Lucio a San Siro. La prima volta di Spalletti contro l’Inter tanto amata (e odiata)

Domenica il tecnico torna a Milano, dove vive ancora la famiglia, alla guida del Napoli capolista. Tra il 2017 e il 2019 due anni intensi, scoprendo Brozovic regista e riportando il club in Champions dopo anni. Ma l’arrivo di Conte non lo ha ancora digerito

Luca Taidelli

15 novembre – Milano

Lucio a San Siro varrebbe una poesia cantata, come il capolavoro di 50 anni fa dell’interista Roberto Vecchioni. Perché il ritorno di Luciano (Lucio per tutti, o almeno per tanti) Spalletti contro la “sua” Inter aggiunge pepe all’assalto di domenica prossima dei nerazzurri di Inzaghi al Napoli capolista. Fa invece meno rumore il ritorno a Milano, dove Spalletti passa diverso tempo. Al Bosco Verticale infatti continuano a vivere la moglie Tamara e la figlia Matilde, mentre uno dei due grandi, Samuele, lavora in un importante studio legale di diritto internazionale. Il paradosso insomma è che Lucio ha casa a Milano, mentre a Napoli sta ancora in albergo. Ma in fondo paradossale è stato anche il suo rapporto con l’Inter, amatissima ma anche odiata il giusto dopo la virata su Antonio Conte.

Dopo i pasticci

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Spalletti arriva a Milano nel giugno del 2017, reduce dall’agrodolce (con annessa gestione dell’addio di Totti) mandato bis alla Roma. Già allora qualcuno lo percepì come rimpiazzo di Conte, che al tempo preferì rimanere al Chelsea malgrado le prime nuvole londinesi. L’Inter era reduce da una stagione tecnicamente surreale, complice la sovrapposizione tra il vecchio che vuole ancora comandare (Thohir) e il nuovo (Suning) che di calcio sa ancora poco. Il risultato? Una serie di pasticci in serie. Il rapporto con Mancini è logoro ma ce ne si accorge soltanto a fine agosto. Il tycoon punta su De Boer, visionario mai uscito dall’Olanda che a parte battere la Juve fa solo danni e dura come un gatto in tangenziale. Caronte Vecchi traghetta la squadra verso Pioli, che però in primavera affonda a Firenze, quindi la stagione la chiude ancora il tecnico della Primavera.

Impresa e flop Ninja

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Insomma, dopo una stagione così serve un tecnico di spessore e Spalletti ha le spalle larghissime in tutti i sensi. L’obiettivo è tornare in quella Champions che manca da un lustro. Lucio si immerge nel mondo interista a 360° (epica l’aggressione verbale durante il ritiro estivo a un tifoso che prendeva di mira Ranocchia, ora idolo del popolo) e scatta dai blocchi alla grande. A inizio dicembre è primo e imbattuto, ma poi si pianta fino a gennaio compreso. Quando però sembra tutto compromesso, arriva la mitica notte dell’Olimpico. Davanti c’è la Lazio di Simone Inzaghi. Per centrare il sacro quarto posto serve soltanto la vittoria. L’Inter va sotto ma la ribalta col famoso gol nel finale di Vecino. Un pupillo che (le coincidenze della vita) proprio prima dell’incrocio col maestro ha appena annunciato un “mal di pancia”. Il ritorno in Champions (mancava dal 2012) vale uno scudetto e porta il bonus Nainggolan. La faccia ce la mette proprio Lucio.

Le invenzioni

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E quella sarà l’unica vera scommessa persa, perché il Ninja si butta via anche in nerazzurro. Ma Spalletti è quello che si inventa (“Potevo pensarci prima”) Brozovic regista basso, che maneggia e inserisce con cura il primo Lautaro, che rende granitico Skriniar, che valorizza Cancelo (poi alla Juve), che gestisce una mediana con Borja, Rafinha e Gagliardini. E che per primo deve affrontare la grana Icardi. Arriva un’altro quarto posto in puro stile Inter, di nuovo all’ultima giornata e a capo di un match surreale, contro quell’Empoli da cui nel 1993 era iniziata la carriera di Lucio. Le due qualificazioni consecutive nell’Europa che conta sono una svolta epocale per il club nel dopo Moratti. Perché l’Inter ha svoltato a livello di ricavi ed è tornata appetibile per alcuni big.

Mai perdonata

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La beffa però è che col suo lavoro Spalletti ha permesso all’Inter di farlo fuori e di pagare 12 milioni di stipendio a Conte. E questo Lucio non l’ha mai mandato giù. Compresa quell’apparizione sospetta di Antonio (che Spalletti aveva sculacciato a Singapore, in un’amichevole di lusso in cui sembrava volare anche Joao Mario) a gennaio sotto la sede nerazzurra. Malgrado le smentite di prammatica e le rassicurazioni varie della dirigenza, il 30 maggio Spalletti viene esonerato e si apre l’era Conte. Lucio è una belva, Marotta e Ausilio non li ha ancora perdonati e non a caso ha preteso fino all’ultimo centesimo di un contratto modesto solo se paragonato a Conte. Per due anni Spalletti rifiuta qualsiasi offerta e per 4,5 milioni netti a stagione si gode la famiglia a Milano e i suoi animali nel feudo di Montaione.

Gelo e amore

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Se con la dirigenza nerazzurra è sceso inevitabilmente il gelo, complice anche il fatto che a Conte è stato fatto quel super mercato a lui negato, Spalletti è ancora in contatto con altre componenti del mondo Inter. E soprattutto resta amatissimo da una parte della tifoseria che, malgrado lo scudetto, non ha mai dimenticato il passato juventino di Conte. Basta fare qualche ricerca sui social per scoprire che Lucio è ancora nel cuore dei tifosi, consapevoli che Antonio ha sfruttato anche basi gettate dal 62enne toscano. Il tutto senza dimenticare le spassose conferenze del nostro. Non certo un maestro della sintesi, Lucio affabulava nel “folto” spremendo la lingua italiana – nata pur sempre nella sua Firenze – con espressioni ed iperboli uniche. Resta convinto che con i giusti rinforzi il titolo a Milano l’avrebbe riportato lui. Farcela a Napoli sarebbe ancora più speciale. Lucio a San Siro. Domenica ci sarà da divertirsi.

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