Locatelli, Sancho, Gigio, Saka: stasera la finale, tra un anno… il Mondiale

Italia-Inghilterra è anche partita per menti e piedi freschi: i ragazzi terribili di Southgate contro le manone di Gigio e gli spunti di Chiesa. E tra un annetto in Qatar…

Gli anni sono una cosa che quando smetti di contarli pesano. Portano con loro esperienza e saggezza, ma pesano lo stesso. E siccome già una finale secca è pesante di suo, magari la chiave per risolverla Mancini e Southgate ce l’hanno nella leggerezza dei giovani, di chi quando dici Italia-Inghilterra gli viene in mente l’ultima partita a Fifa con Wembley appena sbustato e non Fantozzi o la magia di Zola del ‘97. Premessa: risolutori giovani in finale se ne sono visti pochi, per trovare un gol sotto i 23 anni bisogna risalire al 1984: Francia-Spagna 2-0 con cavalcata e tocco sotto di Bruno «Lucky Luke» Bellone, noto alle cronache per il gran talento e per essere l’inquilino della villa nel cui giardino si schiantò fatalmente l’auto della principessa Grace Kelly qualche anno prima.

Ragazzi italiani

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Ma non necessariamente dev’essere un gol a deciderla, potranno essere anche le mani di Gigio Donnarumma, così gigantesco che ci si scorda troppo spesso dei soli 22 anni che ha: vero, nei suoi precedenti inglesi tra club e Nazionale un golletto l’ha sempre preso ma prendersi Londra come aperitivo di Parigi alla sua età non sarebbe male. Chiesa ha solo un anno in più, e sono loro due i giovani con maggiori possibilità di essere i risolutori di Mancini, a meno che il c.t. non si trovi nelle condizioni di attingere dalla panchina. Lì può trovare Manuel Locatelli, 23 anni, che vale un titolare e ha fatto cantare il pallone alla Verratti quando si è trattato di sostituirlo. Oppure Giacomo Raspadori, mai paura in campo nei suoi 21 anni, centravanti che non arriva all’1.75 ma che da due anni ormai si destreggia in A contro gente più grossa di lui: i suoi smarcamenti da cobra contro Maguire o Stones potrebbero essere una bella briscola. Ci sarebbe anche Bastoni, classe 1999 e quarto/quinto centrale in rosa: ingresso difficile, ma se occorre c’è.

Giovani inglesi

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Southgate invece di young guns ne ha qualcuna in più, anche perché ha potuto attingere a piene mani a un paio di generazioni che hanno dominato il mondo a livello giovanile. Però per qualche giorno in patria gli hanno tirato la giacca con una domanda scomoda: come mai uno che il Manchester United sta comprando a 80 e passa milioni e che viene da una stagione da 16 gol e 14 assist in questa squadra non ha un ruolo chiave? Poi l’ha messo titolare con l’Ucraina e il caso Jadon Sancho è sfumato. Resta però il fatto che i Tre Leoni si portano in panchina uno dei leoncini più forti al mondo, uno che ha garretti e dribbling per entrare fresco e sbucciare come una banana qualsiasi difesa. Nella sua nicchia tattica Southgate preferisce Bukayo Saka, 2001, rivelazione dell’Arsenal che nasce terzino ma ha gambe super e intelligenza tattica da allenatore e dà più garanzie in fase di non possesso. Non ci sarà Phil Foden, quello che Guardiola definiva «il più grande talento che abbia mai visto»? L’Inghilterra se la gioca giovane con Mason Mount, istinti e tiro che spacca; con «The Yorkshire Pirlo» Declan Rice, e il soprannome dice tutto; con l’aggressività sulla trequarti di Jude Bellingham, che è nato quando Chiellini era già titolare in Serie B a Livorno. In difesa ci sono anche il polivalente Ben White e le progressioni a destra di Reece James, finora usati poco e niente. Almeno finora, perché la gioventù non è solo freschezza: è puntare dritto al futuro, senza guardarsi indietro. E visto che le ossature azzurre e inglesi sono grossomodo queste, se uno di loro l’anno prossimo si ritroverà a giocarsi la finale dei Mondiali in Qatar? L’aria l’avrà già respirata, ma ci penserà poco: sarà ancora abbastanza giovane per giocarsela da spensierato.

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