Mbappé: “Mi chiamò Macron e mi chiese di restare al PSG. Una cosa assolutamente folle”

Kylian Mbappé, intervistato da Sports Illustrated, ha raccontato che nei giorni più caldi delle trattative per il prolungamento del contratto con il Paris Saint Germain fu contattato anche dal presidente Emmanuel Macron:

“Ci sono state diverse chiamate tra noi due. Ci sono stati colloqui a dicembre, gennaio, febbraio, marzo. Macron mi ha chiamato per dirmi: ‘so che vuoi andartene. Quello che voglio dirti è che sei molto importante in Francia. Non voglio che te ne vada. Hai la possibilità di fare la storia qui. Tutti ti amano’. Gli ho detto che l’ho apprezzato, ma era una cosa assolutamente folle. Il presidente ti chiama e ti dice di continuare”.

Il fuoriclasse francese ha poi spiegato i motivi che lo hanno spinto a restare a Parigi. “Sarebbe stato più facile andare al Real Madrid. Ma ho questa ambizione personale. Sono francese. Sono un figlio di Parigi e vincere qui è qualcosa di molto speciale. E’ come essere in grado di scrivere il tuo nome nella storia del tuo paese per tutta la vita”.

Il problema razzismo

Mbappé ha poi parlato del razzismo: alcuni cori subiti, lo avevano spinto a prendere in considerazione l’ipotesi di lasciare la nazionale francese.

“Non posso giocare per le persone che pensano che io sia una scimmia. Pensavo di non giocare più con la nazionale. Poi mi sono preso del tempo per riflettere con tutte le persone che giocano con me e mi sono convinto a continuare. Penso che non sia un buon messaggio arrendersi quando le cose non vanno come ci si aspetta. Penso di essere un esempio per molte persone. Non ho lasciato la nazionale perché è un messaggio per le giovani generazioni dire: siamo più forti di così”.

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