Mancini: “Ora dobbiamo ripartire”. Porte aperte ad altri giovani. Forfait per Berardi e Pinamonti

Il c.t.: “La delusione non è passata, ma la gente ci sostiene ancora”. Altre otto convocazioni per un gruppone da cui uscirà la rosa per la Nations League

dal nostro inviato Andrea Elefante

27 maggio – Coverciano (Firenze)

Ricominciare. Roberto Mancini sa cosa significa: lo ha già fatto quattro anni fa. E sa anche che in certi casi non c’è tempo da perdere. Italia-Argentina, il 1° giugno a Wembley, sarà l’ultimo tributo ai campioni d’Europa, ma dal 4, primo impegno di Nations League contro la Germania a Bologna, il c.t. inizierà a lavorare sulla squadra che proverà a rivincere l’Europeo, fra due anni, e poi a cancellare il nostro digiuno di un Mondiale. Ricominciare si può, dunque: “E non sarà una ripartenza più difficile di quella di quattro anni fa, quando eravamo riusciti a mettere velocemente in piedi una squadra, facendola giocare bene. Si può rifare ancora: dobbiamo rimboccarci le maniche, far giocare i giovani che con noi finora sono stati utilizzati meno, guardare quali sono i giocatori che possano arrivare velocemente in questo gruppo. E trovare subito un modo per vincere”.

REALISMO

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Mancini è un c.t. realista. Sa che “cambiare tutta la squadra non si può”. Ma anche che cominciare a cambiare, integrare, già contro Inghilterra e Germania “può essere utile. Il nostro è il girone più complicato: Inghilterra e Germania sono avversarie difficili, l’allenatore dell’Ungheria ci conosce bene. Ma può essere divertente, soprattutto se ci presentiamo con qualche giovane dentro. Divertente e importante per chi ha giocato poco”. L’adrenalina per un nuovo inizio ha già preso il posto delle incertezze. Quella su un disamore per la Nazionale gliel’ha tolta l’andare in giro per l’Italia a vedere calcio, dopo la grande delusione: “L’amore per la Nazionale resta, e l’ho toccato con mano, nonostante quello che è successo: è il sentimento predominante, oltre ovviamente a quello della delusione che sono il primo ad avere dentro. Chi fa l’allenatore sa che quando vince è amato, quando perde meno. Oggi forse lo sono un po’ meno che a luglio di un anno fa, ma fa parte del mestiere”.

DUBBI

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Del mestiere fa parte anche avere dubbi, e qualcuno ce n’è stato, dopo l’eliminazione dal Mondiale: si era già intuito nei mesi scorsi e ieri il c.t. ha fatto capire ancor più chiaramente di essersi effettivamente preso un po’ di tempo per pensare se mollare o andare avanti: “Quando hai davanti obiettivi a due e quattro anni, uno può anche pensarci. Ma la Nazionale è così importante e la gioia di vincere con la Nazionale così grande, e così totalmente differente dalle altre vittorie, che ti dici: vale la pena aspettare. Poi, certo, nella vita non si sa mai…”. Ha riflettuto anche perché – è l’altro pensiero cattivo emerso ieri – “a marzo si poteva fare qualcosa di più per aiutare la Nazionale: una partita così importante non si può preparare in così poco tempo. In futuro non so cosa accadrà, ma già il fatto che si possa lavorare con qualche giovane, come abbiamo fatto nei tre giorni scorsi, è positivo. Restano con noi sei ragazzi dello stage, ma tutti quelli che abbiamo visto, più di cinquanta, sono bravi e con un grande futuro davanti. Li vedi e ti chiedi: perché questi non giocano in Serie A? Spero abbiano la possibilità di farlo. Intanto credo si possa ripetere quello che si faceva ai miei tempi con i giovani: quasi una volta al mese venivamo qui a Coverciano. Si può fare anche adesso, e può aiutarci a conoscerli meglio”. Da segnalare il forfait di Berardi e Pinamonti che sono indisponibili per problemi fisici e hanno già lasciato il ritiro della Nazionale

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