Mandragora testa e cuore: ha cambiato volto alla Fiorentina

FIRENZERolando Mandragora è tutto quello che si chiede a un centrocampista completo, universale, nel ruolo forse più delicato e importante all’interno di una squadra: che non è solo mediano e nemmeno solo regista, che non privilegia l’interdizione o viceversa la costruzione tra i compiti principali, che insomma dev’essere di tutto un po’ nel modo giusto e possibilmente fatto bene. Come “Rolly” Mandragora, cresciuto di settimana in settimana fino a diventare punto di riferimento insostituibile della Fiorentina attuale nell’opera combinata con le “novità” di gioco introdotte da Vincenzo Italiano. Il tecnico viola ha adattato concettualmente e tatticamente la propria squadra alle difficoltà che fino a un mese fa stavano complicando oltre misura il percorso in campionato e per riuscire nell’intento ha scelto il 25enne calciatore campano. Ottima soluzione: testimoni i risultati, prova certa che non ha bisogno di controprova.

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Problemi risolti

La Fiorentina che usciva con le ossa rotte in campionato dal mese compreso tra la metà di gennaio e la metà di febbraio, di rientro a Firenze da Torino portandosi dietro la sconfitta contro la Juventus, mille rimpianti per il punto che rimaneva tale dopo cinque partite e una classifica che iniziava a provocare pensieri cupi, non sapeva ancora (e non lo poteva sapere) che avrebbe trovato in Mandragora la soluzione ai problemi. Fuori per l’infortunio muscolare patito il 30 dicembre nell’amichevole in famiglia con la Primavera di Aquilani, nel nuovo anno l’ex Torino ha iniziato a giocare il 29 gennaio con spiccioli di partita all’Olimpico contro la Lazio e al “Franchi” contro il Bologna a seguire, saltando poi la trasferta in casa dei bianconeri per il turno di squalifica: nella necessità di trovare una via d’uscita, Italiano ha trasformato quell’assenza nella carta vincente. 

L’uomo vittoria

Subito i numeri, ché valgono più di ogni altra cosa per dare forza e spessore ad un concetto e passare così dall’astratto al concreto: dopo la Juventus, la squadra viola ha conquistato sei vittorie in sette gare tra Italia ed Europa, e Mandragora c’è stato sempre, titolare in cinque di queste sei vittorie e subentrando nell’ultima mezz’ora contro il Sivasspor sul punteggio di 0-0. Più che presente: protagonista assoluto. In coppia con Amrabat nella giusta miscela tra qualità e tecnica, forza fisica e sapienza tattica, è un perfetto intercettatore di palloni sugli attacchi degli avversari facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto, ma quando l’azione è da costruire il rendimento è ugualmente alto grazie all’ottimo sinistro e alla capacità di fare cose efficaci che tali diventano se sono semplici. 

Viola rock&rolly

Mandragora ha un’altra qualità notevole: lo noti poco, ma in campo incide tanto, sfruttando una caratteristica che finora poteva sembrare una mancanza di personalità (e forse lo era) ed è diventata il valore aggiunto della formazione viola. Recupera palloni da mediano e imposta da regista, “copre” il compagno di centrocampo che è fuori posizione (ma anche i difensori a volte, sempre per la naturale predisposizione ai compiti che lo contraddistingue) e guadagna metri per presentarsi al limite dell’area ora nelle veste di rifinitore e ora in quella di risolutore. In una partita più che in una parola, Cremonese-Fiorentina: lì dentro c’è tutto Rolando Mandragora, come mai c’era stato finora e anche questo è il risultato della trasformazione che ha investito la Fiorentina e il calciatore stesso. Forse in quest’ordine o forse viceversa, chissà, ma che il mondo viola si sia capovolto nell’ultimo mese è un dato di fatto e Mandragora ha avuto una parte determinante. Lo dicono ancora i “soliti” numeri ad accompagnare l’assunto: due gol e due assist rappresentano il suo contributo nelle sette partite concluse con sei vittorie e un pareggio. Adesso sì che è una Fiorentina rock&Rolly. 

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