L’Italia è meglio di una squadra di club

ROMA – Sebbene sia stata solo teleguidata da casa Mancini, questa è una Nazionale davvero bella, tosta e importante. Il 2-0 con cui abbiamo battuto la Polonia di Lewandowski (cancellato da Acerbi come era accaduto nella partita di andata) non dice tutta la verità perché il dominio azzurro è stato totale, dal primo all’ultimo minuto. E non era facile giocare una partita di così grande personalità considerando le condizioni in cui l’Italia si era preparata in questi dieci giorni: abbiamo contato una ventina di assenti, tra cui titolari come Bonucci, Chiesa, Verratti e soprattutto Immobile, che, secondo quanto aveva detto il ct poco più di un mese fa, sarebbe sceso in campo dall’inizio.

Giocatori che arrivavano a Coverciano e giocatori che se ne andavano, tra test per il Covid e infortuni: Mancini, anche se da casa, ha dovuto gestire un caos senza precedenti, aiutato da Evani e dai suoi collaboratori di una vita. Dopo il 4-0 in scioltezza contro l’Estonia, ecco la grande vittoria contro la Polonia, non una squadra qualsiasi: e poi sappiamo che quando l’Italia è costretta a vincere per ottenere un obiettivo, fa sempre fatica e spesso non ci riesce. Questa, invece, con calma ma con grande determinazione ha stordito gli avversari e poi li ha schiacciati con un rigore di Jorginho (netto il fallo su Belotti) e un sinistro di Berardi (finalmente il gol di un attaccante), che aveva appena preso il posto di Bernardeschi, uno che alla Juve fa la comparsa e che in azzurro si trasforma dimostrando al ct che si può giocare anche senza Chiesa. Lo juventino a destra, pronto a rientrare con il sinistro, e Insigne dalla parte opposta, abile a rientrare sul destro, sono stati i due giocatori che hanno messo in crisi la Polonia, oltre a un palleggio in mezzo al campo che non dava alcun riferimento. Non ci è sembrato di vedere la Nazionale bensì una squadra di club, che si allena tutti i giorni chissà da quanto tempo: questo è il vero capolavoro compiuto da Roberto Mancini, che in due anni ha portato l’Italia all’Europeo vincendo tutte le partite di qualificazione, l’ha ricollocata tra le teste di serie al sorteggio del prossimo Mondiale e mercoledì, battendo la Bosnia, può trascinarla anche alla fase finale della Nations League. Un lavoro fatto sul campo, minuziosamente, nel poco tempo a disposizione, ma anche sulla testa di giovani alle prime esperienze internazionali e che nei loro club spesso restano in panchina. Il ct ha creato una squadra anche nello spirito, non più una selezione che si ritrova ogni due mesi e in passato divisa da gelosie e rivalità: è difficile, oggi, pensare all’Italia senza Mancini e allo stesso Mancini senza l’Italia. Facciamo in modo che questo matrimonio vada avanti e anche a lungo, perché non ci divertivamo così da troppo tempo. 

Italia, Polonia travolta

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