Marotta: “Nessun piano B, spero che Conte rimanga. Suning cerca un socio, c’è ottimismo”

“C’è grandissimo feeling tra tecnico, società, squadra e tifosi. Vogliamo la seconda stella. Ma c’è una crisi che tutti i club dovranno valutare”

“Nessun piano B, c’è il piano A perché spero tanto che Conte possa continuare il ciclo con noi. C’è grandissimo feeling tra lui, la società, la squadra e i tifosi. Sono ingredienti importanti per crescere e toglierci delle soddisfazioni”. L’ad sportivo dell’Inter Beppe Marotta dai microfoni di Radio Anch’io Lo Sport perla del tecnico dello scudetto e del mondo nerazzurro.

Benedetti spigoli

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“Lo scudetto? Una grandissima soddisfazione per un’impresa storica. Come per tutte le vittorie c’è una grande fatica, una grande cultura del lavoro. La crescita è stata costante già dalla stagione passata, siamo arrivati a un punto dalla Juventus e in finale di Europa League. Quest’anno Conte è riuscito a inculcare definitivamente quei principi vincenti che sono alla base del successo. Io ormai ho tanti anni di esperienza in questo settore, allenatori ne ho avuti tanti. Un vincente ha sempre qualche aspetto spigoloso nel Dna, ma per essere vincenti bisogna essere così. Conte è questo, è un vincente e quest’anno non abbiamo avuto alcun problema. Lui è una persona trasparente, dice sempre quel che pensa ed è una caratteristica positiva”.

Il futuro

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Inevitabile parlare del futuro: “Sappiamo che siamo in un momento molto difficile, c’è una contrazione nei ricavi e questo incide sui grandi club. La potenza sul mercato sarà ridotta. Bisognerà fare dei confronti, nel nostro e in altri club. Da un parte si fa il consuntivo di fine stagione, dall’altra bisogna ragionare su costi certi e ricavi incerti. Il quadro è questo, ascolteremo Conte e le linee guida della proprietà, ma c’è un giusto e sano ottimismo. Io non voglio anticipare le linee guida della società perché non le conosco. Il momento è particolare, i grandi club sono in difficoltà finanziaria. Il modello non è adattabile alla situazione, dobbiamo trovarne uno nuovo. Ci sono però anche altre situazioni organizzative che svolgono un ruolo altrettanto importante e queste caratteristiche le abbiamo”. Così invece sulla ricerca di un nuovo socio: “La proprietà sta lavorando per il bene dell’Inter. L’obiettivo è arrivare a un accordo con un partner per far confluire la liquidità che serve in questo momento. C’è grande ottimismo ma non possiamo dimenticare che la proprietà ha profuso circa 700 milioni in questi anni. Meritano grande rispetto da questo punto di vista. Poi le difficoltà che hanno le grandi aziende porta a fare considerazioni un po’ diverse rispetto al passato recente, che era più positivo”.

La mano di Conte

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Si torna a parlare di Conte e del suo rapporto con il gruppo: “La squadra è ad immagine e somiglianza dell’allenatore. Ogni tecnico modella la squadra a seconda della propria filosofia, che è una filosofia vincente. Non si può migliorare il valore della squadra dal possesso palla. La squadra ha dimostrato di meritarsi il ruolo. La statistica dice che siamo a 82 punti e l’anno scorso la Juventus ne aveva 80 a questo punto. Il ruolino di marcia è straordinario indipendentemente dagli avversari. Potremmo arrivare a 94 punti. Alla Juventus era stata data un’impronta, una proprietà presente da decenni. Qui c’era una certa instabilità, l’obiettivo era proprio creare stabilità. Insieme a Conte abbiamo creato un’area sportiva delineata e questo porta un valore in più. Se cerchiamo un nuovo portiere? La programmazione prevede sempre interventi mirati nella squadra. Handanovic è il nostro portiere e capitano, ma dobbiamo guardare anche all’Inter del futuro in tutti i settori della squadra”.

Superlega

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Il tema finanziario resta centrale, anche dopo il caos Superlega: “Un luogo comune dice che non sempre chi più spende più vince, perché accanto al Dio denaro ci deve essere competenza. L’esempio in Italia è l’Atalanta, esempio virtuoso di come si possa competere a grandissimi livelli senza spendere eccessivamente. L’obbligo del management è mixare tutto salvaguardando il patrimonio del club. In questo momento è giusto ridurre i costi che trovano un costo del lavoro rilevante, gli stipendi non sono supportabili ed è lì che bisogna lavorare, riducendo anche l’area professionistica in Italia. La Superlega è nata dall’apprensione dei proprietari perché il modello vigente non è sostenibile. Tutti ricordiamo i grandi mecenati che tiravano una riga e coprivano il disavanzo. Questo calcio va verso un modello di business diverso. Solo a Milano ci sono due proprietà straniere. La Superlega è nata più per una preoccupazione visto il sistema di adesso. E’ nata con modalità e tempi un po’ sbagliati, ma da tutte le cose vanno tratti insegnamenti. L’insegnamento è che il calcio va rimodellato, altrimenti si va in default”.

Seconda stella e Champions

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Visto che l’appetito vien mangiando, a Marotta viene chiesto anche dei prossimi obiettivi: “Sicuramente la seconda stella è affascinante. Rimane fissa sulla maglia. Essere protagonisti di quel momento sarebbe il massimo per tutti. Rientra nella sfera di fascino e romanticismo che ho. Chiaramente la Champions è il trofeo che in Italia i club vorrebbero alzare. Oggi c’è una grandissima competizione, non a caso le quattro semifinaliste di questa stagione sono tra le prime sei per fatturati. Il potere economico non è tutto ma bisogna avere la capacità di valorizzare le risorse e creare una squadra competitiva”.

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