Mercato, l'Italia continua a comprare gli stranieri

MILANO– Il fascino dell’estero non lo vinci né lo cancelli perché noi italiani siamo fatti così: l’erba del vicino è sempre più verde. E quell’erba andiamo a comprare spesso e volentieri, dimenticandoci che la nostra appassisce. Nell’ultima settimana ci hanno portato via tre azzurri, tra Nazionale maggiore e Under 21 (Scamacca, Lucca e Viti), un altro (l’Under 19 Casadei) è insidiato dal Chelsea, ma rimaniamo convinti che la risposta alla crisi del nostro pallone sia all’estero. Non si tratta di una affermazione campata in aria, ma che finora ha una base solida nei numeri del mercato.

Numeri impietosi

Sulle 111 operazione concluse o… quasi (Vecino alla Lazio, De Ketelaere al Milan, Miranchuk e Lazaro al Torino), ben 69 si riferiscono a giocatori stranieri. Che arrivano dall’estero o che sono stati presi da formazioni italiane. Abbiamo considerato gli acquisti a titolo definitivo o i prestiti conclusi in questa finestra di mercato, non i calciatori che sono rientrati alla base da un prestito o che erano in un club che poi li ha acquistati. Altrimenti alla lista bisognerebbe per esempio aggiungere il turco Demiral, che l’Atalanta ha riscattato dalla Juventus, l’argentino-interista Correa, per il quale è scattato l’”obbligo”, e il camerunese Anguissa, pagato dal Napoli 15 milioni al Fulham. Ma davvero i nostri giocatori sono così scarsi? Davvero i nostri vivai sono diventati così aridi?

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Big “esterofile”

Le grandi portano la bandiera di chi guarda solo ed esclusivamente ai talenti cresciuti fuori dai nostri confini per cercare il salto di qualità. La Juventus ha preso il francese Pogba, l’argentino Di Maria e il brasiliano Bremer. Anche l’italiano Cambiaso? Vero, ma lo ha girato in prestito al Bologna che lo schiererà nel prossimo campionato (e dunque l’ex Genoa finisce nelle operazioni di Mihajlovic e non in quelle di Allegri). Tutti stranieri anche i rinforzi di De Laurentiis per il suo Napoli: l’uruguaiano Olivera, il georgiano Kvaratskhelia, il sudcoreano Kim e il norvegese Ostigard. L’arrivo di Raspadori potrebbe essere… una goccia in mezzo al mare visto che Adl tratta pure Kepa e Simeone. Solo “made in Belgio” per il Milan con Origi e De Ketelaere (il francese Adli era stato “chiuso” un anno fa ed è sbarcato a Milanello dopo il prestito al Bordeaux), mentre la Roma ha calato il suo poker straniero con il serbo Matic, il turco Celik, l’argentino Dybala e il belga-serbo Svilar. Mou, però, oltre all’… eccezione Belotti, punta pure l’olandese Wijnaldum. E l’Inter? L’unico italiano finora inserito in rosa è l’ex Cagliari Bellanova, mentre sono nati al di là dei nostri confini il belga Lukaku, il camerunese Onana, l’armeno Mkhitaryan e l’albanese Asllani. In attesa di Pinamonti, Gasperini ha avuto solo il brasiliano Ederson, mentre Lotito alla sua Lazio tre italiani su sette acquisti li ha regalati: Romagnoli, Casale e Cancellieri.

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L’esempio di Galliani

Non è una novità che l’Udinese punti sull’estero (8 calciatori su 9; fa eccezione Masina, nato in Marocco, ma con cittadinanza italiana): la politica dei Pozzo da anni è questa e li premia. Pure il Torino parla straniero con quattro trasferimenti su quattro in entrata. Chi va in controtendenza? Berlusconi e Galliani: per il Monza hanno preso Andrea e Filippo Ranocchia, Cragno, capitan Pessina, Carboni, Sensi, Birindelli, Caprari e Sorrentino. A parte il giovane Bondo, l’unico straniero è Marlon. Anche la Cremonese ha puntato sugli italiani con Ghiglione, Milanese, Quagliata e altri. E poi c’è quella vecchia volpe di Corvino che per il Lecce ha voluto tra gli altri Falcone, Frabotta, Di Francesco, Colombo e Baschirotto oltre a qualche “scoperta” oltre confine (Ceesay e Bistrovic su tutti). Restano comunque in minoranza in un calcio italiano sempre… più straniero come testimoniato dai dati Opta: nel 2021-22 i giocatori nati oltre confine erano il 62%, mai così tanti; solo il 38% erano italiani. Nel 2006-07, la stagione post trionfo Mondiale, questi ultimi erano il 71%. Un crollo verticale che non sembra aver fine. 

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