Marotta: “La Juve non gioca le coppe, è favorita per lo scudetto. Allegri? È un bravo comunicatore…”

L’ad dell’Inter ha parlato anche del rinnovo di Lautaro: “Ha affermato più volte che intende restare per tanto tempo. Il prolungamento quando c’è la volontà di entrambe le parti credo sia molto facile”

Andrea Ramazzotti

21 novembre 2023 (modifica il 22 novembre 2023 | 07:47) – MILANO

Al Dla Piper Forum che si è svolto oggi pomeriggio a San Siro l’amministratore delegato dell’Inter, Beppe Marotta, ha parlato della situazione del calcio italiano e del futuro del Meazza: “San Siro è un’icona del calcio italiano – ha iniziato Marotta -, un contenitore di emozioni per la storia del nostro pallone. Poi è normale, parlando di strutture e innovazione, c’è la necessità di rendere gli stadi più funzionali, al passo con i tempi, capaci di sviluppare il business delle società sportive. San Siro è datato e come tutte le cose datate, ha vantaggi come l’aspetto romantico, ma anche svantaggi. Inter e Milan hanno tentato di valorizzare questo impianto, ma guardano anche altre soluzioni”. Eccoci al mercato: “Quanto è difficile fare mercato quando i ricavi del club sono molto inferiori rispetto a quelli delle società inglesi ed arabe? Il manager moderno deve avere coraggio e creatività, in ambito sportivo. Sono da 45 anni in questo ambiente e ho potuto assistere alla trasformazione del sistema calcistico: prima si pensava a vincere e poi a ripianare le perdite con il mecenatismo, mentre adesso al centro di tutto c’è la sostenibilità e poi il raggiungimento degli obiettivi sportivi. Il Financial Fair Play dell’Uefa in quest’ottica ha dato una bella spinta. Le società insomma devono trovare un loro equilibrio, sfruttare le opportunità del mercato, l’arrivare prima su un talento, magari svincolato, oppure creare uno zoccolo duro di italiani come abbiamo fatto noi all’Inter”. Capitolo SuperLega: “È stato un tentativo che si è verificato in un momento di difficoltà del sistema, ma c’è stata una reazione molto forte dell’opinione pubblica. C’è una grande contrazione degli investitori e in Italia non ci sono più investitori e mecenati. In Serie A, per esempio, ci sono diverse proprietà straniere… Non è un caso. Il rifinanziamento del debito dell’Inter fissato a maggio? I nostri tifosi devono stare molto tranquilli perché la famiglia Zhang ha a cuore il club, lo rispetta e rispetta i tifosi. La sostenibilità la puoi ottenere anche se hai dirigenti coraggiosi e creativi. La famiglia Zhang non abbandonerà mai l’Inter lasciandola in difficoltà. Siamo sereni riguardo al futuro. Massimo rispetto per la famiglia Zhang che garantisce continuità. Con il presidente ho un confronto quotidiano e anche da lontano vuole dare un contributo importante alla gestione quotidiana. Posso garantire che ha voglia di rimanere e siamo una società solida oggi”. A margine dell’evento, poi, Marotta ha allargato il discorso ad altri temi: “Il mercato di gennaio e l’infortunio di Cuadrado? Finora noi abbiamo subito veramente pochissimi infortuni e non torneremo sul mercato per due motivi: perché è difficile trovare buone occasioni e perché abbiamo messo a disposizione di Inzaghi una rosa tra le più forti e competitive del torneo. Lo scudetto? La Juventus resta la favorita perché non gioca le coppe. Allegri dice che è l’Inter la favorita? È un grande allenatore e un bravo comunicatore, ma non cambio la mia idea. Questo non vuol dire che non lotteremo fino alla fine per conquistare la seconda stella. Il rinnovo del contratto di Lautaro Martinez? Il giocatore ha affermato più volte che intende restare per tanto tempo all’Inter e il rinnovo, quando c’è la volontà di entrambe le parti di prolungare, credo sia molto facile. È un giocatore su cui puntiamo per il presente e futuro”.

