Lotito, missione stadio Lazio: Flaminio o piano B

ROMA – Non uno, ma due progetti in cantiere. Lotito vuole lo stadio, è più determinato che mai. È convinto che riuscirà a regalare alla Lazio il suo impianto di proprietà, per lui è diventata una sorta di missione personale. Il suo sogno è realizzarlo nel cuore di Roma, per farlo diventare una sorta di attrazione turistica attiva h24 e 7 giorni su 7, un polo biancoceleste nel cuore della città eterna capace di attirare tifosi e curiosi non solo durante le partite. Ecco perché la prima opzione è sempre quel Flaminio attualmente in disuso e abbandonato a sé stesso, ma sul quale pende la Spada di Damocle del vincolo di tutela del Ministero per i beni e le attività culturali. Quello che la famiglia Nervi, detentrice dei diritti d’autore patrimoniali e morali fino al 2049 sull’opera costruita per le Olimpiadi del 1960 da Pier Luigi e Antonio Nervi, ha delineato minuziosamente nelle 594 pagine del Piano di Conservazione presentato il 27 ottobre 2020 in Campidoglio, con l’avallo dell’allora sindaca Virginia Raggi e della Sovrintendenza. Apparentemente un muro invalicabile, ma cominciano a palesarsi alcune crepe che lasciano intravedere un minimo di luce.  

Stadio Lazio, apertura Flaminio

Nel confronto che c’è stato tra Lotito e il sindaco Gualtieri, il primo cittadino romano ha assicurato al presidente della Lazio che proverà il più possibile a sensibilizzare la famiglia Nervi verso un’apertura che fino a questo momento non è mai stata presa in considerazione. E in più c’è il precedente dell’Artemio Franchi di Firenze, altra opera realizzata da Pier Luigi Nervi sul quale pendevano più o meno lo stesso tipo di vincoli, ma sul cui progetto di rinnovamento è arrivato proprio due settimane fa il parere positivo “ai fini conservativi” da parte del Ministero della Cultura (lo stesso che a gennaio scorso si era espresso vietando l’abbattimento, ma aprendo a eventuali interventi di restaurazione e ammodernamento), confermato pubblicamente dal sindaco di Firenze Dario Nardella. Questo porterà (nonostante le opposizioni della famiglia Nervi, sostenute peraltro da una mobilitazione composta da grandi nomi dell’architettura e della storiografia mondiale) a una sostanziale modifica del disegno originale dell’impianto, sia all’interno che, soprattutto, all’esterno grazie all’installazione di una copertura fotovoltaica leggera e orizzontale che si posizionerà esattamente sopra la struttura, senza andare quindi a modificarla.

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Lazio, il piano per lo stadio

L’obiettivo della Lazio è dunque quello di ripetere lo stesso iter (magari prendendo spunto anche dal progetto del nuovo Dall’Ara di Bologna, dove si sta tenendo conto ovviamente anche della presenza della caratteristica Torre di Maratona), per ottenere l’ok da parte della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e superare così i limiti del vincolo di tutela con la motivazione dei “fini conservativi” dell’opera. Ecco perché a breve Lotito presenterà il suo progetto al Comune di Roma per restaurare il Flaminio. La novità è che se dovesse ricevere un parere negativo, a quel punto prenderebbe piede l’ipotesi del secondo progetto, per il quale (oltre ai soliti terreni sulla Tiberina che sono però difficilmente sfruttabili) sarebbe stata individuata una nuova zona nel comune di Guidonia Montecelio, città metropolitana a poco più di 20 chilometri da Roma. Al momento si tratta solo di un piano B, ma se continuassero a esserci grosse problematiche per rendere il Flaminio uno stadio a norma con i parametri Uefa, allora potrebbe diventare quella principale. In un modo o nell’altro, l’obiettivo del presidente biancoceleste è avere uno stadio di proprietà. 

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