Maradona, il preparatore atletico svela come si allenava Diego: “Un animale competitivo”

BUENOS AIRES (ARGENTINA) – Diego Armando Maradona continua a far parlase di sè, anche dopo la morte. Il Pibe de Oro in campo è stato una vera e propria macchina da guerra, frutto di un talento smisurato e di una preparazione fisica importante che gli ha permesso di resistere alle tante botte subite sul rettangolo verde. A svelare i segreti sul fisico del Diez è il preparatore atletico Elvio Paolorosso, che racconta come divenne il suo personal trainer: “Diego tornava dal Mondiale in Usa e il suo storico preparatore fisico, Signorini, era in Giappone, pertanto chiamarono me”

Paolo Rossi nel presepe con Maradona

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Paolorosso ricorda Maradona

A Corrientes ci allenavamo la mattina, nel pomeriggio andavamo a pescare i dorado e la sera li mangiavamo. Lì ho conosciuto il Diego del popolo, quello umile, non il famoso. Nel ’95 Diego andò a giocare al Boca e mi portò con sé. Era un uomo semplice Diego. Ma c’era anche Maradona, che lo ha superato”. Poi ricorda che una volta gli disse: “‘Per me sei il migliore del mondo, non ci sono dubbi, ma dopo ci sarà l’essere umano e io non farò nulla che vada contro natura, perché ti amo, ti ammiro e sei patrimonio argentino’. Diego era fisicamente un privilegiato perché pur non badando a se stesso, avendo qualche squilibrio, non sempre si allenava a pieno regime, non cercava mai di migliorare la gamba sinistra, stava sempre bene”.

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Un Maradona al 30% è stato superiore a qualsiasi giocatore al mondo. C’era un tripudio di punti di forza di cui era consapevole, e sapeva che era abbastanza per lui. E a questo aggiungeva la velocità mentale. ‘Ho il campo in testa, so anche cosa sta facendo l’uomo sugli spalti’, mi disse una volta. Diego era un animale competitivo. Lo ha dimostrato nei Mondiali del ’90. La caviglia non era una caviglia, era un elefante. E con il dolore, ha giocato lo stesso. Ricordo che eravamo in Canada, e aveva avuto uno scambio di parole con Passarella. Poi un giorno gli ho detto: ‘Hai visto cosa ha detto Pasarella? Che non importa quanto ti alleni, non puoi giocare di nuovo’. Quel giorno ha cenato e all’una del mattino è venuto a bussare alla porta della camera e ha detto: ‘Andiamo in palestra’. E correva sul tapis roulant come un animale. Siamo tornati verso le tre, le quattro del mattino”

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Paolorosso su Messi

Oltre ad allenare Diego, Paolorosso ha lavorato anche con Leo Messi: “Ho avuto questo piacere. Due dotati. Non devi confrontarli, devi goderteli. Uno dei migliori che questa terra ha apprezzato nella storia di questo sport. Devi conoscere le persone dietro l’atleta e il loro cuore prima di giudicarlo. Devi sapere come raggiungerlo, con tatto e sensibilità. Quando trovi un giocatore canaglia, devi sapere come inserirlo. Noi insegnanti non possiamo stancarci, è come educare un bambino, è permanente. Diego ha realizzato i suoi sogni. Ha vinto il Mondiale, ha dato il benessere alla sua famiglia, ha raggiunto la vetta del mondo. Ha detto che non era un esempio, ma per me lo era. Perché sapeva anche essere cattivo, nelle cose da non seguire. Per questo dico che Diego è stato una persona straordinariamente generosa, non ha mai chiesto niente e ha dato tutto”. Tornando su Messi ammette cosa lo ha stupito della Pulce: “Obbedienza, disciplina, esperienza, umiltà, professionalità. Quando Leo non stava così bene fisicamente, nel dicembre 2013, abbiamo raggiunto un accordo e siamo venuti a Rosario per fare una terapia. Non ha mai approfittato del suo status di idolo. Chiedeva sempre orari, senza imporre nulla e rispettandoli. Un esempio. Per lui ho solo parole di ammirazione e gratitudine”.

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