Marotta: “Incresciosi i fatti di Porto, faremo il possibile per tutelare i nostri tifosi”

L’amministratore delegato nerazzurro sul caso dei sostenitori restati fuori dal Do Dragao martedì sera: “Sono stati disattesi gli accordi della mattina stessa, abbiamo inoltrato alla Uefa una richiesta di atto investigativo”

Giuseppe Marotta, ancora una volta, dimostra di avere a cuore il caso dei tifosi che martedì sera sono stati esclusi dallo stadio Do Dragao di Porto in occasione del match di ritorno degli ottavi di finale di Champions League. Nonostante gli sforzi dello stesso amministratore delegato, nonostante il meeting della mattina che sembrava aver trovato una soluzione al problema sollevato dalle autorità portoghesi: “Si è trattato di un fatto increscioso e deplorevole – spiega Marotta a TeleLombardia – che noi abbiamo condannato. Oggi abbiamo inoltrato una richiesta di atto investigativa all’Uefa: in mattinata abbiamo fatto un meeting e sebbene ci fosse un problema di ordine pubblico, l’accordo era quello di far entrare i tifosi in modo più lento, ma ci era stato consentito. Il Porto era l’unico a poter prendere una decisione. Questo ci è stato disatteso all’atto in cui i tifosi si sono presentati allo stadio”.

Gli accorgimenti

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Insomma, il caso è tutt’altro che risolto nonostante la nota ufficiale diffusa ieri dalla Uefa: “Dal punto di vista regolamentare, all’Inter doveva essere riservato un settore al 5% dell’impianto. Questo è stato fatto e i biglietti sono stati acquistati dai nostri tifosi”. Marotta poi continua con la spiegazione: “Per amore di verità, nel sito il Porto aveva segnalato come i tifosi italiani non avrebbero dovuto comprare altri biglietti in altri settori, ma gli altri tifosi residenti in Europa li hanno acquistati e nessuno gli ha ultimato di non comprarli. Ma una volta acquistati, il Porto deve farsene carico, magari anche con il supporto dell’Inter, che ha messo a disposizione una quindicina di steward che erano lì per garantire la sicurezza. Ma si trattava anche di nuclei familiari, di mamme e bambini: è molto lontano dalle scene di Napoli o di pericolo per ordine pubblico”.

A Milano

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Durante l’intervista, l’amministratore delegato spiega anche come la situazione non si sarebbe verificata – e non si è verificata – al Giuseppe Meazza: “Noi riteniamo che lo sport sia strumento di aggregazione – continua Marotta -, al di là della fede. L’importante è che si garantisca l’ingresso a tutti con tutte le cautele. In questo caso si aveva invitato i tifosi di presentarsi senza vessilli, maglie indossate che potessero essere identificabili. Si è manifestata una marcia indietro del Porto ha contravvenuto quanto deciso nel meeting avuto in mattinata tra le società, le forze dell’ordine e i rappresentanti Uefa”. E poi una promessa ai sostenitori interisti coinvolti nella sventura: “Ci sono gli elementi per arrivare a una class action, noi come società faremo il possibile per tutelare i nostri tifosi nelle sedi competenti. Stiamo valutando quale iniziativa prendere per alleviare la delusione, soprattutto ai bambini: cerchiamo di mappare per arrivare a contribuire in parte a vivere le emozioni che non hanno vissuto in quella serata”.

I ringraziamenti

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Infine, non manca un accenno a quanto di buono ottenuto sul campo con l’accesso agli ottavi di finale: “Il merito principali è di quelli che vanno in campo e dell’allenatore. Il lavoro che è stato fatto ha dato questi risultati: la società deve supportarli al meglio e noi garantiamo questo, la nostra presenza al campo è quotidiana. Noi vogliamo mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al meglio senza avere alibi, che sono un male nel calcio”. Alibi che la squadra non ha dovuto cercare in Portogallo grazie all’eroica resistenza del Do Dragao: “I calciatori hanno dato il massimo e hanno raggiunto un obiettivo molto importante che ci riporta in un palcoscenico che rispecchia la storia di questo club e il suo palmarès”.

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