Mauro Tassotti: “Milan col 4-4-2? Voto sì, e vi spiego perché”

Il grande ex rossonero: “Ibra e Giroud sono compatibili, Leao è in grado di fare l’ala, ma deve trovare la sua via una volta per tutte. La difesa rossonera è di alto livello. Pioli merita il rinnovo”

Marco Pasotto

17 agosto – Milano

Vacanze in Sardegna, l’orgoglio di aver accompagnato – da grande saggio e consigliere fidato di Shevchenko – l’Ucraina ai quarti dell’Europeo, l’attesa per una nuova avventura. Sempre con Sheva, ovviamente (“Aspetto con lui, all’inizio dei campionati succedono sempre tante cose…”). E, nel frattempo, uno sguardo affettuoso al suo passato rossonero. Mauro Tassotti osserva il Milan in costruzione e ciò che vede lo soddisfa. A partire dalle novità tattiche.

Il Milan sta virando drasticamente verso il 4-4-2: come lo giudica? Curioso di vederlo messo in pratica in gare ufficiali?

“Penso sia un sistema di gioco che può avere una buona prospettiva. La prima esigenza è quella di far giocare Ibra e Giroud insieme. Sono due calciatori importanti e tenerne fuori uno non è semplice. Certo, il Milan giocherà spesso tre volte alla settimana, loro non sono più giovanissimi e ci sarà anche bisogno di alternarli, ma il momento per fare gli esperimenti è questo. Pioli fa benissimo. Se vuoi farli giocare insieme, il 4-4-2 è il modulo migliore. Si potrebbe pensare di partire da una difesa a tre, ma diventerebbe un cambio un po’ troppo radicale. Il Milan storicamente ha sempre giocato con la difesa a 4 e con il 4-4-2 possono bastare otto giocatori per difendere, in modo da non chiedere a Ibra e Giroud un superlavoro eccessivo”.

Quindi lo ritiene un sistema adatto ai giocatori attualmente in rosa?

“Direi proprio di sì. Con qualche punto da chiarire. Per esempio occorre capire bene l’evoluzione tattica di Leao. Quale strada prenderà. Ora come ora non si capisce se sia più esterno o più attaccante, perché non è né l’una né l’altra cosa. È un ragazzo molto forte, ma è ancora in fase di maturazione. Un altro giocatore a cui prestare molta attenzione è Diaz, che ha concluso in modo eccellente l’ultima stagione. C’è l’esigenza di far giocare anche lui ed è evidente che nel 4-4-2 farebbe più fatica. Alla fine, però, ritengo che fra 4-4-2 e 4-2-3-1 non ci sia poi tutta questa grande differenza. Il 4-2-3-1 magari è più indicato per difendere. Col 4-4-2 per esempio si fa più fatica ad affrontare avversari che giocano col ‘play’ basso. Con il Jorginho della situazione, per capirci”.

Ma in questo Milan col 4-4-2 non mancherebbe una vera ala sinistra? Un alter ego di Saelemaekers. Le prime prove di Leao non sono state granché.

“Se si vuole davvero giocare col 4-4-2 non si possono avere due ali con caratteristiche uguali. Occorrono profili diversi, uno dei quali con maggior attitudine offensiva. Saelemaekers per esempio sa fare bene tutto ma non è un attaccante. L’ala è un ruolo tagliato apposta per lui, però sulla corsia opposta è giusto pensare a un giocatore più offensivo. Ecco, magari meglio evitare Leao da una parte e Rebic dall’altra, a meno di essere costretti a un arrembaggio per estrema necessità”.

I diretti interessati non vedono l’ora di giocare insieme: anche lei vede Giroud e Ibra compatibili?

“Direi proprio di sì. Se stanno bene possono senz’altro giocare insieme. Giroud per il Milan è un bel colpo, è uno che sa giocare a calcio e segnare. Magari non ti inventa il gol come Ibra, lui ha bisogno della squadra. Ma se la squadra lo supporta, ha molta facilità nel trovare il gol. L’area è la sua zona di comfort”.

E se non c’è Ibra accanto a Giroud?

