L’ex è dietro la scrivania: Tognozzi, braccio destro di Cherubini, è “nato” allo Zenit

Il responsabile dello scouting bianconero fu portato giovanissimo da Spalletti a San Pietroburgo, dove ha portato Witsel. Da questa estate lavora di fianco a Cherubini

Giovanni Albanese @GiovaAlbanese

20 ottobre – Torino

Dicembre 2010, sede legale dello Zenit: si presenta un giovane italiano pieno di emozione e adrenalina, pronto a firmare il suo primo vero contratto da professionista. Toscano, fare elegante, maturo nonostante la giovane età e già profondo conoscitore del calcio internazionale. È Matteo Tognozzi, oggi il braccio destro di Federico Cherubini, al tempo ventitreenne. Seppur giovanissimo, ha già svolto le mansioni di direttore sportivo al Pontedera, in Serie D, mentre nel Cuoiopelli – dove Max Allegri ha cominciato la sua carriera da calciatore nella stagione 1984/1985, quando lui non è ancora nato – è stato il responsabile del settore giovanile, con la prima squadra nell’ex C2.

DALLO ZENIT

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L’opportunità allo Zenit giunge grazie alla fiducia di Luciano Spalletti, che nella stagione precedente aveva già coinvolto il papà per fare l’osservatore: per Matteo il calcio è un affare di famiglia, da vivere con estrema passione e altrettanta professionalità. Matteo concilia il suo primo incarico con gli studi – perché frequenta ancora la Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Pisa – ma ha ben chiara la sua missione russa: aiutare il gruppo di lavoro formato dal tecnico toscano con il suo inglese già fluente e cominciare a misurare ad alto livello la forte ambizione di scoprire i talenti prima degli altri.

Tognozzi assume fin da subito, per merito, un ruolo di prima linea nella nuova organizzazione scouting del club, e partecipa attivamente alla scelta dei calciatori. Un nome su tutti, ancora attuale sulla sponda torinese: Axel Witsel, scelto dal Benfica nell’estate del 2012 perché univa caratteristiche fisiche di primo livello, qualità tecniche, discreta esperienza internazionale e anche capacità di rivendita futura vista la giovane età. La Juve lo avrebbe preso nel 2016 (ma all’ultimo giorno di mercato non arrivò la documentazione necessaria per il suo tesseramento) e nel gennaio 2017 (per una richiesta economica ritenuta eccessiva per un calciatore in scadenza). Ma il suo nome è tornato d’attualità la scorsa estate e non è totalmente da depennare dalla lista dei possibili rinforzi di gennaio.

ALLA JUVE

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L’avventura in Russia terminerà nel luglio 2014, ma sarà solo la prima tappa di un lungo percorso che lo porterà alla Juve diversi anni dopo. Intanto, in una delle sue prime uscite, conosce Fabio Paratici. Sul campo: una sera di fine marzo del 2011, in occasione Ungheria-Olanda, a Budapest. Anche il suo interlocutore è al primo anno nel suo nuovo club, la Juventus appunto, dopo aver dimostrato già grande abilità nel ruolo alla Sampdoria. Il rapporto tra i due nasce in quella occasione e si svilupperà negli anni a seguire, fino alla sua collaborazione con la Signora che nasce ufficialmente nell’estate del 2017.

Tra le altre, mette a disposizione le sue conoscenze del calcio sudamericano, apprese proprio ai tempi dello Zenit: Israel, Soulé e Kaio Jorge, giusto per menzionare qualche operazione di suo pugno. Nell’estate del 2018 si occupa anche del progetto seconda squadra, dando forma alla prima rosa dell’Under 23 insieme a Claudio Chiellini (ora direttore sportivo al Pisa, in Serie B). E si fa apprezzare dal responsabile Federico Cherubini, che dalla scorsa estate gli ha affidato maggiori compiti nell’area scouting bianconera. Per lui il match contro lo Zenit sarà chiaramente speciale: un ritorno alle origini, per ricordare il punto di partenza di una strada che è ancora lunga, un momento utile per consolidare ulteriormente le ambizioni future.

INSIEME A MANNA

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L’altro braccio operativo di Cherubini, che si occupa adesso dell’Under 23, è Giovanni Manna, anche lui un giovane direttore in rampa di lancio nella Juve. Di origini cilentane ma trapiantato nel Varesino, classe 1988 (un anno più giovane di Tognozzi) e dal trascorso di livello. Incrocia Gianluca Zambrotta nella primissima esperienza al Forlì, dove si occupa principalmente di marketing, e l’ex azzurro lo consiglia l’estate successiva al Lugano che nel frattempo ha chiamato sulla panchina Zdenek Zeman. Si forma sul campo, svolgendo le mansioni di team manager prima e direttore sportivo dopo: anche grazie al suo lavoro attento il club svizzero cresce nel rendimento e a ventinove anni si ritrova in Europa League.

Anche nel suo caso, i rapporti con la Juve nascono prima sul livello di collaborazione esterna (il suo Lugano fu tra i primi a credere nel progetto Club15 ideato da Cherubini qualche anno fa), poi l’opportunità nell’estate del 2019 al riconoscimento di tanta competenza e prospettiva nel ruolo. Dopo una bella stagione alla guida della Primavera, la promozione in Under 23: da due anni a questa i risultati sono buoni anche in termini di valore aziendale, ciò che fa la differenza in un grande club come la Juve. È uno di campo, molto bravo nel rapporto con il tecnico e con le giuste intuizioni sul mercato. Fa del dialogo la sua arma migliore per dettare le regole ai calciatori, in un lavoro che giornalmente richiede impegno e fatica. Insieme a Tognozzi ha in mano le chiavi del futuro juventino.

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