Marcell Jacobs doping: sospetti americani e inglesi offendono, ma dei 50 exploit sui 100 più di 30 con l’aiutino

Marcell Jacobs doping: sospetti americani e inglesi. L’ombra del doping sul fantastico oro di Marcell Jacobs? Entusiasmo e orgoglio nazionali costringono, anche giustamente, a derubricare a semplici e grette “rosicate” le riserve affacciate da giornali anche prestigiosi come l’americano Washington Post e l’inglese Times.

Marcell Jacobs doping: sospetti americani e inglesi

Insinuazioni, congetture, ma la questione, sebbene sgradevole, va affrontata. Il problema infatti non è la credibilità di Marcell ma quella dell’intero movimento dell’atletica leggera. Che ha molto, forse troppo, da farsi perdonare.

E, d’altra parte, alzi la mano chi si aspettava l’exploit olimpico di Jacobs che, fino a maggio, a 26 anni, non era mai sceso sotto i 10 secondi.

“Obscure Italian from Texas”

Per il Post l’”obscure Italian from Texas” è un’enigma. Certo, spiace per quell’aggettivo, oscuro, più impegnativo e carico di sospetti che non, per esempio, sconosciuto. 

Il commento, tuttavia, se non ci si arresta allo scetticismo preconcetto, è più sfumato. “Sarebbe ingiusto accusare Jacobs: a lui va dato il beneficio del dubbio, ma all’atletica no”, scrive il Post. Ed è difficile dargli torto. 

Come smentire l’assunto per cui l’atletica è “disseminata di campioni pop up rivelatisi poi imbroglioni col doping”? Giù le mani da Jacobs, non è colpa sua, insistiamo noi e lo riconosce anche il Post. Ma resta il fatto inconfutabile che “la storia dell’atletica leggera fa sospettare per i miglioramenti così improvvisi e così enormi”.

Anche il Times batte sullo stesso tasto: “Da Ben Johnson a Gatlin a Coleman, l’arrivo di una nuova stella mette in allerta”. Un dato statistico non può che allarmare tutti, italiani compresi: delle 50 migliori prestazioni mondiali sui 100 metri, più di trenta sono da attribuire a velocisti che alla fine sono risultati positivi ai controlli antidoping.

Secondo Antonio La Torre, direttore tecnico dell’atletica italiana, Jacobs è un fenomeno che non ha espresso ancora in pieno il suo potenziale. Già a Tokyo avrebbe potuto guadagnare ulteriori centesimi non si fosse voltato nella finale a guardare la posizione degli avversari.

“E’ andato sotto i 10 secondi la prima volta a maggio”

Sembra di vederlo il capo dello sport al Times mentre scuote la testa: “Il nuovo campione olimpico dei 100 metri, Marcell Jacobs, è andato sotto i 10 secondi per la prima volta a maggio. È venuto qui e ha corso 9,84 in semi e 9,80 per vincere. Ah bene”.

Per Torre il commento è un concentrato di invidia e pregiudizio. “Credo ci sia un pochino di fastidio, non so se il termine giusto sia ‘rosicare’. Non esiste nessuna legge che dice che chi vince lo sprint deve essere per forza americano o inglese”. 

Reazione comprensibile, ma che a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina lo ha detto un italiano, non un inglese o un americano. Ci fidiamo ciecamente di Marcell, ma chi metterebbe una mano sul fuoco sull’atletica leggera contemporanea?

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