“Sia Rebic che Leao possono fare la seconda punta senza problemi e con efficacia”.

A proposito di Leao, il dibattito è aperto: il Milan l’ha tolto dal mercato decidendo di dargli fiducia e i tifosi si dividono. Giusto puntare su di lui?

“Da ciò che ha fatto vedere sul campo è giusto insistere, dopo di che non lo conosco abbastanza per giudicarlo come attitudine al lavoro. Ma, a livello di valore, viste età e qualità, va aspettato. Il Milan ha fatto la scelta corretta”.

Punti critici del 4-4-2?

“Come dicevo se giochi contro un avversario con il regista basso devi chiedere un grande sacrificio ad almeno uno dei due attaccanti. E’ un sistema che deve essere interpretato in modo moderno e non scolastico, altrimenti diventa troppo leggibile”.

Lei personalmente che cosa preferisce tra 4-4-2 e 4-2-3-1?

“Le preferenze lasciano il tempo che trovano: sono le caratteristiche dei giocatori a dettare il sistema. E comunque sono sistemi simili”.

C’è chi sostiene che fosse giusto cambiare anche perché il 4-2-3-1 è molto dispendioso.

“In generale una squadra di livello deve avere conoscenze tali da poter praticare più sistemi. C’è sempre la necessità di variare, e saperlo fare significa riuscire ad accendere la scintilla giusta”.

Le piace il mercato che sta facendo il Milan?

“Sta ricalcando quello delle ultime stagioni, ovvero giocatori giovani ma in grado di inserirsi subito. Con qualche senatore utile a tutto il gruppo. Devo dire che nel club rossonero hanno le idee molto chiare. Hanno fatto scelte radicali nella filosofia di gestione che mi sono piaciute. E che hanno pagato. L’anno scorso ha giocato benissimo per molto tempo e mi aspetto che giochi ancora quel tipo di calcio. Il Milan ha giocatori forti. Guardate anche solo alla difesa: Kjaer è stato un protagonista all’Europeo, Calabria secondo me andrà in Nazionale molto presto perché lo merita, Hernandez si sta affermando in maniera forte e chiara. Sono molto curioso di vedere questa squadra all’opera in Champions”.

Restiamo in difesa, allora: la situazione di Romagnoli è delicata.

“In effetti per lui non è una situazione facile, soprattutto a livello psicologico. Ma quando sei in una grande squadra è così. Kjaer e Tomori l’anno scorso si sono rivelati più affidabili e Pioli ha fatto giocare loro. Anche se sei il capitano, puoi finire comunque in panchina, sapendo però che ci saranno molte rotazioni, specialmente con la Champions. Ad ogni modo la competizione interna fa crescere tutta la squadra”.

Diversi giocatori rossoneri hanno già pronunciato la parola scudetto lungo l’estate.

“Sulla carta Inter e Juve sono più pronte, ma mi fermerei a queste due. E comunque i valori non sono così superiori rispetto al Milan. Per quanto riguarda le altre, non vedo i rossoneri dietro a nessuno, mentre l’estate scorsa il Milan poteva essere anche essere messo dietro il Napoli e le romane. Insomma, lo scorso campionato, per com’è andato, ha un peso importante. Il Milan ha dimostrato di saper vincere anche partite importanti, come con la Juve e l’Atalanta. Sono segnali”.

Anche Pioli attende un segnale dalla dirigenza, dal momento che sta iniziando la stagione in scadenza di contratto: una situazione non ottimale per un comandante a cui è chiesto di proseguire il ciclo virtuoso.

“Una situazione particolare, diciamo. Ma per un allenatore l’orgoglio e la soddisfazione di stare in un club come il Milan può valere anche la condizione di iniziare una stagione in scadenza. Essere disposto anche ad aspettare qualche mese in più. Non credo che il club voglia metterlo alla prova. Sanno bene come lavora, hanno avuto più di un anno per apprezzarlo. Pioli è capace, ben educato, ricopre il ruolo in maniera eccellente. Poi, certo, il rinnovo sarebbe giusto per tutto quello che ha fatto. Il campo parla per lui”.

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