Melandri, ecco cosa blocca il calcio italiano

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Melandri, ecco cosa blocca il calcio italiano
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Approvata nel 2008, la legge che porta la firma dell’ex ministro dello sport, ha fatto da sempre discutere il mondo del calcio

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Approvata nel 2008, la legge che porta la firma dell’ex ministro dello sport, ha fatto da sempre discutere il mondo del calcio

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ROMA – Si parla di diritti tv, nella legge Melandri-Gentiloni del 2008, quella più volte indicata da Aurelio De Laurentiis come la principale responsabile del declino – o meglio della mancata crescita – del calcio italiano. Ma di cosa parla? Proviamo a riassumerla nei suoi punti principali.

CONTITOLARITÀ DEI DIRITTI – Dalla titolarità soggettiva (in capo alle singole società), si è passato alla contitolarità tra la Lega Calcio, su mandato della Figc, e le società.

DIRITTO DI UTILIZZAZIONE ECONOMICA – Attribuito alla Lega, offre i diritti a tutti gli operatori su tutte le piattaforme attraverso distinte procedure competitive (pacchetti) approvate dall’Autorità per le Comunicazioni e dall’Antitrust.

OFFERTA E PACCHETTI – La Lega può attuare più gare per l’assegnazione dei diritti sulle diverse piattaforme. Deve predisporre pacchetti equilibrati tra loro che non potranno essere tutti acquisiti da un singolo operatore.

L’ASSEGNAZIONE – È vietato acquisire in esclusiva tutti i pacchetti relativi alle dirette. I contratti di licenza durano al massimo tre anni.

MUTUALITÀ – Una quota delle risorse viene destinata a sviluppare i settori giovanili, a valorizzare le categorie dilettantistiche, a sostenere la sicurezza degli stadi e a finanziare ogni anno almeno due progetti di particolare rilievo sociale a sostegno di sport diversi dal calcio.

RIPARTIZIONE DELLE RISORSE – Come vengono ridistribuiti i proventi? Il 40% in parti uguali tra tutti i club di Serie A, il 30% sulla base dei risultati sportivi conseguiti e il restante 30% in base al bacino d’utenza. Del 30% relativo al il risultato sportivo il 10% è determinato in base ai risultati conseguiti dalla stagione 1946/1947, il 15% in base ai risultati delle ultime 5 stagioni e il 5% in base all’esito dell’ultimo campionato. Del 30% relativo al bacino d’utenza, il 25% è determinato in base al numero di sostenitori di ogni squadra e il 5% in base alla popolazione del comune di residenza del club.

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