato a trattare Lazar Samardzic (22 a febbraio), che a Udine accostano, guarda un po’, proprio a Zielinski, cresciuto sugli stessi campi, con la stessa aria di una stellina che Napoli vorrebbe tutta per sé, per illuminarsi ancora.
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