Maignan come Donnarumma: leadership e prodezze, altro che anello debole

Il portiere francese si conferma in forma e a suo agio in una difesa che appare già ben rodata

dalla nostra inviata Alessandra Bocci

9 agosto – Klagenfurt (Austria)

Nell’estate del 2015 Gigio Donnarumma era un apprendista in tournée a Shenzen con il Milan, con il primo contratto da professionista in tasca e una stagione da terzo portiere davanti a sé. Mike Maignan invece si era appena trasferito dal Psg al Lilla, sperando di trovare finalmente più spazio. Estate in qualche modo decisiva per tutti e due insomma, per il principino adesso a Parigi e per il più anziano erede (paradosso che ci sta, vista l’estrema giovinezza dell’ex milanista) deciso a dimostrare di meritarsi quel pregiato posto, la porta del Milan. Chissà che il rigore parato ieri pomeriggio al Real Madrid non sia davvero un segno del destino: ne parò appunto uno anche Gigio, sempre al Real, in un’amichevole in Cina. Maignan ha stoppato Bale, a Donnarumma toccò fermare Toni Kroos. Le analogie si fermano qui per ora, ma la suggestione a volte aiuta e un rigore parato per un portiere è sempre un buon modo per caricare le batterie.

Difesa ok

—  

Non che ne abbia bisogno la fase difensiva del Milan, apparsa contro il Real Madrid efficace e tenace. Vero, Calabria ha atterrato Bale in area, con la complicità di Tonali, che in fase di copertura è sempre più incisivo, ma contro un Bale lanciato negli spazi vuoti del centrocampo milanista forse c’era poco di meglio da fare. Bella azione rossonera Theo-Giroud non capitalizzata, contropiede e occasione nitida per il Real di Carlo Ancelotti. E lì è entrato in scena Maignan, che a Nizza all’esordio non era sembrato sicurissimo, ma stavolta ha coperto le spalle nel migliore dei modi ai compagni di reparto più rodati. Perché Calabria, Tomori, Romagnali, Kjaer e lo sfrontato (in fase d’attacco) Theo Hernandez al momento danno una buona dose di sicurezza al Milan. A Klagenfurt è tornato in scena anche il danese, applauditissimo dal pubblico (stadio strapieno, green pass in forma di braccialetto verde all’ingresso e zero mascherine), che si è messo la fascia di capitano al braccio dopo la sostituzione di Calabria. Chissà se il futuro del Milan sarà proprio questo, democratico, con tanti capitani. Comincia Romagnoli, che esce e lascia a Calabria. Finisce Kjaer, quello che da tanti viene considerato il leader indiscusso della difesa rossonera. Eppure la fascia è anche e soprattutto una questione di anzianità e per ora il Milan la risolve in modo classico.

Punto di forza

—  

Al momento il pacchetto dei difensori rappresenta davvero il punto di forza del Milan di Pioli, e se il gioco si deve costruire da dietro, secondo una moda ormai diffusa, da dietro si costruiscono soprattutto le vittorie. Quelle che per adesso nel precampionato del Milan contro le squadre europee non sono arrivate, ma non è questo che conta. Conta l’equilibrio che i rossoneri riescono a trovare se i mediani aiutano i difensori e se gli attaccanti partecipano in modo attivo anche in copertura. In fase difensiva sembrano esserci quella concentrazione e quella concretezza che ancora mancano all’attacco e se anche Mike Maignan, connotato subito dagli scettici come l’anello debole della catena, si mostra all’altezza, l’efficacia del muro inevitabilmente aumenta. Un rigore d’estate può anche raccontare molte cose. Dalla storia di Gigio Donnarumma a quella di Maignan, con il Madrid testimone. Magari davvero un nuovo inizio.

Precedente Gazzetta dello Sport: "Hakimi-Lukaku, dote da 105 milioni per salvare il bilancio dell'Inter" Successivo Lady Rugani e un sabato da sogno: “Bambina felice. Mai avrei immaginato di…”