Meno fantasia, più geometria: come gioca oggi Paredes e cosa potrebbe dare all’Inter

Dall’addio alla Roma l’argentino che piace ai nerazzurri si è evoluto tra San Pietroburgo e Parigi: ecco che tipo di centrocampista è diventato e cosa potrebbe dare a Conte

Lo avevamo lasciato alla Roma, potremmo ritrovarlo a Milano tre anni e mezzo più tardi. Con l’arrivo di Mauricio Pochettino sulla panchina del Psg al posto dell’esonerato Thomas Tuchel, torna in auge l’ipotesi dello scambio tra i parigini e l’Inter con Leandro Paredes in nerazzurro e percorso inverso di Christian Eriksen. Se i dettagli della possibile trattativa li approfondiamo in separata sede con i nostri esperti di calciomercato, può tornare invece utile comprendere che giocatore è oggi Paredes. Dall’addio alla Roma in direzione San Pietroburgo per 27 milioni di euro, il centrocampista argentino ha fatto infatti tanta strada ed è maturato notevolmente.

In Italia

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In giallorosso ci era arrivato dal Boca Juniors per 4,5 milioni, dopo una breve parentesi al Chievo per i classici slot da extracomunitari che non sono mai abbastanza. Era un trequartista puro, di quelli che amano tenere tanto tra i piedi il pallone, a cui danno del “tu”. Tre partite ai gialloblù, 13 con un gol ai giallorossi prima del prestito annuale all’Empoli di Marco Giampaolo. L’attuale allenatore del Torino gli insegna a giocare prima il pallone e lui in Italia diventa pian piano un centrocampista centrale, arretrando il suo raggio d’azione. Poi l’ottimo anno a Roma da titolare con Luciano Spalletti e l’esordio in Champions League, prima di abbracciare la causa russa allo Zenit.

Col Mancio

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A San Pietroburgo Paredes trova una linea di continuità con gli anni precedenti. È l’allenatore Roberto Mancini, attuale commissario tecnico della Nazionale italiana. In Russia gioca un anno e mezzo come titolare, disputa due Europa League e registra in totale 61 presenze, 10 gol e 13 assist. Non assomiglia molto al giovane che prometteva bene al Boca Juniors perché, già quando viene convocato per la prima volta dall’Argentina nell’estate del 2017, è diventato un vero regista, il centrocampista centrale che in questi anni si è guadagnato il posto anche al Psg. Concreto, tenace, un giocatore di sostanza. Pochi fronzoli, recupero palla e verticalizzazioni immediate verso gli attaccanti: un uomo perfetto per le ripartenze veloci.

In Francia

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Lo sanno bene Mbappé e Neymar, che raccolgono i frutti delle sue giocate quando lui saluta la Russia e passa al Psg per oltre 40 milioni di euro. È il gennaio del 2019 e Paredes si inserisce subito nelle rotazioni dei parigini. Nei primi sei mesi è sempre nella formazione titolare, mentre dalla seconda stagione Tuchel inizia a centellinarlo e lui gioca all’incirca la metà delle partite. A due anni dal suo arrivo nella capitale francese, Paredes ha nel curriculum 67 presenze totali e ha anche preso l’abitudine a vincere trofei. Il centrocampista argentino ha infatti in bacheca due Ligue 1, una Supercoppa di Francia, una Coppa di Francia e una Coppa di Lega: in più, la finale di Champions League da titolare nella bolla di Lisbona contro il Bayern Monaco, persa 0-1.

Oggi

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Non c’è più traccia del Paredes trequartista e i numeri delle partecipazioni ai gol al Psg lo testimoniano: solo una rete in Coppa di Francia a una squadra di seconda divisione nello scorso gennaio e tre miseri assist in totale. Insomma, più lavoro di backstage e meno palcoscenico in prima persona. Quest’anno il minutaggio è sceso ulteriormente e il feeling tra Paredes e Tuchel è calato: solo 12 presenze, con le ultime tre gare del Psg che non lo hanno mai visto in campo: due panchine e una tribuna. L’arrivo di Pochettino potrebbe riservargli nuove chance, ma è più comprensibile che il nuovo allenatore spinga per avere in rosa il suo pupillo Eriksen, ora opaco all’Inter. Cercato in passato più volte dalla Juventus, il centrocampista argentino aveva poi già accettato la corte nerazzurra in estate, quando lo scambio con Marcelo Brozovic saltò nelle ultime ore della sessione di mercato. Ora la pista nerazzurra si è riscaldata e lui non avrebbe certo i problemi di collocazione in campo che ha sofferto il danese con Antonio Conte. L’allenatore potrebbe riservargli un posto nella triade di centrocampo nel 3-5-2: niente più Neymar e Mbappé a servirsi delle sue verticalizzazioni immediate, ma Lukaku e Lautaro pronti a scatenarsi in campo aperto con l’ex trequartista a indicare loro la strada.

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