Marciniak sgretola le certezze della Uefa

Il matchday numero 5 è animato da uno dei casi arbitrali più spinosi della stagione, almeno fino a questo momento. Il “messaggio” che passa alla fine di questa giornata è: se anche una certezza granitica come Marciniak comincia a vacillare, allora c’è veramente da preoccuparsi. L’episodio è ovviamente quello del Parco dei Principi, il rigore a favore del PSG al 95’ della sfida col Newcastle, fondamentale per gli equilibri di un girone di cui fa parte anche il Milan. Un penalty che grida vendetta.
Il fallo di mano è da sempre un tallone d’Achille di tutti gli arbitri, perché si porta dietro ancora concetti come quello di “volontarietà”, altamente interpretabile e soggettivo. Negli anni si è provato a semplificare e “oggettivare” la casistica inserendo parametri come la geometria o la sagoma. In questo caso il tocco di mano di Livramento non è punibile: il movimento del braccio è consono, in linea con la dinamica. L’unico obiettivo del calciatore è andare a contrasto; il pallone gli colpisce l’addome, poi sbatte sotto al braccio, che si trova in posizione naturale, coerente con la dinamica della corsa. Un errore commesso in campo sarebbe stato comprensibile, ma la chiamata dal VAR è inconcepibile. Non a caso Kwiatkowski, inizialmente designato anche in Real Sociedad-Salisburgo, è stato sostituito dalla Uefa con Fritz. Come Marciniak, male anche Makkelie (in preda ad una vera involuzione) a Berna.
Per quanto riguarda gli italiani, Orsato passeggia in Barcellona-Porto, mentre la partita del Sanchez Pizjuàn tra Siviglia e PSV Eindhoven si dimostra più difficile del previsto, ma Massa se la cava bene e con lui anche il Var Valeri. Giusto il richiamo per annullare il gol di Sow per un fallo di mano in APP (Attacking Possession Phase), così come è corretta l’espulsione di Ocampos nel secondo tempo per doppio giallo.

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