L’ordine di Hitler: voglio la Coppa dell’Italia. Ma un eroe la salvò

1943: il Terzo Reich mette a soqquadro Roma. Il trofeo del Mondiale ha un valore esoterico, il Fuhrer lo vuole. Ma non lo trova: sta viaggiando in un luogo segreto, su un carro bestiame. Ce lo mise un insospettabile eroe di casa nostra

L’uomo va in camera da letto, si inginocchia, allunga la mano sotto alla rete del materasso, sa bene cosa sta cercando, tira il manico della valigia e la trascina verso di sé. È lì, con le ginocchia piegate sul pavimento, quando apre la valigia: dentro c’è una scatola, una comune scatola da scarpe. L’uomo toglie il coperchio, sposta con le mani i trucioli che quasi traboccano e finalmente la vede. Se lo avessimo davanti ora sentiremmo un sospiro di sollievo. Ma l’uomo non ha nemmeno il tempo di sospirare, ha fretta ed è preoccupato, è molto preoccupato. Così – con fare furtivo, controllando che nessuno entri nella stanza – sistema i trucioli, rimette al suo posto il coperchio e chiude la scatola. È in quel momento che suonano alla porta della casa dove abita, in piazza Adriana, a pochi minuti a piedi da Castel Sant’Angelo. Siamo a Roma, ed è il tardo autunno del 1943.

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