Lukic alla guida: “Torino seguimi, saremo tutti capitani granata”

l nuovo “graduato” serbo esce allo scoperto: “Con Juric ci siamo capitisubito, mi ha dato una posizione”

Dal nostro inviato Mario Pagliara

21 luglio – Bad Leonfelden (Aut)

Aveva diciannove anni l’ultima volta con la fascia al braccio. Ma quelli erano gli anni della gioventù al Partizan. Oggi è tutto un altro Sasa Lukic, cresciuto, maturo, esperto, lui che si sente un “leader”, come racconta in questa lunga e prima intervista da capitano, nel pieno di un ritiro durissimo. Dal senso di responsabilità all’orgoglio. E poi le ambizioni, gli obiettivi, l’amico Radonjic, Juric, la benedizione del talento Ricci. Si sono giocate appena due amichevoli, ma Lukic parla già da capitano vero. “Mi sono calato in questo ruolo seguendo un principio base: devo aiutare tutti, ma allo stesso tempo tutti i compagni devono aiutare me. Il primo grazie va alla società e al mister per la fiducia”.

Lukic, inizia una stagione speciale con la fascia al braccio: quali sensazioni?

“Molto belle, perché al Toro mi sento a casa. Essere il capitano è un grande onore, è un orgoglio ed è una grande responsabilità. Mi sento pronto, su questo non ho dubbi: continuerò ad essere un esempio come lo sono stato finora, anche di più. Ora aumentano le responsabilità ma le supereremo aiutandoci tutti insieme. Non sarò più importante dei miei compagni solo perché ho la fascia, tutti dobbiamo essere capitani per aiutarci”.

Nello scorso campionato lei è stato il progetto tecnico di Juric più brillante: come è cresciuto il suo rapporto con lui?

“Dalla prima volta che ho parlato con Juric ho sentito una fiducia piena. Ci siamo capiti subito, intendiamo il calcio allo stesso modo: il mister mi ha fatto crescere su tante cose. Prima che arrivasse avevo giocato in tutti i ruoli, poi lui mi ha dato una posizione precisa, da mediano. È stata una mossa che mi ha permesso di crescere. Juric vuole che diventi un centrocampista totale perché ho corsa, senso tattico e tecnica. Ho accettato la sfida, perché voglio diventare un centrocampista che ha tutto. Come dice il mister, posso essere diverso dagli altri, perché ce ne sono pochi così e penso di avere le qualità per diventarlo. Sono una persona con una grande ambizione, farò qualcosa d’importante nella mia carriera”.

In quali aspetti pensa di dover aggiungere miglioramenti?

“Il 13 agosto compirò 26 anni, ormai ho una grande esperienza ma devo crescere in tutto: nella tattica, nella tecnica e negli inserimenti, con e senza palla”.

Preferisce giocare più da mediano o sulla trequarti?

“Devo fare ciò che mi chiede Juric. Ho fatto vedere a tutti che posso giocare ovunque, contro la Roma ho fatto anche il difensore centrale… Aver giocato in tanti ruoli mi dà un vantaggio, ed è importante che il mister possa contare su di me per ogni evenienza. Mi piace giocare di più da mediano in una linea a due, dove emergono le mie migliori qualità”.

Come procede l’intesa con Ricci?

“Mi trovo proprio bene con lui. Ricci è un grande talento, l’importante è che stia vicino a me… (sorride, ndr). Battute a parte, ha una grande prospettiva: farà una bella carriera. Può diventare davvero un importante”.

Con quali prerogative è ripartito il Toro?

“L’anno scorso abbiamo fatto un grande campionato: sono contento del calcio che abbiamo proposto, affrontando tutti alla pari e giocando un calcio importante. Meritavamo di più in tante partite. Sono sicuro che quest’anno faremo ancora meglio: lavoriamo durissimo in ritiro per migliorare in tante cose, a partire dagli ultimi dieci metri. Siamo una buona squadra, nella quale arriveranno nuovi giocatori e dovranno adattarsi il più in fretta possibile: ogni anno la società e la squadra vogliono alzare l’asticella perché il Torino lo merita. A partire da me, che sono il capitano, tutti dobbiamo alzare l’asticella”.

Ha riabbracciato il suo grande amico Radonjic: come potrà aiutare il Toro?

“Quando ho saputo che c’era la possibilità che venisse Radonjic, gli ho subito parlato raccontandogli tutto del Toro. Fin dalla prima telefonata, lui mi ha detto che voleva solo il Toro. Nemanja è un bravo ragazzo, giocavamo insieme già da piccoli: dovrà adattarsi, il prima possibile, al calcio italiano ascoltando il mister. Ha un potenziale enorme, ora deve esprimerlo. Sono sicuro che farà bene perché ha tutto per riuscirci. E poi non vi preoccupate, ci sono io qua”.

Si racconta che lei sia cambiato, a differenza dei primi anni in cui appariva un po’ timido…

“Non sono timido: non mi piace parlare tanto, ma quando parlo si sente. Oggi mi sento un leader: di certo nello spogliatoio voglio sentire sempre positività”.

Ed è diventato anche uno specialista dal dischetto…

“Non ho paura di niente e di nessuno: mi piace prendermi le responsabilità e mi piace la sensazione che si prova. Non mi tiro indietro: il segreto è che credo sempre in me stesso”.

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