L’Inter e gli specialisti per la Champions: la strategia di Inzaghi per Real… e ottavi

Dzeko, Calhanoglu, Correa e Dumfries: su richiesta del tecnico il club ha aumentato il livello di esperienza in Europa

La musichetta della Champions sarà stata impostata a mo di sveglia in tutte le case dei giocatori nerazzurri. Pensiero fisso, pensiero stupendo. Dopo essere ritornata dopo undici lunghissimi anni sul tetto d’Italia, all’Inter targata Suning resta un ultimo step di crescita: tornare tra le prime 16 squadre di Europa.

Un obiettivo fallito sia da Spalletti sia nei due anni di gestione Conte: nonostante l’Inter sia riuscita a rimanere in corsa sempre fino all’ultima giornata, è mancato il guizzo decisivo nel momento della verità. Una lacuna dettata più dall’esperienza che dalla qualità della rosa, con il famoso sfogo di Conte dopo la sconfitta in rimonta a Dortmund: “A chi dovrei chiedere? Qui parliamo di giocatori che – a parte Godin – non hanno mai vinto: a chi dovrei chiedere di gestire situazioni difficile, a Barella che viene dal Cagliari o a Sensi che viene dal Sassuolo?”. Sembra preistoria, non sono passati neanche due anni. Ma da allora il mondo nerazzurro s’è completamente capovolto. Ora l’Inter s’è cucita lo scudetto sul petto, ha vissuto la delusione di una finale di Europa League persa dopo una cavalcata comunque esaltante e ha visto crescere i suoi giovani talenti, diventati fondamentali nel 19° titolo italiano ma anche con le rispettive nazionali: Barella e Bastoni sono rientrati ad agosto con un titolo di campioni d’Europa in bacheca, Lautaro ha riportato l’Argentina sul tetto del Sudamerica. Insomma, questo gruppo in due anni è maturato tantissimo anche grazie alle delusioni di Champions degli ultimi tre anni, con clamorosi tonfi interni sul più bello contro Psv, Barcellona (imbottito di giovanissimi alle prime esperienze) e Shakhtar. E da quest’anno potrà avvalersi dell’aiuto di giocatori che hanno già un certo feeling con la Champions.

nuovo faro

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Da Dzeko a Calhanoglu, passando per Correa e Dumfries, i quattro nuovi acquisti sono stati scelti su indicazione di Simone Inzaghi anche per centrare l’obiettivo europeo che la società si è prefissato: la qualificazione agli ottavi è il primo grande traguardo della stagione nerazzurra e stavolta sarà vietato sbagliare. La sorte, poi, ha dato ai nerazzurri anche la possibilità di potersi vendicare dello Shakhtar, contro cui lo scorso anno la squadra di Conte ha sbattuto il muso per 180 minuti, non riuscendo mai – tra andata e ritorno – a trovare la via del gol. Per questo Inzaghi ha messo in cima alla lista degli acquisti dell’estate Edin Dzeko, prima ancora della sorprendente cessione di Lukaku: con i suoi 22 gol in 57 presenze (preliminari inclusi), l’attaccante bosniaco dovrà garantire la leadership che è mancata nei momenti topici delle ultime stagioni. Dzeko ha trascinato la Roma di Di Francesco alla semifinale nel 2017-18 dopo la storica remuntada inflitta al Barcellona di Messi, ed è stato capocannoniere di Champions dell’anno solare 2018 insieme a un certo Lewandowski: Insomma, una garanzia per l’Inter e per Inzaghi, come dimostra anche l’ottimo avvio di stagione, non solo in nerazzurro. Mercoledì sera Edin ha tenuto in scacco la difesa della Francia campione del Mondo, facendo impazzire Kimpembe e siglando il suo 60° centro con la Bosnia.

armi in più

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Se Dzeko è la certezza, Calhanoglu sarà la variabile impazzita. Hakan ha debuttato in Champions a 20 anni, in un preliminare vinto con il Leverkusen contro il Copenaghen, con tanto di gol su punizione nella rimonta del ritorno. In totale Calha vanta 24 presenze e 7 reti, tutte col Bayer, dove si è messo in evidenza con la specialità della casa: il calcio di punizione. Dal 2013 a oggi, nei top 5 campionati, Calhanoglu è secondo solo a Messi (14 contro 30) nelle reti segnate da fermo. E poi c’è Correa, che la Champions l’ha disputata con il Siviglia prima della Lazio: lo scorso anno insieme a Inzaghi ha centrato il pass per gli ottavi, contribuendo con tre reti, una delle quali proprio agli ottavi col Bayern. Il Tucu oggi ha maggior consapevolezza e una nuova esperienza internazionale che è pronto a mettere al servizio dell’Inter. Come Dumfries, grande rivelazione dell’ultimo Europeo e chiamato all’ingrato compito di non far rimpiangere Hakimi: l’olandese in Champions ha giocato 10 gare senza mai segnare, ma era in campo col Psv a San Siro in quell’incredibile 1-1 del dicembre 2018, che costò l’eliminazione a Spalletti. È arrivata l’ora di farsi perdonare dal popolo nerazzurro.

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