INVIATO A ROMA – Da una qualificazione mondiale a una europea. Da una partita decisiva a una altrettanto decisiva. E se ci sarà un rigore, «mi auguro che lo batta lui». Così disse Luciano Spalletti alla vigilia di Italia-Macedonia del Nord, non uno spareggio come accadde nella infausta serata di Palermo, che ci negò Qatar 2022 con Roberto Mancini in panchina, intoccabile dopo il trionfo a Euro 2020. Quel lui è Jorginho e il rigore “incriminato”, anzi, i due rigori “incriminati” sono quelli falliti contro la Svizzera nel girone di qualificazione. Due pareggi che ci obbligarono ai playoff con i macedoni, che ci buttarono inopinatamente fuori, guadagnandosi la finale con il Portogallo.
In quelle sere, soprattutto nella seconda di Roma, l’italo-brasiliano perse la fama di infallibile dal dischetto e smarrì parecchie delle sue convinzioni. Quelle che da Verona lo avevano portato ai fasti di Napoli prima e alla gloria di Londra, fronte Chelsea, poi.
Jorginho rinato all’Arsenal di Arteta
Proprio con i Blues Jorginho ha finito per perdere la propria centralità, travolto anche dalle incertezze di gestioni tecniche altalenanti. Così la scelta di partire da un’altra zona di Londra, da quell’Arsenal che Mikel Arteta sta cercando di ricondurre ai fasti di un tempo in nome del bel gioco. Jorginho sembrava un riempitivo di gennaio 2023, a poco a poco si è ritagliato un suo spazio, in un gruppo di giovani ruggenti, al punto da diventare prima punto di riferimento e quindi anche capitano. «È un giocatore incredibile, un leader intelligente, ha le qualità per migliorare la squadra», ha detto di recente il tecnico basco. Quello che Spalletti si augura per l’Italia, rigore o no da calciare.
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