L’Italia chiamò! Cosa fare e cosa non fare per battere la Macedonia e andare in finale

Stasera (ore 20.45) a Palermo gli azzurri di Mancini si giocano l’accesso alla partita che vale un posto a Qatar 2022. Guida ai 90 minuti: niente ansia, coinvolgere Immobile, giocarsi il jolly Berardi e…

Luigi Garlando

24 marzo – Milano

Atterrata all’aeroporto “Falcone e Borsellino”, la Nazionale, in pullman, è passata dallo svincolo di Capaci. Uno sguardo a destra, alla casetta bianca sulla collina da dove il mafioso Giovanni Brusca, detto “U Verru”, il Porco, schiacciò il tasto del detonatore. A sinistra il mare, l’ultima cosa bella vista da Giovanni Falcone in quel maledetto 23 maggio 1992, prima che l’asfalto impazzisse e i guardrail si accartocciassero. Palermo si prepara a onorare i 30 anni dalla strage che si portò via il magistrato, sua moglie Francesca e gli agenti della scorta. Falcone sarebbe stato allo stadio questa sera, perché amava lo sport, aveva praticato il canottaggio, e lo raccomandava ai ragazzi come palestra di legalità. Ci saranno tanti giovani al Barbera, perché i più piccoli non sanno ancora che cos’è l’emozione di un Mondiale con l’Italia dentro e non vogliono aspettare il 2026 per scoprirlo. Vedere gli altri che giocano? Abbiamo già dato, grazie. Un’Apocalisse basta e avanza. In quel 1992 Mancini e Vialli piansero a Wembley una finale di Coppa Campioni persa. Ci sono tornati a luglio e hanno asciugato quelle lacrime piangendone altre da vincitori. Ora vogliono andare insieme al Mondiale che da calciatori non hanno mai vinto. Vogliamo andarci tutti. Stasera contro la Macedonia il primo passo, in uno stadio stracolmo di passione che si stringe a coorte attorno a una Nazionale ancora stropicciata dai rigori sbagliati e da playoff imprevisti. Partita emotivamente delicata. Come comportarci? Scalpelliamo le tavole della legge: 5 cose da non fare e 5 da fare.

Le cose da non fare

Niente ansia, tanto gruppo

La prima

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Scendere in campo pensando già al Portogallo, dando per scontato che la Macedonia la battiamo. Lo pensava anche Ventura della Svezia. Invece di notare che non c’è più Pandev e manca Elmas, meglio ricordare che un anno fa (31 marzo) i macedoni battevano la Germania in casa loro. Umiltà. Nella prima partita dell’Europeo, siamo scesi in campo concentrati, la Turchia di Calhanoglu ci sembrava il Brasile di Pelé. Per questo lo abbiamo battuto nettamente.

La seconda

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Evitare la foga. Farsi prendere dall’ansia di fare tutto subito. Abbiamo sedotto l’Europa con il nostro palleggio, continuiamo a passare da Verratti e Jorginho senza lanci isterici alle punte. Con pazienza. Il primo gol alla Turchia arrivò dopo quasi un’ora di gioco. Calma e gesso.

La terza

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Mettersi la cera nelle orecchie come i marinai di Ulisse per non farsi trascinare da un tifo entusiasta, col rischio di sbilanciarsi e perdere l’ordine tattico. Il Barbera sarà esaurito al 100%, oltre 30 mila anime. L’ultima volta che l’Italia ha giocato in uno stadio esaurito è stato proprio qui a Palermo, novembre 2019: 9-1 all’Armenia. Non sarà così facile. Uno dei segreti all’Europeo è stato proprio l’equilibrio sempre mantenuto (coperture, preventive…) da una squadra che attaccava senza scoprirsi.

La quarta

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Non è notte da eroi a tutti i costi, ma dev’essere una notte di squadra. Pochi individualismi e tanta empatia tattica ed etica. È lo spirito di gruppo che ci ha fatti re.

La quinta

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Donnarumma ha già avuto i suoi problemi con la palla nei piedi. Benzema non è macedone, ma evitiamo rischi inutili nella costruzione bassa, anche perché, a parte Gigio, la difesa è totalmente nuova e quindi non abituata a palleggiare di reparto. Il che non significa non farlo. Il gol al Belgio di Insigne, sgorgato dai guanti di Gigio, è un nostro biglietto da visita. Ma senza rischi esagerati e senza vergogna, se si deve spazzar via un pericolo.

Le cose da fare

Berardi e Immobile da innescare

La prima

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Concentrazione a palla, fin dal primo secondo, per non ritrovarsi a rincorrere con affanno. Non ci sarà Bonucci che riacciuffò l’Inghilterra in finale e neppure Chiellini che prese Saka per il coppino. Senza i due Leoni tutti dovranno metterci un po’ di personalità in più. A cominciare dai due sostituti: Mancini e Bastoni. Il romanista è stato a lungo in ballottaggio con Acerbi. Un altro derby. È stato il vero dubbio nella vigilia del c.t. azzurro. Alla fine l’ha spuntata Mancini, anche perché il più esperto Acerbi potrebbe tornare utile nel secondo match, più delicato, verosimilmente in Portogallo, nel caso non remoto che Bonucci non riuscisse a recuperare.

La seconda

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Partenza aggressiva per non permettere alla Macedonia di giocare e sentirsi forte oltre la propria modestia, come in Germania.

La terza

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Questa Nazionale è nata con un lato forte a sinistra: la spinta di Spinazzola, il triangolo creativo Jorginho, Verratti, Insigne. Ma ora, senza Spinazzola, il giocatore più in forma sta a destra: Berardi. Sarà importante sollecitarlo, tenere caldo il suo talento per impedire che si intristisca ai margini del match. Può essere l’uomo chiave, come lo fu all’esordio dell’Europeo innescando l’autogol di Demiral.

La quarta

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Coinvolgere tanto Immobile, come lo coinvolge la Lazio con lanci, sponde e cross, perché Ciro nell’Italia non si è mai sentito a suo agio come nella Lazio. Ha alle spalle 6 partite azzurre senza gol e viene da un derby avvilente. Però, attenzione. Immobile ha segnato 2 doppiette in Nazionale: una alla Macedonia e una a Palermo, contro l’Armenia. La congiunzione Macedonia-Palermo potrebbe produrre la scossa buona.

La quinta

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Quinta legge: la pazienza, perché abbiamo in panca un ricco piano B, dalla corsa esplosiva di Zaniolo, alla fisicità di Scamacca, alla tecnica di Pellegrini, Joao Pedro, Raspadori. È l’ora. Si gioca. Stringiamoci a coorte. L’Italia chiamò.

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