Lo manda Conte, ha fermato Lewandowski: tutti pazzi per Bastoni, l’oro dell’Inter

Il centrale nerazzurro ha sostituito alla grande Bonucci annullando uno dei bomber più forti d’Europa. In pochi mesi ha conquistato anche Mancini

Quando un allenatore come Antonio Conte e un leader come Bonucci si scomodano per te, ci deve essere un perché. Non ci sono sotterfugi. Alessandro Bastoni, il ragazzo arrivato all’Inter in silenzio, è ormai diventato uomo. Meritandosi prima una maglia da titolare nella retroguardia nerazzurra, poi la convocazione in Nazionale e infine la responsabilità di giocare dal primo minuto contro un mostro sacro come Lewandowski, il cannibale che con la maglia del Bayern distrugge qualunque difesa gli capiti a tiro. Una scalata per step, tutti affrontati senza tirarsi indietro. Quella di ieri è stata una giornata speciale per il ragazzo di Casalmaggiore. Una giornata iniziata con le parole di Conte e culminata con una serata che difficilmente dimenticherà.

Investitura

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Conte, appunto. Il tecnico che difficilmente regala qualcosa a qualcuno ha sempre creduto in Bastoni, respingendo alla sua prima estate da allenatore dell’Inter la tentazione di lasciarlo partire in prestito. “Un tecnico deve avere una ‘visione’. Guardi un ragazzo e vedi quello che potrebbe diventare. E in Bastoni l’ho visto”. Queste le parole del tecnico nerazzurro in esclusiva alla Gazzetta. Parole che non possono non aver dato la carica al classe ’99 prima dell’esame contro la Polonia. Poi il gesto di Bonucci: la consegna della maglia numero 19 dell’Italia, la sua maglia, nella partita che avrebbe dovuto essere la 100esima del capitano azzurro in Nazionale. Un’investitura che parla da sola. “Non me l’aspettavo. Sono entrato nello spogliatoio e ho trovato la maglia numero 19. Mi ha mandato in missione per giocare la sua centesima partita con la maglia azzurra e spero di essere stato all’altezza”, ha dichiarato Bastoni a fine partita.

Conte, papà e…

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Sì, Alessandro è stato all’altezza. Il difensore dell’Inter ha annullato Lewandowski, il pericolo numero uno per la difesa azzurra, con la complicità di Acerbi. Conte avrà gongolato. Il padre sarà stato sicuramente orgoglioso: “Mio papà mi portava tre volte alla settimana da Piadena a Bergamo, 130 km ad andare, 130 a tornare, più la partita il week end: totale, 1000 km a settimana. Col mio stipendio di oggi pago ancora la benzina dei miei genitori”, aveva dichiarato in un’intervista di marzo alla Gazzetta. E chissà cosa avrebbe provato Mino Favini, l’ex calciatore e dirigente che lo ha portato all’Atalanta e scomparso nell’aprile 2019.

La scalata

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Bastoni ha esordito con la maglia nerazzurra in Serie A nella trasferta di Genova contro la Sampdoria, stupendo tutti. Da quel momento in campionato si è preso stabilmente il posto sul centrosinistra della difesa a tre, ma non in Champions League: nessun minuto in campo nella passata stagione. Gavetta in Serie A, esplosione nell’agosto di Europa League: inamovibile nella formazione tipo studiata da Conte per affrontare la cavalcata europea. Consacrazione definitiva e titolarità guadagnata a suon di prestazioni convincenti. A inizio stagione l’intoppo della positività al Covid, ora Bastoni è tornato a gamba tesa e petto in fuori: l’uomo di Conte è diventato grande anche in Nazionale.

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