Manaj: “All’Inter Mancini mi cacciò dal campo. Il Barça? Un sogno. Su Messi non entravo mai”

Se quella della Salernitana che si è salvata all’ultima giornata è una grande impresa (QUI la nostra intervista al presidente Iervolino), non è da meno la stagione dello Spezia: la squadra di Motta ha centrato l’obiettivo permanenza in Serie A con qualche giornata d’anticipo ma superando mille difficoltà e con il blocco del mercato invernale per problemi legati alla vecchia proprietà. 

Tra i protagonisti della salvezza dello Spezia c’è anche Rey Manaj, attaccante classe ’97 cresciuto nell’Inter e arrivato in prestito con diritto di riscatto dal Barcellona. Cinque gol quest’anno, e le idee già chiare per il futuro: “Qui sto bene e sarei felice di restare – ha detto nella nostra intervista – so quello che voglio, ma il club dovrebbe fare un sacrificio sia in termini di cartellino che per lo stipendio. Per andare avanti insieme bisogna essere tutti d’accordo”. 

Soddisfatto per la salvezza? 
“Sì, ovviamente sono molto contento per l’obiettivo raggiunto. Poteva sembrare difficile perché siamo il gruppo più giovane del campionato e quest’anno abbiamo avuto tante difficoltà, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”.

Come giudichi la stagione a livello personale? 
“Non è semplice segnare tanto in una squadra che lotta per la salvezza, ma penso di aver fatto una stagione positiva. Speriamo di aumentare il numero di reti il prossimo anno”.

In cosa ti ha migliorato Motta?
“Ho imparato a essere più decisivo in campo, anche senza fare gol. Mi ha insegnato alcuni movimenti, a creare situazioni per i compagni e a rallentare il gioco quando ce n’è bisogno”.

Il difensore più difficile da superare?
“Ve ne dico due, Chiellini e Skriniar. Il primo ha esperienza e un gran fisico, a livello di marcatura è un passo avanti agli altri; Skriniar è sempre concentrato, non si distrae un attimo”. 

Per festeggiare la salvezza Verde si è fatto la barba bionda, te hai previsto qualcosa?
“No, non ho scommesso nulla e non mi dipingerò niente. Mi limito a festeggiare la salvezza”.  

23 agosto 2015 debutto in Serie A in Inter-Atalanta.
“Ringrazio Mancini per l’opportunità che mi ha dato di debuttare e giocare qualche partita. Adesso sarebbe un sogno tornare all’Inter”.

Che allenatore è Roberto Mancini?
“Ha fatto la storia vincendo molto. Riusciva sempre a tirare fuori qualcosa in più dai giocatori, e anche tatticamente era molto preparato. In quel periodo mi ha aiutato a gestire diverse situazioni”.

Ce ne racconta una?
“Verso la fine del campionato eravamo tutti rilassati e poco concentrati, un giorno mi ha mandato negli spogliatoi perché non mi stavo allenando bene. Lì per lì ero molto arrabbiato, poi ho capito che l’aveva fatto per il mio bene e ho imparato la lezione”.

Ti aspettavi di più dall’Inter? 
“Direi di no, perché quando arrivi in una big a 17 anni è difficile conquistarsi spazio. Forse sono stato io a non soddisfare le loro aspettative, ma personalmente non sono rimasto deluso”. 

Chi era il giocatore che ti dava più consigli?
“Gary Medel mi è sempre stato vicino. Anche oggi siamo rimasti ancora molto amici”.

Vi siete incrociati quest’anno?
“Io ho segnato contro il suo Bologna, ma lui non era in campo. Ci siamo visti dopo la partita e lui scherzando mi ha detto che se ci fosse stato non avrei segnato”. 

Poi il sogno Barcellona: ci racconti il momento della firma?
“E’ stata la più importante della mia vita. Mi avevano preso per il Barça B, ma Suarez era ko per 5 mesi e si era parlato anche di una possibilità di andare in prima squadra. Alla fine sono rimasto tra le riserve, ma il peso della maglia si sentiva comunque. In campo si vedeva la differenza tra i giocatori del Barcellona e gli altri, giocavamo con una tranquillità pazzesca”. 

Che effetto fa vedere Messi da vicino?
“Unico, è l’unico giocatore che mi ha fatto emozionare. E’ il più forte della storia. Non sbagliava mai neanche in allenamento, prendeva sempre la decisione giusta”. 

Ci racconti un aneddoto con La Pulce?
“Durante gli allenamenti stavo sempre attento a non entrare duro su di lui. Una volta eravamo uno contro uno, lui è passato prima a destra, poi a sinistra e alla fine l’ho lasciato passare. Con un altro non sarebbe andata a finire così”.

Chi era il difensore che ti ha messo più in difficoltà in allenamento? 
“Fisicamente Araujo, ma Piqué con la sua esperienza è insuperabile. Sa già dove andrà il pallone prima ancora che finisca da qualche parte”.

La Roma giocherà la finale di Conference nella tua Albania.
“E’ una bella occasione per un Paese che ha costruito uno stadio bellissimo nel quale giocherà la nazionale, da ragazzo albanese mi fa sempre effetto quando giocano a Tirana. Ma anche per la Roma che non faceva una finale europea da molti anni, gli auguro di portare a casa il trofeo”.

Ci racconti cos’è successo qualche anno fa con De Biasi, all’epoca ct dell’Albania, quando avevi detto pubblicamente: “Non gli ho mandato messaggi, io non lecco”.
“Ero ancora un adolescente, volevo andare in nazionale ma non mi chiamava. Ho detto cose affrettate che potevamo gestire meglio sia io che lui, poi con il mister ci siamo chiaritie ora abbiamo un bel rapporto”. 

Che rapporto hai col ct Reja? 
“Ho grande rispetto per una persona e un allenatore che ha raggiunto risultati importanti in carriera, gli voglio bene. Con la nazionale sta facendo un gran lavoro, ci sentiamo spesso e quando in estate dovevo decidere se venire in Italia o rimanere in Spagna lui mi ha consigliato di tornare qui”.

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