lotito

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Video collegato dal Senato, c’era anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che ha parlato del Flamino: “Lo stadio di proprietà è fondamentale per i ricavi del club. Il Bayern Monaco, tanto per fare un esempio, ha guadagni dallo stadio spaventosi; l’Inter ha incasso 11 milioni dai biglietti della scorsa semifinale di Champions… Immaginate cosa potrebbe succedere se tutti gli stadi italiani fossero moderni. Purtroppo però il nostro calcio ha impianti che fanno parte del passato e non sono in linea con gli standard europei. Io volevo costruire uno stadio avveniristico a Roma, con la stazione all’interno e con la possibilità per i romani di arrivarci con la barca. Veltroni me lo impedì… Siamo uno dei pochi Paesi che non ha stadi e centri sportivi all’altezza. Serve una cabina di regia nazionale che faccia un piano per eliminare i cavilli e le norme che ostano la costruzione di nuovi impianti. Sono 40 anni che non si costruisce uno stadio in Italia… Bisogna cambiare marcia e andare oltre. Soddisfatto del nuovo contratto dei diritti tv della Serie A? Qua non si tratta di essere soddisfatti o no. I fondi vedono il calcio come un investimento interessante perché ci sono margini di guadagno. Il calcio però è fatto anche di passione, dell’interesse dei tifosi, di romanticismo… Il romanticismo, del quale noi presidenti dobbiamo tenere conto, viene meno perché si parla solo di soldi. Noi abbiamo salvato il sistema calcio dilazionando lo scorso anno il pagamento delle imposte in 5 bilanci. Il Decreto Crescita? Più che eliminare ora questa norma, una decisione che creerebbe indubbi problemi ai calciatori che sono venuti in Italia con questa norma, bisogna magari fissare la sua scadenza nel 2028”.

ABODI E I 100 CLUB ‘PRO’

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Il ministro dello sport, Andrea Abodi, ha aperto il convegno: “E’ necessario capire come coniugare la competitività e l’eco-competizione con la reputazione e la credibilità dell’intero movimento. Queste ultime due sono due componenti fondamentali per il calcio. Quando si superano i 5 milioni di debiti è difficile invertire la tendenza e non bisogna solo ricorrere agli strumenti a disposizione delle imprese in difficoltà per andare avanti. Diminuire i costi e aumentare i ricavi è la formula che dovrebbe essere utilizzata, ma anche nel periodo del Covid i costi della Serie A sono aumentati. Neppure in quel periodo di crisi, il sistema calcio è riuscito ad abbassare le spese. La competitiva a qualsiasi costo non porta a niente nel lungo periodo; trovare delle scorciatoie contabili è un altro male da contrastare. L’eco-competizione è l’obiettivo: si può perdere una partita o un campionato, eventi non piacevoli per chi investe e cerca risultati, ma se si mettono in discussione le regole finanziarie tutto diventa più complicato. Nonostante le competizione globale, la Serie A deve mantenere una relazione con le realtà locale. La staffetta generazione del tifo da padre e figlio non è più scontata come in futuro. Un sistema che funziona e gode di autonomia funziona davvero quando non ha bisogno dell’intervento del legislatore: quando si è chiamati a intervenire troppo spesso, qualcosa non va. Il calcio deve mettersi in discussione, capire i punti di sicurezza andare verso una crescita dei fatturati attraverso il lavoro quotidiano determinato dalla progettualità. Il calcio per me è un fattore centrale per la mutualità del sistema: c’è una relazione stretta tra la A, la B e la C. La crescita della A porta beneficio al resto del sistema. Io mi sono impegnato per una nuova norma sui diritti televisivi e sullo sviluppo delle infrastrutture: le norme attuali hanno fatto il loro tempo e il mercato della distruzione dei contenuti, per esempio, è cambiato. Rimanere al passo con i tempi è complicato. Anche la mutualità di sistema va rivista ponendo degli obiettivi di sistema: preferirei una mutualità più generosa, ma con richieste più pesanti per chi riceve i soldi. Cento squadre professionistiche sono troppe e al di là delle legittime aspirazioni, il sistema ha bisogno di articolarsi in maniera più efficiente per non far perdere qualità al prodotto. A meno che non ci sia un’inversione a livello finanziario. Mi piacerebbe un sistema che si faccia aiutare per competere a livello europeo, con gli altri club, ma anche un sistema virtuoso. La Figc ha fissato un tavolo di lavoro con le leghe e io auspico che siano trovate soluzioni perché il calendario internazionale sarà ancora più fitto. Bisogna tradurre in fatti le cose che ci diciamo da tempo: il tutto al di là dei risultati del campo, dalla qualificazione dell’Italia agli Europei alle finali delle italiane nella scorsa dedizione delle coppe europee”.

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