Lukaku sfida Ibra: stazze da derby, il re di Milano si pesa con i gol

Il belga e lo svedese guarito: Inter e Milan appese ai due centravanti. Ex compagni allo United, amici ma non troppo…

Filippo Conticello – Marco Fallisi

11 ottobre – Milano

La scommessa è finita in prescrizione, agli atti solo la versione di Ibra. “Ti do 50 sterline per ogni stop riuscito…”, avrebbe detto al compagno appena arrivato nella Manchester rossa. Lui, Romelu, non raccolse il guanto di sfida: a sentire lo svedese, se la faceva sotto. L’orgoglioso Lukaku avrebbe, però, un’altra spiegazione: non ha mai temuto nessuno, se non la fame e la povertà. Il derby di Milano è il momento migliore per misurarsi, “pesarsi”, soprattutto ora che sul ring c’è il vecchio amico appena guarito. Un tempo erano molto “United” e ancora oggi è tutto un complimentarsi reciproco, ma sotto la cenere si scalda la rivalità, vissuta anche a colpi di frecciatine: “C’è un nuovo re in città…”, scrisse il belga dopo l’ultimo derby vinto contro Ibra.

Due sentenze

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Uno dei mestieri usuranti della A è quello del mercatore dei due giganti: sia Lukaku (191 cm per 93 kg) che Ibrahimovic (195 per 95) sono montagne impossibili da spostare. Quando frenano, il difensore rimbalza all’indietro come una palla. Un giorno Romelu rispose stizzito agli eretici che lo accusavano di essere lento: in un post mostrò la velocità supersonica toccata in un allenamento al Manchester, 36,25 all’ora. In questo settore il vecchietto svedese insegue, anche se l’anno scorso è scattato fino quasi ai 32,5 all’ora. Se si va su, Zlatan gioca un altro sport: nell’ultimo derby si è arrampicato a 2,53 metri, mentre non c’è traccia di stacchi a simili altezze del belga. Semmai, a colpire è un altro dato rotondo: nella scorsa stagione i due hanno avuto la stessa incidenza in zona gol. Ibra è atterrato con la sua astronave solo a gennaio e ha inevitabilmente esultato meno, ma i suoi 10 gol in 18 presenze valgono quanto i 23 in 36 del collega belga: per entrambi 0,6 reti a partita. Quasi una sentenza.

Capotribù

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Lukaku oggi a Londra guida il suo Belgio contro l’Inghilterra: interessante sfida tra semifinaliste mondiali. Torna nel Paese dove incontrò il maestro Ibra nell’estate-autunno 2017. Allora un rampante Romelu prendeva possesso dell’attacco United e aveva il fegato di togliergli la 9, mentre lo svedese recuperava dalla rottura del crociato. Spesso si sedevano in fondo al pullman e il vecchio dava consigli al più giovane: anche se divisero dal 1’ la miseria di una presenzina con Mou, in allenamento Lukaku imparava da Ibra l’arte del competere. Eppure da allora Big Rom ha tutt’altro status: in nerazzurro è diventato una specie di capo tribù. Un riferimento dell’interismo a 360 gradi. Il Covid avrà pure dimezzato la difesa di Conte, ma finché c’è Romelu col gemello Lautaro il tifoso medio resta sereno.

Deus ex machina

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Ibra, invece, stamattina si rimetterà a sudare per davvero, dopo la toccata e fuga di ieri con tanto di visita medico-sportiva prevista dal protocollo. La cosa ha un che di mistico perché è davvero lui il deus ex machina dei rossoneri. Ha cambiato testa e gambe del gruppo dal primo istante in cui ha rimesso piede a Milano. Ora gli equilibri che Pioli ha costruito prescindono da lui, tanto che i discepoli dello svedese adesso gli riconsegnano un Diavolo alla sua altezza. Mentre il gigante contava giorni e tamponi nel suo appartamento, i “pioliani” hanno continuato a vincere, segnando 10 gol con 7 marcatori diversi. Calhanoglu si è vestito da Ibra con tre centri; Colombo, il più vicino per caratteristiche ma il più lontano all’anagrafe, ha retto con una maturità inaspettata; Leao sembra aver sviluppato in parte l’istinto killer del fratellone. Ognuno ha rubato qualcosa al fuoriclasse, ma averlo a fianco contro l’Inter sarà tutt’altra storia. A fine derby poi torneranno a fare conti: quante sterline in ballo stavolta? E chi pagherà chi?

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