Mano di Danilo, cambia la regola

L ’ultimo turno di campionato ci ha regalato un intreccio che, prima o poi, cambierà le regole. Perché se proprio il regolamento certifica che il gol di Danilo è stato annullato correttamente, lo spirito del calcio (e gli stessi arbitri, vertici compresi) invece non riesce ad accettare fino in fondo quella decisione. Il pallone passerà all’Ifab, che al momento conferma che non c’è una terza via: o fallo o gol annullato. Follia pensare al rigore, quindi…. Ma non è tutto, le designazioni di Rocchi per l’infrasettimanale mettono un’altra pietra verso l’annullamento della preclusione fra arbitri e club della stessa città: Doveri (già, proprio l’arbitro del gol di Danilo, capito il destino?) domani pomeriggio sarà il quarto uomo di Ayroldi in Sassuolo-Roma, non era mai successo. Era invece successo con Mariani e Marinelli che sono di Aprilia e Tivoli con Roma e Lazio, oppure con Sozza che è di Seregno e ha fatto l’Inter. Ma perfetta identità fra direttore di gara e squadra, è la prima volta. Almeno in tempo moderni. Perché qualche decennio fa successe…

Caso all’Ifab

Torniamo alla rete di Danilo. Nessun appunto né all’arbitro, Doveri, né al VAR, Di Paolo, ovvero il migliori nei rispettivi ruoli che Rocchi si ritrova ad avere in questo momento. Non ce n’è per nessuno. Però, se il braccio destro di Danilo si trova – e resta, soprattutto – in quella posizione è solo per “colpa” di De Vrij, che se lo prende sotto il suo braccio sinistro e lo tiene lì per tutta la durata dell’azione. Un bel problema. Perché anche andare al monitor (ecco, se qualcosa si può dire, forse un’OFR anche solo per cementare la decisione si poteva fare) avrebbe forse creato un ulteriore problema e intorbidito le acque. Oppure acceso una luce, come successe nel 1997, in un Inter-Juve che valeva una stagione, arbitro Pierluigi Collina, il migliore all’epoca dei nostri fischietti e oggi Gran Moogol della Fifa e membro del Technical Subcommittee dell’Ifab, che nel caso torna buono, perché è il gruppo di lavoro deputato a valutare e analizzare «le potenziali modifiche e interpretazioni delle regole». Capito, no? Nel 1997 successe che l’Inter segnò una rete con Ganz, l’assistente non segnalò nulla, Collina convalidò ma poi tornò sulla sua decisione (e non c’era il VAR). Diventò iconografica la foto dell’arbitro inginocchiato davanti a Hodgson e Facchetti a spiegare la decisione che fu accettata con una stretta di mano, anche se fu un caso eccezionale. Esattamente come eccezionale e paradossale è stato il caso di Danilo. E per chi ricorda quel precedente, sarebbe stato bello vedere Doveri spiegare a Inzaghi perché, nonostante il tocco di mano, aveva convalidato la rete di Danilo, e magari spiegarlo poi anche a chi ama il football. Sognatori?

Nuova strada

E forse lo stesso Rocchi è un sognatore, ma la strada la sta tracciando netta. Togliere la preclusione per la città fra arbitri e squadre. Nel 1956, Vincenzo Orlandini di Roma diresse il derby (posticipato per neve dall’11 marzo al 4 aprile) Lazio-Roma finito 1-0. Un caso più unico che raro. Ma oggi un paradosso: il miglior arbitro italiano (Doveri, appunto) non può dirigere o la Lazio o la Roma. Oppure, magari, entrambe, c’è sempre il derby di ritorno…


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