Lukaku e il colpo di testa (mancato), ma resta un top. E un vanto per la Serie A

BigRom criticato dopo il k.o. con l’Italia: avrebbe potuto fare di più, anche se i compagni non l’hanno aiutato molto. In ogni caso, la “storia” non cambia

E giù con le critiche. Non deve essere necessariamente un problema, spesso possono essere giuste e costruttive, ma quelle per Romelu vanno “gestite”: verissimo, a Monaco di Baviera non ha giocato una partita indimenticabile, ma la prestazione va studiata nel dettaglio. Il Belgio ha fatto parecchia fatica (merito soprattutto di una grandiosa Italia), senza Eden Hazard il gigante dell’Inter ha perso un punto di riferimento fondamentale e i compagni l’hanno lasciato troppo solo, a lottare contro Chiellini e Bonucci, non proprio gli ultimi arrivati…

Isolato, come raramente gli è capitato con la nazionale. E questa, non può essere una colpa personale. Poi certo, nella ripresa ha sprecato una palla sporca da non fallire (quella del mancato colpo di testa) e in un’altra precedente, solo il guizzo di Spinazzola gli ha negato il gol. Tutto da buttare, quindi? Da oggi Lukaku è un attaccante “normale”? Uno che dal podio dei top scivola in basso, abbracciando il quasi anonimato? Non scherziamo.

Il top di sempre

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Con i Diavoli Rossi ha segnato 64 gol in 98 presenze: inevitabilmente – e per distacco – è lui il miglior bomber nella storia della Nazionale. E con l’Inter è reduce da due stagioni clamorose, nell’ultima l’ha messa dentro 30 volte in 44 partite con 10 assist (considerando tutte le competizioni). Al netto delle statistiche (che parlano chiaro), bisogna andare a fondo analizzando ciò che BigRom è diventato a livello tecnico-tattico, ma soprattutto caratteriale: a Milano ha fatto il salto di qualità, oggi è un bomber decisamente completo. Prima dell’Inter c’erano delle lacune, anche evidenti, che oggi diventa difficile individuare. Inoltre non manca mai il sorriso, una parola in più per i compagni, un abbraccio e, nel caso servisse, un petto da gonfiare per difendersi (vedi, per esempio, il duro confronto con un certo Ibrahimovic in Coppa Italia).

Troppo solo

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Il gruppo, appunto. Quello che ieri il Belgio non è stato capace di essere. E il primo a risentirne, è stato Lukaku: solissimo là davanti, ha provato a “inventarsi” delle occasioni dal nulla, come nel primo tempo con quel piattone mancino sul secondo palo, dove è arrivata la manona di Donnarumma. Per il resto, onestamente, poco. E altrettanto onestamente, si può dire che su quel colpo di testa (palla solamente sfiorata) un gigante come lui avrebbe dovuto fare di più. Detto ciò, l’attuale dimensione di Lukaku si può misurare in base a una partita? Ok, un trofeo internazionale gli manca – nei club come in nazionale -, ma vanno analizzati i periodi. Storicamente il Belgio non è una big, solo negli ultimi anni ha sfiorato questo “status”. Mentre prima dell’Inter ha giocato in un Manchester United lontanissimo parente di quello leggendario allenato da Alex Ferguson.

Ci può stare

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Lukaku rimane un grande e quando si affrontano i migliori, perdere ci può ovviamente stare. Come accaduto ieri, con un applauso doveroso alla super coppia Bonucci-Chiellini. Uno come BigRom non potrebbe giocare nel Bayern Monaco? Magari nel Manchester City o nel Real Madrid? Difficile da credere. Come è dura pensare che, sul tavolo del suo agente (Federico Pastorello) non ci siano proposte affascinanti. Ma tant’è: Romelu ha scelto l’Inter. L’ha detto spesso, chiaramente. E questo è un bene. Anche per il calcio italiano.

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