L’orgoglio di Milano: tra lavoro e ricerca resta il motore d’Italia

È il capoluogo col Pil più alto: così ha superato il post Covid. E la Champions spinge anche l’economia…

Non è solo calcio ciò che si celebra a San Siro: questo derby è la solita, magnifica liturgia laica, ma stavolta in formato europeo. È un pezzo pregiato dell’identità cittadina, ma pure una pagina di storia che rimarrà per i posteri. E non è solo il calcio ciò che spinge questa città lassù, nell’élite italiana e continentale: Milan e Inter sono preziosi biglietti da visita che Milano consegna ai tanti che arrivano e che vengono accolti con un abbraccio freddo solo in apparenza, ma gli esempi di eccellenza si moltiplicano qui attorno. Dal design alla moda, dal food all’editoria, è ancora la capitale produttiva del Paese e non solo quello calcistica. Di certo, non ci può essere vera crescita in questi luoghi senza l’accompagnamento di queste due squadre uniche e gloriose, che sommano 38 scudetti e 10 Champions e attraggono energie e persone: attirano pure turisti, muovono denari, orientano sviluppo.

eterno motore

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Il ruolo di Milano, eterno motore economico di Italia, è però cresciuto negli ultimi anni ben oltre ciò che succede sotto le luci di San Siro: anche se contemporaneamente rossoneri e nerazzurri ritrovavano centralità e vincevano scudetti e coppe, la città ha guidato a 360 gradi la ripartenza post-Covid. Il dipartimento Finanze del ministero dell’Economia lo ha messo recentemente nero su bianco, con numeri freddi ma inequivocabili. Analizzando le dichiarazioni dei redditi 2022, ha visto un’accelerazione soprattutto al Nord, con la solita punta nella solita città. Se la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (26.620 euro), Milano è il capoluogo con il Pil più alto (33.703 euro). C’è un record nell’aumento annuale, +6,1%, e +4,1% al netto dell’inflazione. Come dire, il peggio è passato e la concorrenza è distante: Roma ha un reddito medio di 25.990, Napoli terza per abitanti è indietro a 20.326.

più di leao

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Vicina all’Europa, crogiuolo di culture, mondana e fiera, Milano è sopratutto operosa. Se sta mai coi man in man, non si sta mai con le mani in mano, recita quella canzoncina che anche stasera si sentirà con malcelato orgoglio a San Siro: O mia Bela Madunina fa parte del rosario dei cori della Curva Nord nerazzurra, che oggi farà gli onori di casa davanti al Diavolo. A volte è retorico, ma anche per questo spirito la città ha “tenuto” e continua a “tenere”, nonostante l’inflazione galoppante, l’aumento del costo dell’energia e la crisi internazionale che spaventa il futuro. Il 2023, ad esempio, si prospetta un anno pieno di incertezze, ma i fondamentali dell’economia cittadina rimangono solidi: secondo le stime di Prometeia, ci sarà “un proseguimento della fase espansiva” e una progressione ancora superiore alla media lombarda e a quella italiana. È +1% la crescita attesa per Milano, contro un +0,6% di Pil previsto per la Lombardia e di un +0,4% per l’Italia. La performance è decisamente positiva, secondo tutti gli esperti, perfino sorprendente se si considerano i forti venti che spirano contro. Uno studio di Assolombarda, invece, si è soffermato, sul numero di occupati: nel dettaglio, l’anno passato Milano ha registrato 707.937 assunzioni, di cui il 24% a tempo indeterminato, con una incidenza ben superiore al 17% della media italiana e più alta anche del 22% rispetto a quella lombarda. L’occhio di questa città è sempre rivolto all’innovazione e questa tendenza galoppa ancora di più ora che l’incubo Covid inizia a scolorire alle spalle: secondo l’Ufficio studi Confcommercio in 4 anni le imprese milanesi dell’e-commerce sono raddoppiate, dalle 1.561 del 2019 alle 3.127 del 2023. Ma è il numero di addetti a sbalordire ancora di più: nello stesso intervallo di tempo sono aumentati dai 4.973 ai 31.640. Questo +536% in città lo supera solo il cartellino di Leao: il portoghese è costato 24 milioni e ora ha addosso una clausola da 170.

contraddizioni

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“Milano tre milioni, respiro di un polmone solo”, cantava l’eterno Lucio Dalla, amante di questa città frenetica ma pur sempre piena di contraddizioni. Non è un caso che lo sviluppo economico nell’ultimo periodo non sia stato accompagnato da un uguale miglioramento della qualità della vita. Milano è recentemente scesa dal secondo all’ottavo posto nell’annuale classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore, mentre il podio adesso l’hanno conquistato Bologna, Bolzano e Firenze. L’indagine viene elaborata a partire da 90 indicatori divisi in sei grandi ambiti: il capoluogo lombardo è primo alla voce “affari e lavoro”, quarto per “ricchezza e consumi”, ma solo 103° per “giustizia e sicurezza”. Il primo posto, invece, lo strappa alla voce “prezzo medio di vendita delle case”: i 5200 euro al metro quadrato di media in zona semicentrale sono, però, una stortura di questi tempi. Un controsenso per una città da sempre piuttosto costosa, ma pur sempre accogliente. Costa molto pure passare da qua per una notte, ma la vocazione turistica milanese è cresciuta nel post Expo, tra eventi continui e settimane a tema. Il recente Salone del Mobile, ad esempio, ha portato quasi 350mila visitatori e un indotto da 223 milioni. Non è un caso che Milano abbia superato Roma nel tasso di occupazione delle camere di hotel: nei primi tre mesi dell’anno riempite al 68,7%, nessun’altra città a queste altezze. E cosa può spingere ancora di più il turismo di un euroderby? Confcommercio Milano stima +20% di ricavi, con beneficio particolare per i negozi di abbigliamento da uomo e sportivo. Negli alberghi dell’area più vicina a San Siro, la percentuale in hotel si alza tra 90 e il 100% con un guadagno extra di 450mila euro rispetto al solito. Pure la Champions fa bene all’economia, meno al cuore dei tifosi che palpitano da giorni.

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