Mancini, è il momento di nuove scelte per ritrovare la sfrontatezza perduta

“Qui si parrà la vostra nobilitade” e scusate, cari azzurri, se prendiamo a prestito (con una piccola licenza nella citazione) un verso di Dante per significare l’importanza della partita di Belfast. E non commettete l’errore di adombrarvi se cresce in voi la sensazione che il credito ottenuto con l’impresa dell’Europeo sia già stato eroso dalle prime difficoltà. È inevitabile perché il calcio brucia in fretta la memoria e propone di continuo nuove sfide: un bene, perché si può subito risorgere; una fatica, perché non ci si può mai rilassare. Attenzione: non si discute di carenze nell’impegno o nell’applicazione – quelle non sono minimamente in discussione – di quel surplus motivazionale che ha permesso di raggiungere vette inimmaginabili fino a pochi mesi prima. Una ferocia agonistica declinata – grazie all’aura diffusa da Roberto Mancini – con la serenità di gruppo: abbinamento raro ma che quando si realizza permette davvero di compiere magie.

Italia, la probabile formazione di Mancini con l'Irlanda del Nord

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Italia, la probabile formazione di Mancini con l’Irlanda del Nord

Ecco, la sensazione è che quella roba lì, quella sublime sintesi abbia un poco lasciato spazio allo smarrimento di fronte al fatto che gli avversari raddoppiano forze e aggressività. Sei tu, ora, quello da battere, non sei più la sorpresa. E poiché magari non ci sei ancora abituato, reagisci senza lucidità. Così, se da un lato Mancini fa benissimo a non gravare di pressioni il gruppo, dall’altra deve però ricordare che l’aspettativa si è alzata: da parte degli avversari prima ancora che dei tifosi. Accanto alle situazioni endogene ci sono poi quelle esogene perché, inutile girarci attorno: i giocatori non sono tutti uguali né funzionali allo stesso modo. Fateci caso: da quando si è infortunato Spinazzola, la Nazionale ha giocato otto partite e ne ha vinte (rigori a parte, si capisce) solo due: con la Lituania e con il Belgio sperimentale della “finalina” di Nations League. Con ciò non si vuol semplificare che Spinazzola fosse “tutta” l’Italia, ma che le sue caratteristiche erano funzionali a rendere imprevedibile ed efficace un tipo di gioco che altrimenti rischi dei appiattirsi. Quindi qualcosa, e qualcuno, va cambiato. Mancini sa che è arrivata l’ora delle scelte, sa che molti dei suoi fedelissimi (da Barella, a Locatelli a Insigne) non sono nelle condizioni migliori per affrontare la battaglia che si annuncia a Belfast. E sa che per le scelte serve il coraggio, quello che ha già dimostrato di possedere in abbondanza. Tonali, Pellegrini e, perché no, Scamacca sono lì che aspettano un segnale. Serve qualcuno che riporti sfrontatezza e che voglia dimostrare di poterci stare, dentro quella maglia azzurra: la lezione, in fondo, su cui Mancini ha basato la rinascita dell’Italia. A Belfast può iniziare un nuovo capitolo di quella storia.

Italia, ahi Mancini: Chiellini salta Svizzera e Irlanda del Nord

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Italia, ahi Mancini: Chiellini salta Svizzera e Irlanda del Nord

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