Mercato di A quasi fermo: a una settimana dalla fine solo 34 operazioni. E all’estero non va meglio

Un anno fa la sessione invernale chiuse con 179 contratti depositati. Finora solo 8 trasferimenti a titolo definitivo, ma la crisi per il Covid coinvolge tutta Europa

I numeri parlano chiaro, non è un mercato come gli altri. Di sicuro questa sessione invernale non è paragonabile a quella di gennaio scorso, nella mole e nella caratura di trattative andate in porto. Considerando le operazioni in entrata nella Serie A, si possono conteggiare i numeri di contratti depositati in Lega dalle 20 partecipanti al massimo campionato italiano e il risultato – a una settimana dalla chiusura delle porte – parla di un impietoso 179 a 34.

SCENARI

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È vero che nel calciomercato può succedere di tutto, però è piuttosto inverosimile credere che entro l’1 febbraio quel 34 possa anche solo avvicinarsi alle operazioni concluse nel gennaio del 2020. Nel computo dei contratti depositati rientrano tutte le operazioni registrate dai club di A per giocatori in arrivo da altre squadre del campionato, dalle serie minori e dall’estero. Non sono invece considerate le cessioni in Italia fuori dalla Serie A e oltre i confini, perché ovviamente i contratti vengono depositati nella lega di riferimento. Fatte queste premesse, il dato è più che evidente: al momento il contatore veleggia a 34 operazioni ufficiali a tutti gli effetti, mentre l’anno scorso – al momento della chiusura – si era toccata quota 179. Questo fenomeno è causato da una serie di fattori compresenti, ma sicuramente il più pesante è la contrazione economica causata dalla pandemia di coronavirus, che l’anno scorso si diffuse nel nostro Paese proprio il mese successivo al calciomercato invernale. La crisi sanitaria ha ostacolato gran parte dei settori economici nazionali e il calcio non è stato risparmiato. Se ci sono meno soldi per intervenire sul mercato, ci sono anche meno margini per i ritocchi di metà stagione alle rose. Molti incastri sembrano risolversi e completarsi solo quando una squadra spende una somma per un giocatore a titolo definitivo, così quella venditrice può – volendo – fare lo stesso per un secondo calciatore e così via. Ma finora è accaduto ben poco.

LE FORMULE

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Trentaquattro operazioni finalizzate sono poche, ma probabilmente ognuno di noi faticherebbe non poco a elencarne anche solo 20. Ci sono due motivi: il primo è che rientrano in questo conteggio anche alcune operazioni di settore giovanile e il secondo è che il numero è “drogato” dai rientri dai prestiti. In particolare, sono solamente 8 i trasferimenti a titolo definitivo, di cui due destinati alla Juventus Under 23 (De Marino dalla Pro Vercelli e Lungoyi dal Lugano). Gli altri sono Maehle dal Genk all’Atalanta, Louakima dal Psg alla Roma, Onguene dal Salisburgo al Genoa, Mandzukic dall’Al Duhail al Milan, Maleh dal Venezia alla Fiorentina e Zagaritis dal Panathinaikos al Parma. Insomma, pochissimi, soprattutto se si vanno a vedere gli esborsi dei club. In più, 13 sono rientri dai prestiti e altrettanti sono trasferimenti temporanei (Tomori, Torregrossa, Duncan, Meité, Sturaro, Conti, Strootman, Soumaoro, Saponara, Nainggolan…), che non si differenziano tra quelli “secchi” e quelli con clausole di diritto od obbligo di riscatto. Questo “numero 34” è destinato a salire da qui all’1 febbraio, ma i contorni sono quelli di una realtà lontana dai fuochi d’artificio del passato: gli Eriksen o gli Ibrahimovic, per intenderci.

GLI ALTRI

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Infine, vale la pena fare un excursus all’estero, per confrontare il nostro dato con quello delle altre quattro maggiori leghe del continente. Per fare la tara alle differenze di conteggio (soprattutto sui giocatori delle giovanili e i rientri dai prestiti), ricorriamo alle percentuali: la Serie A ha registrato al momento solo il 18,99% delle operazioni rispetto a tutta la scorsa sessione invernale. La Premier League, che secondo l’ultimo report della Fifa continua a capeggiare in termini di mercato, ha il contatore fermo a quota 9 operazioni in entrata. Lo scorso gennaio? Furono 50 tondi tondi, quindi si trova esattamente al 18%. Va leggermente meglio in Germania, con la Bundesliga che ne certifica 11 contro i 44 totali di dodici mesi fa (25%), tra cui c’era però un certo Erling Haaland. Il numero tedesco del 2020 era esattamente lo stesso della Ligue 1, che però attualmente si ferma a 9, il 20,45%. Aggiorneremo questi dati a fine sessione per avere una visione completa, ma certamente questo mercato invernale non è come gli altri.

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